Caso Gilardi: per il giudice il processo a carico di 5 stranieri per 'circonvenzione di incapace'... s'ha da fare

Carlo Gilardi
Andrà avanti il processo intentato nei confronti di Abdelmalak Rougui, Hichem Horroun, Khalifa Mejbri, Nedal Abushunar, Abdellatif Ben Mustapha Hamrouni: il giudice Giulia Barazzetta ha oggi rigettato l'eccezione avanzata lo scorso giugno dalle difese, disponendo la prosecuzione dell'istruttoria.
Imputati di circonvenzione di incapace ai danni del facoltoso professore di Airuno Carlo Gilardi, ai cinque stranieri viene mosso l'addebito di aver "spillato" negli anni all'ultranovantenne cifre non di poco conto con le scuse più disparate approfittando della sua bontà e prodigalità. In particolare - secondo la tesi della Procura di Lecco - Abdelmalak Rougui, marocchino classe 1982, si sarebbe fatto prestare denaro, mai restituito, per rientrare in Algeria ad assistere la madre malata; Hichem Horroun, algerino classe 1977, sarebbe stato anch'egli beneficiario di somme mai ritornate all'airunese; Khalifa Mejbri, tunisino classe 1982, si sarebbe invece fatto "prestare" 100mila euro in contanti o con bonifico e assegni per beneficenza e per l'acquisto di un'autovettura; Nedal Abushunar, nato in Israele nel 1973, oggi tradotto dal carcere di Bollate, dove è detenuto per altra causa, avrebbe beneficiato in comodato d'uso di un immobile di Airuno senza alcuna corresponsione all'anziano; Abdellatif Ben Mustapha Hamrouni, nato in Tunisia nel 1969, avrebbe ottenuto invece soldi per acquistare medicinali a seguito dell'amputazione di un arto inferiore.
Nella scorsa udienza, con cui si sarebbe dovuto dare il via alla fase istruttoria del procedimento penale, l'avvocato Andrea Artusi del foro di Lecco - legale di tre dei cinque imputati eccetto Abushunar Nedal che è patrocinato dall'avvocato Agnese Cattaneo del foro di Monza e Khalifa Mejbri, difeso di fiducia dall'avvocato Pamela Nodari del foro di Bergamo - ha invocato una sentenza di non luogo a procedere.
Sarebbe infatti ricomparso il fascicolo "contro ignoti", poi archiviato dal Gip, con cui nel 2017 grazie alla denuncia dell'allora amministratrice di sostegno di Gilardi (avvocato Carolina Borghi) erano partite le indagini per i presunti raggiri all'anziano professore. Stando alla tesi difensiva portata all'attenzione del giudice, il faldone archiviato cinque anni fa, sebbene contro ignoti, sostanzialmente avrebbe contenuto già un'identificazione dettagliata degli odierni imputati e quindi ad oggi non si sarebbe potuto procedere contro gli stessi in mancanza di un provvedimento di riapertura delle indagini.
Di tutt'altro avviso la pubblica accusa (in aula nella persona del Vice Procuratore Onorario Mattia Mascaro), che aveva sottolineato come i fatti oggi contestati siano stati anche successivi a quelli oggetto di indagini nel 2017. Anche la parte civile, l'avvocato Elena Barra (costituitasi in qualità di nuova amministratrice di sostegno di Carlo Gilardi) rappresentata dal collega Stefano Pelizzari, si era opposta: la situazione che allora aveva portato il Gip a decidere per l'archiviazione sarebbe stata decisamente meno definita ed antecedente a quella che attualmente costituisce il capo di imputazione.
"Non è configurabile alcuna anomalia" ha dichiarato il giudice Giulia Barazzetta nella propria ordinanza di rigetto, sostenendo che non sia necessario il provvedimento di riapertura delle indagini e che non sia sindacabile l'operato del PM, che si risolverebbe in un giudizio di merito.
"Una motivazione in linea con la giurisprudenza dominante" ha commentato l'avvocato Stefano Pelizzari al termine dell'udienza.
"Valuteremo il ricorso in Cassazione per la singola ordinanza" le prime parole delle difese a seguito del rigetto. "Credevamo nell'istanza e ci continuiamo a credere, ma è la forma che prevale sulla sostanza".
Si torna in aula il 21 novembre, quindi, per l'escussione dei primi testimoni di polizia giudiziaria, poi l'istruttoria proseguirà il 17 gennaio. Il 30 settembre sarà invece la data in cui si conoscerà la decisione della Suprema Corte in merito al "legittimo sospetto" paventato dai difensori dell'ex badante di Gilardi Brahim El Mazoury e delle "Iene" Nina Palmieri e Carlotta Bizzarri, accusati di diffamazione aggravata nei confronti dell'avvocato Elena Barra: il processo, spin off di quello odierno, si farà a Lecco o altrove?
F.F.
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