Italcementi: 'L’area intorno all’impianto è tra le più inquinate d’Italia' ma si vogliono bruciare rifiuti quattro volte superiori a quelli trattati oggi
Che fine ha fatto lo studio prodotto dal servizio epidemiologico di ATS Bergamo, relativo a “Analisi dello stato di salute della cittadinanza del comune di Calusco d’Adda: mortalità, incidenza di patologie tumorali e ricoveri” e perché è collegato alla vicenda Italcementi-Heidelberg.
Facciamo un po’ di chiarezza.
Il 5 agosto u.s. si è tenuto l’ultimo atto (non definitivo) di un lungo percorso avviato nel 2015 dalla Provincia di Bergamo contestualmente alla richiesta della società Italcementi - Heidelberg, che ha uno dei suoi più importanti siti produttivi nel comune di Calusco d’Adda, di quadruplicare l’uso dei rifiuti nel suo ciclo produttivo.
Com’è noto la normativa assegna al cementificio il ‘primato’ di industria insalubre di prima classe, cui fanno parte tutte “Le manifatture o fabbriche che producono vapori, gas o altre esalazioni insalubri o che possono riuscire in altro modo pericolose alla salute degli abitanti.
La prima classe, così recita ancora la normativa, comprende le “attività che devono essere isolate nelle campagne e tenute lontane dalle abitazioni”.
Ebbene il 5 agosto, all’esito dei lavori della Conferenza dei Servizi istruttoria per l’espressione del giudizio di compatibilità ambientale, la provincia di Bergamo (sentito il parere favorevole di ATS Bergamo e Monza Brianza, di ARPA e del – solo - , tra i diversi comuni presenti – Comune di Calusco d’Adda) ritiene conclusa la fase istruttoria esprimendo un giudizio di compatibilità ambientale positivo sul progetto presentato da Italcementi.
La decisione della Provincia ci lascia sorpresi e indignati poiché non tiene in minimo conto il parere negativo espresso da 7 comuni, dalla provincia di Lecco e la nostra stessa opposizione condivisa da 10.000 cittadini! Per quanto la legislazione riconosca e favorisca la partecipazione dei cittadini a decisioni su questioni di interesse pubblico è evidente che alla loro opinione, per quanto documentata, viene attribuita ben poca importanza con buona pace della democrazia partecipata vessillo di tante forze politiche..
Dal punto di vista amministrativo sappiamo che la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) - quella conclusa con la Conferenza dei Servizi - e di AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) sono unificate, anche se gli atti sono distinti e in successione tra loro, e non ci sfugge, tuttavia, che il parere espresso dalla Provincia di Bergamo peserà significativamente anche sulla seconda parte di questa procedura.
In questi anni i rilievi e il dissenso mossi dagli scriventi comitati (sempre motivati e con le indicazioni delle condizioni per il loro superamento) sono stati espliciti e argomentati con chiarezza (si rimanda ai precedenti comunicati stampa apparsi su questa testata). La novità sostanziale, che, dal punto di vista delle consapevolezze ci sembra importante rilevare oggi - rispetto ad una lunga fase che ci ha visti ‘isolati’ con le nostre rivendicazioni - è senz’altro rappresentata dai cinque comuni (Solza, Imbersago, Robbiate, Paderno d’Adda, Verderio) che, con autonomi documenti, hanno esplicitamente comunicato, forti anche del supporto di importanti scienziati esperti della materia, le loro criticità e la loro contrarietà al progetto, ove, così anche per i Comitati, non fossero stati accolti i rilievi e fatte le necessarie integrazioni a quanto era stato prodotto dalla ditta in materia di studio di impatto sulla salute dell’attività del cementificio.
Occorre ribadirlo: lo studio presentato dalla ditta NON COSTITUISCE UNO STUDIO EPIDEMIOLOGICO (“Caso-Controllo o Coorte, come chiediamo da sette anni!) in quanto NON PERMETTE di associare gli eventi sanitari georeferenziati con le corrette mappe di ricaduta degli inquinanti prodotti dall’impianto. In sostanza lo studio non consente di avere dati certi sulla frequenza degli eventi sanitari considerati tra le zone a differente ricaduta (alta, media e bassa esposizione), cosa resa possibile, invece, dalla modellistica applicata finora negli studi fatti su tutti gli inceneritori lombardi, tra i quali, vogliamo ricordare, vi è quello di Filago il cui studio epidemiologico è stato fatto proprio dalla stessa ATS di Bergamo che ora ha validato lo studio in commento.
Ciò nonostante la Provincia di Bergamo ha rilasciato parere favorevole alla richiesta presentata dalla Ditta, senza che sia stato possibile conoscere qual è lo stato di salute della popolazione ‘ante-operam’, vale a dire prima di sapere quali saranno gli effetti (post-operam) conseguenti al rilascio dell’autorizzazione (utilizzo di 110.000t/anno di combustibili solidi secondari). Osserviamo altresì che la mancanza di dati ‘ante-operam’ renderà pressoché inutilizzabili i dati del previsto monitoraggio (post-operam), i cui risultati, va detto per inciso, se verranno ottenuti dalla modellistica usata sin qui, saranno solo altro ‘fumo’ gettato negli occhi dei cittadini in quanto assolutamente inadeguati a chiarire ogni possibile correlazione tra i tassi di morbilità e mortalità dei residenti e l’inquinamento prodotto dall’impianto.
Ma siamo davvero sicuri che già oggi i cittadini sulle cui teste staziona, senza sosta (considerata la particolarità del territorio e i venti sempre molto deboli) una terrificante nube di inquinanti, non siano già vittime (e non solo in senso metaforico) di questa drammatica situazione ambientale?
Si direbbe che le nostre preoccupazioni siano più che fondate in considerazione di un’indagine condotta nel 2012 da ATS Bergamo, ambito Isola Bergamasca, redatto dal Dipartimento Prevenzione Medico, prevenzione controllo e promozione della salute, dalla quale emergeva che i dati sulla morbilità e mortalità dei residenti, per alcune patologie (specie quelle correlate a inquinamento atmosferico) erano più alti della media provinciale la quale si collocava sopra la media regionale la quale è a sua volta più alta della media nazionale! (la nostra è la regione più inquinata d’Italia, in Lombardia non sappiamo più cosa bruciare negli inceneritori e qui si propone di attrarre ulteriori rifiuti da trattare in loco e poi bruciare nel cementificio).
A quell’indagine ne seguì un’altra (della cui esistenza abbiamo saputo leggendo lo studio della Ditta), condotta da ATS BG nel 2015, denominata: “Analisi dello stato di salute della cittadinanza del comune di Calusco d’Adda: mortalità, incidenza di patologie tumorali. Ricoveri”.
A quale conclusioni è giunta quell’indagine? Perché non abbiamo mai avuto riscontro da ATS alla nostra richiesta - 20 luglio u.s. - di conoscerne i contenuti (l’indagine è tuttora irreperibile sul sito ATS).
I contenuti di quell’indagine sono o non sono di pubblico interesse e quale rapporto c’è tra quell’indagine e la pratica discussa in Conferenza dei Servizi?
Inoltre, perché la Provincia di Bergamo, alla quale abbiamo fatto presente l’assenza di risposta da parte di ATS, non ha ordinato al suo Ente, responsabile della sanità pubblica del territorio, di rendere noto quel documento?
Eppure sembrerebbe che, ancora una volta, i dati raccolti in autonomia da ATS BG qualche motivo di preoccupazione l’avessero suscitato (erano senz’altro noti agli autori dello studio della Ditta i quali, nel primo documento consegnato alla Provincia, nel maggio del 2021, asserivano con un moto di franchezza, che la zona prospiciente lo stabilimento di Italcementi “è una delle più inquinate del territorio italiano”); né sfuggirono alla Provincia di Bergamo, che, non a caso, nel 2016 scriveva alla Ditta: “Evidenziata, tuttavia, la presenza di alcune criticità sanitarie presenti nell’Isola Bergamasca (Distretto) e del Comune di Calusco (come da Relazione del Servizio Epidemiologico di ATS del 1.7.2016 allegata al parere di ATS), chiede che prima dell’inizio dell’attività prevista dal progetto oggetto di Valutazione di Impatto Ambientale venga utilizzato anche l’approccio Epidemiologico secondo le Linee Guida della Regione Lombardia approvate con dgr 1266 del 24.01.2014 e successiva revisione ed aggiornamento”.
Tra tante incongruenze e mancanza di dati si apre ora una nuova fase in ambito regionale (ove approderà la V.I.A. deliberata nella conferenza dei servizi del 5 agosto), ma, proprio per quanto sin qui detto, riteniamo che vi siano tutte le ragioni per proseguire la nostra azione in rappresentanza dei tanti cittadini che condividono le nostre stesse preoccupazioni; auspichiamo altresì di poter trovare momenti di confronto e azione comuni con i Sindaci dei paesi che in questi mesi hanno ben rappresentato l’interesse primario - vale a dire la Salute – delle popolazioni che amministrano.
Facciamo un po’ di chiarezza.
Il 5 agosto u.s. si è tenuto l’ultimo atto (non definitivo) di un lungo percorso avviato nel 2015 dalla Provincia di Bergamo contestualmente alla richiesta della società Italcementi - Heidelberg, che ha uno dei suoi più importanti siti produttivi nel comune di Calusco d’Adda, di quadruplicare l’uso dei rifiuti nel suo ciclo produttivo.
Com’è noto la normativa assegna al cementificio il ‘primato’ di industria insalubre di prima classe, cui fanno parte tutte “Le manifatture o fabbriche che producono vapori, gas o altre esalazioni insalubri o che possono riuscire in altro modo pericolose alla salute degli abitanti.
La prima classe, così recita ancora la normativa, comprende le “attività che devono essere isolate nelle campagne e tenute lontane dalle abitazioni”.
Ebbene il 5 agosto, all’esito dei lavori della Conferenza dei Servizi istruttoria per l’espressione del giudizio di compatibilità ambientale, la provincia di Bergamo (sentito il parere favorevole di ATS Bergamo e Monza Brianza, di ARPA e del – solo - , tra i diversi comuni presenti – Comune di Calusco d’Adda) ritiene conclusa la fase istruttoria esprimendo un giudizio di compatibilità ambientale positivo sul progetto presentato da Italcementi.
La decisione della Provincia ci lascia sorpresi e indignati poiché non tiene in minimo conto il parere negativo espresso da 7 comuni, dalla provincia di Lecco e la nostra stessa opposizione condivisa da 10.000 cittadini! Per quanto la legislazione riconosca e favorisca la partecipazione dei cittadini a decisioni su questioni di interesse pubblico è evidente che alla loro opinione, per quanto documentata, viene attribuita ben poca importanza con buona pace della democrazia partecipata vessillo di tante forze politiche..
Dal punto di vista amministrativo sappiamo che la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) - quella conclusa con la Conferenza dei Servizi - e di AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) sono unificate, anche se gli atti sono distinti e in successione tra loro, e non ci sfugge, tuttavia, che il parere espresso dalla Provincia di Bergamo peserà significativamente anche sulla seconda parte di questa procedura.
In questi anni i rilievi e il dissenso mossi dagli scriventi comitati (sempre motivati e con le indicazioni delle condizioni per il loro superamento) sono stati espliciti e argomentati con chiarezza (si rimanda ai precedenti comunicati stampa apparsi su questa testata). La novità sostanziale, che, dal punto di vista delle consapevolezze ci sembra importante rilevare oggi - rispetto ad una lunga fase che ci ha visti ‘isolati’ con le nostre rivendicazioni - è senz’altro rappresentata dai cinque comuni (Solza, Imbersago, Robbiate, Paderno d’Adda, Verderio) che, con autonomi documenti, hanno esplicitamente comunicato, forti anche del supporto di importanti scienziati esperti della materia, le loro criticità e la loro contrarietà al progetto, ove, così anche per i Comitati, non fossero stati accolti i rilievi e fatte le necessarie integrazioni a quanto era stato prodotto dalla ditta in materia di studio di impatto sulla salute dell’attività del cementificio.
Occorre ribadirlo: lo studio presentato dalla ditta NON COSTITUISCE UNO STUDIO EPIDEMIOLOGICO (“Caso-Controllo o Coorte, come chiediamo da sette anni!) in quanto NON PERMETTE di associare gli eventi sanitari georeferenziati con le corrette mappe di ricaduta degli inquinanti prodotti dall’impianto. In sostanza lo studio non consente di avere dati certi sulla frequenza degli eventi sanitari considerati tra le zone a differente ricaduta (alta, media e bassa esposizione), cosa resa possibile, invece, dalla modellistica applicata finora negli studi fatti su tutti gli inceneritori lombardi, tra i quali, vogliamo ricordare, vi è quello di Filago il cui studio epidemiologico è stato fatto proprio dalla stessa ATS di Bergamo che ora ha validato lo studio in commento.
Ciò nonostante la Provincia di Bergamo ha rilasciato parere favorevole alla richiesta presentata dalla Ditta, senza che sia stato possibile conoscere qual è lo stato di salute della popolazione ‘ante-operam’, vale a dire prima di sapere quali saranno gli effetti (post-operam) conseguenti al rilascio dell’autorizzazione (utilizzo di 110.000t/anno di combustibili solidi secondari). Osserviamo altresì che la mancanza di dati ‘ante-operam’ renderà pressoché inutilizzabili i dati del previsto monitoraggio (post-operam), i cui risultati, va detto per inciso, se verranno ottenuti dalla modellistica usata sin qui, saranno solo altro ‘fumo’ gettato negli occhi dei cittadini in quanto assolutamente inadeguati a chiarire ogni possibile correlazione tra i tassi di morbilità e mortalità dei residenti e l’inquinamento prodotto dall’impianto.
Ma siamo davvero sicuri che già oggi i cittadini sulle cui teste staziona, senza sosta (considerata la particolarità del territorio e i venti sempre molto deboli) una terrificante nube di inquinanti, non siano già vittime (e non solo in senso metaforico) di questa drammatica situazione ambientale?
Si direbbe che le nostre preoccupazioni siano più che fondate in considerazione di un’indagine condotta nel 2012 da ATS Bergamo, ambito Isola Bergamasca, redatto dal Dipartimento Prevenzione Medico, prevenzione controllo e promozione della salute, dalla quale emergeva che i dati sulla morbilità e mortalità dei residenti, per alcune patologie (specie quelle correlate a inquinamento atmosferico) erano più alti della media provinciale la quale si collocava sopra la media regionale la quale è a sua volta più alta della media nazionale! (la nostra è la regione più inquinata d’Italia, in Lombardia non sappiamo più cosa bruciare negli inceneritori e qui si propone di attrarre ulteriori rifiuti da trattare in loco e poi bruciare nel cementificio).
A quell’indagine ne seguì un’altra (della cui esistenza abbiamo saputo leggendo lo studio della Ditta), condotta da ATS BG nel 2015, denominata: “Analisi dello stato di salute della cittadinanza del comune di Calusco d’Adda: mortalità, incidenza di patologie tumorali. Ricoveri”.
A quale conclusioni è giunta quell’indagine? Perché non abbiamo mai avuto riscontro da ATS alla nostra richiesta - 20 luglio u.s. - di conoscerne i contenuti (l’indagine è tuttora irreperibile sul sito ATS).
I contenuti di quell’indagine sono o non sono di pubblico interesse e quale rapporto c’è tra quell’indagine e la pratica discussa in Conferenza dei Servizi?
Inoltre, perché la Provincia di Bergamo, alla quale abbiamo fatto presente l’assenza di risposta da parte di ATS, non ha ordinato al suo Ente, responsabile della sanità pubblica del territorio, di rendere noto quel documento?
Eppure sembrerebbe che, ancora una volta, i dati raccolti in autonomia da ATS BG qualche motivo di preoccupazione l’avessero suscitato (erano senz’altro noti agli autori dello studio della Ditta i quali, nel primo documento consegnato alla Provincia, nel maggio del 2021, asserivano con un moto di franchezza, che la zona prospiciente lo stabilimento di Italcementi “è una delle più inquinate del territorio italiano”); né sfuggirono alla Provincia di Bergamo, che, non a caso, nel 2016 scriveva alla Ditta: “Evidenziata, tuttavia, la presenza di alcune criticità sanitarie presenti nell’Isola Bergamasca (Distretto) e del Comune di Calusco (come da Relazione del Servizio Epidemiologico di ATS del 1.7.2016 allegata al parere di ATS), chiede che prima dell’inizio dell’attività prevista dal progetto oggetto di Valutazione di Impatto Ambientale venga utilizzato anche l’approccio Epidemiologico secondo le Linee Guida della Regione Lombardia approvate con dgr 1266 del 24.01.2014 e successiva revisione ed aggiornamento”.
Tra tante incongruenze e mancanza di dati si apre ora una nuova fase in ambito regionale (ove approderà la V.I.A. deliberata nella conferenza dei servizi del 5 agosto), ma, proprio per quanto sin qui detto, riteniamo che vi siano tutte le ragioni per proseguire la nostra azione in rappresentanza dei tanti cittadini che condividono le nostre stesse preoccupazioni; auspichiamo altresì di poter trovare momenti di confronto e azione comuni con i Sindaci dei paesi che in questi mesi hanno ben rappresentato l’interesse primario - vale a dire la Salute – delle popolazioni che amministrano.
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