Lomagna: la lezione sulla libertà di Vito Mancuso inaugura la nuova edizione de L'Ultima Luna d'Estate

Libertà. Uno tra i concetti più alti della lingua italiana. Una parola che, soprattutto in tempi difficili, è sventolata come vessillo ma senza comprenderne realmente il significato. Anche per questo, la lezione "Libertà o Necessità" con cui Vito Mancuso ha inaugurato la venticinquesima edizione del festival L'Ultima Luna d'Estate è stata illuminante. La cornice era quella del parco verde di Lomagna, riempitosi di spettatori desiderosi di assistere alla lezione dello stimato filosofo e teologo e poi allo spettacolo di Arianna Scommegna.

Vito Mancuso

"Vi ringraziamo per essere venuti così numerosi. Ogni anno è un miracolo che si avvera" ha spiegato Luca Radaelli di Teatro Invito, direttore artistico del festival, aprendo lo spazio dedicato ai saluti istituzionali. "Dietro a tutte le serate a cui assisteremo c'è l'impegno di tante persone e a loro esprimiamo tutta la nostra sincera gratitudine. Ci consentono di accogliere intellettuali e artisti e di nutrici del loro pensiero che ci aiuta ad essere più consapevoli, più uomini" ha sottolineato Elena Gandolfi, assessore alla cultura del comune di Lomagna.

Luca Radaelli, direttore artistico del festival

"I comuni che hanno finanziato la manifestazione fanno una scelta, quella di destinare parte dei loro fondi alla cultura. È una cosa poco consueta, un atto di resistenza. Poi bisogna decidere a chi darli. Qui nasce una collaborazione che ormai va avanti da 25 anni. Anche questo non è banale" ha evidenziato Marta Comi, vicepresidente del Consorzio Brianteo Villa Greppi. "Ringraziamo di cuore tutti gli amministratori pubblici. Non solo mettono un contributo in denaro ma partecipano anche di persona, tanto che con il passare del tempo alcuni sono diventanti spettatori avveduti" ha ricordato Luca Radaelli. "È fondamentale il contributo dei privati, i quali mettono a disposizione le loro case, ville e giardini. È indispensabile il contributo del ministero, un po' meno quello della regione che ha emesso il bando adesso per il 2022. Entro la fine di settembre dovremmo in teoria presentare il preventivo di questo festival".

Da sinistra Marta Comi (Consorzio Villa Greppi) e Elena Gandolfi, assessore a Lomagna

Del resto, ognuno compie le sue scelte liberamente. Oppure no? Terminato il breve intervento di Elena Scolari, in cui la responsabile organizzativa dell'Ultima Luna ha fornito alcune indicazioni di servizio, è toccato a Vito Mancuso indagare un tema così ampio e scomodo come la libertà. "Uno dei compiti del pensiero, soprattutto in questi tempi difficili, è quello di portare chiarezza" ha esordito il teologo e filosofo. Con pacatezza e sincera convinzione, Vito Mancuso ha quindi preso per mano gli spettatori e li ha guidati alla comprensione di un termine nato secoli fa. "Il concetto di libertà in Occidente nasce nel 472 a.C. quando Eschilo scrive l'opera I Persiani. Hannah Arendt in "La vita della mente" sostiene che il concetto di libertà in greco rimanda al poter andare in giro liberamente. È libero uno che può liberamente camminare" ha raccontato l'editorialista del quotidiano La Stampa per poi aggiungere "Tutte le volte che vedete un libro di Hannah Arendt comprate, leggete, sottolineate, studiate. Ne trarrete luce durevole per la vostra esistenza". La lezione si è sviluppata densa e potente tra parole in latino, riferimenti ad Einstein a Schopenhauer e a Kant. "Io credo che la decadenza della nostra civiltà sia iniziata quando abbiamo perso il neutro. La ricchezza del linguaggio denota la ricchezza della mente che lo produce" ha sottolineato il dottor Mancuso.

Alla fine, dopo più di un'ora di lezione in un silenzio rotto solo dal vento, ecco la definizione di libertà. "Io credo che la libertà sia un processo, una scala. Innanzitutto, libertà da. L'uomo inizia ad essere libero quando la sua mente comprende di essere prigioniera. Del proprio carattere, della propria condizione. Successivamente libertà di, il libero arbitrio. Solo quando uno diventa consapevole della sua condizione di prigioniero inizia a scegliere in modo davvero libero" ha spiegato Vito Mancuso. "Il terzo momento è la libertà per. La libertà si compie come dedizione, come amore. La vita di una persona si consacra nella relazione. Non per forza con un altro individuo. Ci si può dedicare all'arte, alla politica, alla scienza. Anche quando ci si accorge di essere divenuti schiavi di una relazione e, se si riesce, ci si libera, che cosa si fa se non cercare altri legami?". L'attenzione degli spettatori è totale. "Infine, il quarto momento, ovvero libertà con. La persona libera vuole liberare le persone, vuole che siano autentiche, che le dicano di no se necessario. La libertà diventa un fatto sociale" ha concluso il filosofo. Il professor Mancuso, sospirando, ha quindi aggiunto:" il cardinale Carlo Maria Martini era una persona così. Una persona libera e autentica".

Elena Scolari di Teatro Invito

La tensione emotiva si è sciolta in un grande applauso. Ma non è finita. "Come possiamo educarci alla scaletta di cui lei ci ha parlato?" hanno chiesto dal pubblico. "L'educazione è una forma di libertà, un atto di resistenza. Ci educhiamo a tutto questo credendo in noi stessi e prendendo sul serio la nostra nobiltà originaria, a prescindere che la si chiami anima, spirito, ego, coscienza. È la cosa più preziosa che c'è e credo che il compito della vita sia custodirla e nutrirla. La coscienza si nutre di bellezza. La bellezza della natura, della musica, dell'arte, dei rapporti autentici".
Grazie al professor Vito Mancuso ieri sera è stato possibile immergersi nella bellezza della conoscenza.
Andrea Besati
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