Il dottor Gregorio Del Boca ha depositato il preavviso di tre mesi, lascerà il Mandic il 31 ottobre, dopo anni di  pressioni. ''Ma da qui donne e bambini sono tutti tornati a casa sani''


Il dottor Gregorio Del Boca

"Senza etica e senza umanità non si gestisce la salute".  E' solo uno dei principi che hanno guidato il lavoro quarantennale del dottor Gregorio Del Boca, colonna del San Leopoldo Mandic, primario di Ostetricia Ginecologia. Ne fa fede un arretrato sterminato di ferie mai godute, di riposi saltati per sopperire alla scarsità di personale e rispondere alle emergenze; lo testimonia l'ambulatorio curato dalla dottoressa Anna Biffi, braccio destro di Del Boca, anche lei con un arretrato tra ferie e riposi da far paura. Ed è proprio questa, la paura, dei regolamenti, delle norme, delle complicazioni burocratiche che stanno trasformando la cura del malato in una prassi contabile. E' questo sistema che tradisce e rinnega il valore del buon medico di famiglia, quello che correva anche di notte. Aggredito da anni per l'alto numero di cesarei - "ma dal nostro reparto donne e bambini sono tornati tutti a casa sani", dice - per la presenza costante in reparto, quasi fosse una colpa non un merito - Caltagirone a queste accuse replicò, io a Gregorio e Anna darei una medaglia al valore - schiacciato da un sistema leccocentrico che da molti anni mira a far chiudere il punto nascite di Merate per massimizzare i parti al Manzoni, stanco di combattere, avendo contro la direttrice medica di presidio Valentina Bettamio in Maullu, e senza l'appoggio del territorio - i sindaci a partire da quello di Merate sono incapaci di sviluppare una forte azione di resistenza - Gregorio Del Boca ha consegnato la lettera di preavviso: 3 mesi poi al 31 ottobre lascerà l'ospedale di Merate. E' facile intuire il tripudio - finalmente ce l'abbiamo fatta - della Direzione strategica e di quanti a Lecco, a partire dall'ex direttore del Materno infantile Rinaldo Zanini hanno fatto di tutto per massacrare il reparto per renderlo docile e ossequioso agli schemi protocollari di Lecco.
L'ospedale di Merate, perdendo Gregorio Del Boca, perde la pedina più importante  ancora in servizio. Uno della vecchia guardia, di quelli che badano meno alle statistiche e assai più alle donne e ai nascituri.

C'è un esercito, soprattutto di donne extracomunitarie che nell'ambulatorio di Anna Biffi ha trovato calore, affetto, comprensione, cure, assistenza continua. "Ormai parla arabo", commenta con tristezza Del Boca.
Abbiamo sostenuto e difeso per molti anni come giornale il reparto e i suoi operatori, a partire proprio da Del Boca e Biffi. Nonostante l'imbecille di turno che scrive i bambini nasceranno anche senza Del Boca. Dimostrando così di non capire nulla del problema vero. Dell'obiettivo sottostante, quello cioè di far chiudere definitivamente il punto nascite di Merate, lasciando solo piccola chirurgia ginecologica.
Ormai tornare indietro è difficile. Ed anzi è possibile che prima o poi anche la dottoressa Biffi se ne andrà. Ma se a qualche sindaco resta un barlume di affetto per l'ospedale e un minimo di intelligenza politica che scavalchi l'appartenenza, beh esca allo scoperto e chieda conto alla Direzione generale.

La quale, come abbiamo qui ricordato molte volte, non deve dimenticare che il Mandic, a differenza del Manzoni, è dei meratesi, non della Regione. Sono i meratesi che l'hanno aperto, che l'hanno attrezzato che l'hanno finanziato con lasciti testamentari e donazioni. E, speriamo, non accetteranno supinamente, i meratesi, di vedere estranei calpestare ciò che è stato realizzato in oltre 150 anni. Noi non ci stiamo. Il giornale è a disposizione di chi vuole combattere per la difesa del Mandic.
Claudio Brambilla
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