Medici di base senza tamponi e a Monza il ritiro dei vaccini. Tanta burocrazia e pochi ricambi. E la Casa salute è una casa vuota

Era il 7 luglio scorso quando il dottor Gianfranco Vicendone - medico di base a Brivio - faceva richiesta ad ATS di una nuova fornitura di tamponi rapidi, poiché la scorta a disposizione in ambulatorio stava ultimando. Quella sera stessa il dottor Vicendone è andato in paese e ha preso parte alla cerimonia di intitolazione del nuovo "largo dottor Ivan Giuseppe Mauri", suo amico e collega morto a causa del Covid nel marzo del 2020.


A fare notizia non è certo questa coincidenza, bensì il fatto che il dottor Vicendone a distanza di 20 giorni non ha ancora ricevuto una risposta alla sua richiesta, e come lui anche i suoi colleghi. Due anni sono passati ed è evidente che non sono bastati per far maturare l'esperienza necessaria. Durante la pandemia infatti il dottor Vicendone, così come i suoi colleghi che operano tra i comuni di Brivio, Airuno e Olgiate Molgora, si era ritrovato a dover insistere per ottenere i presidi medici per poter lavorare in sicurezza. Ora la pandemia è stata gestita e la situazione è migliorata, ma i contagi non accennano a diminuire e per un medico è importante poter constatare se un proprio paziente è o non è positivo al Covid-19.

 

Il dottor Gianfranco Vicendone


"Attualmente ho due possibilità - ha spiegato il dottor Vicendone - o chiedo ai miei pazienti di farsi fare un tampone in farmacia e riferirmi l'esito, oppure devo acquistarli io stesso e poi farli pagare ai pazienti". Il perché Ats non risponda al medico non è chiaro, ma certo è intuibile da chiunque il risparmio economico che deriva dal non mandare tamponi, soprattutto se si considera che (oltre al costo del kit) a ogni medico che effettua un tampone viene riconosciuta una piccola cifra per la prestazione.


Questo problema, sollevato dal dottor Vicendone ma riscontrato anche dai suoi colleghi, i dottori Mantica, Messina, Vercelloni e Redaelli, si inserisce in una situazione generale di lento declino per i medici di medicina generale, quegli stessi medici che due anni fa nel pieno della pandemia erano considerati degli eroi. A parlare chiaro sono i dati dell'annuario della sanità: negli ultimi 10 anni l'Italia ha perso 4.171 medici di base su 41.607, di cui 728 solo dal 2019 al 2020. "È un lento processo di smantellamento della sanità pubblica, - commenta il gruppo di medici di Olgiate. - Siamo sempre meno e il lavoro sempre di più". In media, infatti, ogni giorno un medico oltre a visitare i pazienti e rispondere alle telefonate, ha anche il compito di gestire l'inserimento di circa una cinquantina di pratiche burocratiche derivate dal lavoro: ricette, prescrizioni, esami etc,. "Se un giovane medico viene catapultato in questo sistema è chiaro che all'inizio rischia di spaventarsi. Non ci sorprendiamo poi se quando un medico va in pensione si fa fatica a sostituirlo".


E a proposito di pensionamenti, ad agosto andrà a riposo il dottor Umberto Motta di Santa Maria Hoé ("un caro collega e un riferimento tra i medici del territorio" - l'hanno definito i colleghi) e entro fine anno anche il dottore Enrico Messina. Se e da chi verranno sostituiti al momento non è noto. Oltre a loro è andato in pensione anche il dottor Valter Valsecchi, referente della medicina di base territoriale per conto di Ats Brianza, e da allora i medici di base di Brivio, Olgiate e Airuno non hanno più un interlocutore preciso a cui rivolgersi per supporto.


"È una situazione che sta andando alla deriva - ha sottolineato i medici. - Noi abbiamo il dovere ma anche il diritto di poter svolgere il nostro lavoro come si deve. E abbiamo anche il diritto di essere ascoltati nelle nostre richieste. Vogliamo poter continuare a curare i nostri pazienti come si deve."
In generale, quello che i medici stanno registrando è un lento "abbandono" su diversi fronti, non solo relativo alle richieste non ascoltate, ma anche a una mancanza di quel che si definisce "venire incontro": "Noi medici ora possiamo somministrare a domicilio la quarta dose ai pazienti fragili, ma farlo è un impresa. Quando dovevamo somministrare la prima dose booster ci era stato chiesto di andare a ritirare i vaccini a Lecco e poi iniettarli entro tre ore. Ora per la quarta dose ci è stato chiesto di andare a ritirarli a Monza, capisce bene che risulta più impegnativo..."


Se siano solo motivi economici alla base di questo stato di abbandono non è chiaro, certo è però che i fondi PNRR non sono mancati e la Casa della Comunità di Olgiate Molgora - quella che il dottor Vicendone definisce una "cattedrale nel deserto vuota di servizi" - è stata realizzata investendo parecchio.


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Edoardo Mazzilli
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