La Valletta: all'Ultima Luna si parla di mafia con lo spettacolo di Chiara Gambino

“Dopo Arianna Scommegna e Maria Paiato, che hanno dato lustro a questo festival con la loro presenza, questa sera presentiamo lo spettacolo “Nel nome di Maria” di Chiara Gambino, vincitore del concorso Luna Crescente dell’anno scorso”. Con queste parole del direttore artistico Luca Radaelli si è aperta la seconda serata del festival L’Ultima Luna d’Estate. A fianco a lui, sul palco allestito nel meraviglioso chiostro S. Giovanni di Perego, Valentino Scalambra e Anna Maria Perego, rappresentanti dell’Unione dei comuni della Valletta incaricati di portare i saluti istituzionali.


Valentino Scalambra e Anna Maria Perego

“Siamo fermamente convinti che sia giusto mostrare anche il lavoro di compagnie più giovani. Vi invitiamo a partecipare all’edizione di quest’anno del concorso Luna Crescente, che avrà luogo lunedì sera nel cortile del municipio di Viganò” ha concluso Luca Radaelli. Terminata la Messa in corso nella chiesa adiacente, è iniziato lo spettacolo.
“Nel nome di Maria” trae spunto da un fatto di cronaca mafiosa avvenuto a Palermo nel 1982, l’assassinio di Calogero (Lillo) Zucchetto, poliziotto per la Mobile di Palermo. “La stesura di questa drammaturgia mentalmente ha richiesto quasi un decennio. Mi sono imbattuta nella storia di Zucchetto a diciotto anni, guardando una puntata de Il Testimone di Pif. Mi ha tramortita, ha colpito parti della mia anima che non sapevo di avere” ci ha raccontato l’autrice Chiara Gambino dopo lo spettacolo. “Per anni ho cercato di mettere in scena questa vicenda ma non mi sentivo mai all’altezza. Poi è arrivata la pandemia che mi ha costretto all’immobilità. In dieci giorni tutto quello che avevo dentro è uscito”.


Luca Radaelli

Sul palco Margherita, una giovane dei giorni nostri che si ritrova improvvisamente catapultata nel mondo di Maria Lo Bello, futura sposa di Lillo. I due personaggi erano su piani d’ascolto differenti: ogni intervento, domanda, riflessione di Margherita rimaneva infatti senza risposta perché l'altra donna non la vedeva e non la sentiva.
“Inizialmente lo spettacolo era stato concepito come un monologo, ma poi con il tempo si è trasformato. Quando ho deciso di introdurre un nuovo personaggio ho pensato subito ad Alba. Ho riconosciuto in lei non solo la dedizione al lavoro ma il desiderio di andare oltre. È stata fondamentale, un motore propulsore del lavoro che abbiamo compiuto quest’anno e che ci ha portato a definire in modo compiuto la figura di Margherita” ha spiegato ancora Chiara Gambino, che interpreta Maria Lo Bello.


“Credo fermamente nella drammaturgia contemporanea. Quello di interfacciarmi con testi nuovi, parole fresche è per me un desiderio e un’ambizione. Chiara mi ha stimolato ulteriormente mettendomi davanti ad un personaggio che di fatto non esisteva, una figura a cui bisognava dare una tridimensionalità” ha aggiunto Alba Sofia Vella, che interpreta Margherita. “Insieme abbiamo creato la figura di questa donna contemporanea che si trova in una posizione scomoda: ascolta un racconto senza poter intervenire, senza ricevere alcuna risposta”.



Lo spettacolo si è sviluppato così, come un dialogo complesso e difficile tra queste due giovani, in cui si dispiegavano le passioni e i dubbi di una sposa. “Quando è con me io tremo”, “Non avevo paura del futuro perché eravamo in due”, e lo sguardo di Maria era ricolmo di un sentimento genuino e profondo pensando al suo amato. Ogni riferimento al futuro era però denso, pesante: una speranza avvolta nella feroce ombra della mafia, che “mi toglie la bellezza, il sogno, il desiderio”. “Qua a Palermo sono anni che si aspetta che tutto si calmi”, e gli occhi di Maria si incupivano d’improvviso quando pronunciava quel nome: mafia.



Il tema della criminalità organizzata è dunque penetrato lentamente nella performance fino ad esplodere in tutta la sua brutalità. “L’essere mafioso, l’atteggiamento mafioso non si manifesta solo nell’ndrangheta. Il prevaricare, il sottomettere gli altri con la forza è qualcosa che avviene di continuo, in tutti i campi, in tutti i mestieri, in tutte le relazioni interpersonali. Come dice Cesar Brie, la verità non è quello che si vede ma quello che c’è dietro quello che si vede” ha spiegato Chiara Gambino.
Una pièce intensa e genuina, che gli spettatori hanno potuto ammirare anche grazie alla lungimiranza della direzione artistica dell’Ultima Luna d’Estate. “Quella che ci ha offerto l’organizzazione di questo festival è un’opportunità veramente importante per noi. Non solo ci hanno fornito una base economica, che ci ha permesso di lavorare in modo più sereno, ma ci hanno consentito di entrare in contatto con altri professionisti, altri testi. Poter beneficiare di questo scambio di idee è fondamentale” ha sottolineato Alba Sofia Vella. “Con gentilezza ed educazione ci hanno fatto entrare in una comunità. Abbiamo avuto la possibilità di mostrare la nostra visione di teatro a persone esperte e ad appassionati. Sono stati momenti di gioia pura” ha concluso Chiara Gambino.
Andrea Besati
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