Ora la misura è colma si prepara l’uscita dalla Riserva Naturale

IL COMMENTO

Da una parte chi lavora per il bene comune, dall'altra chi ostacola nel nome di un ambientalismo radicale secondo cui la natura deve fare il suo corso. Che significa, senza interventi, nel giro di cinquant'anni gran parte del lago sarà inghiottito dalla terra e dalla vegetazione che già ne occupa almeno un terzo.

Così in questo contrasto tra l'assessorato al territorio e ecologia guidato da Fabio Tamandi e il fantomatico Comitato civico rappresentato da Elena Calogero di cui non sono noti gli altri componenti, a rimetterci è la città nel suo insieme.

A San Rocco Protezione civile, pescatori e volontari sono impegnati a salvare i pesci visto che l'acqua sta scomparendo. Per favorire la cattura e il successivo trasporto al lago di Sartirana o nel fiume Adda, a seconda della specie, è necessario asportare le piante acquatiche che da anni ne infestano la superficie. Si badi bene: stiamo parlando di uno stagno artificiale, fuori dai confini della Riserva Naturale del Lago di Sartirana e di specie vegetale non autoctona che qualche squilibrato ha gettato nello stagno pur sapendo quanto si sarebbe sviluppata fino a togliere persino la luce alla fauna ittica. Secondo l'esperto Paolo Vitali - direttore della Riserva per moltissimi anni - si tratta di Jussiaea grandiflora, pianta che appartiene alla famiglia delle Onagracee originaria degli Stati Uniti orientali e California.

Ebbene quando era tutto pronto per iniziare l'asportazione, su precisa richiesta di Elena Calogero - e non è chiaro come ciò possa accadere con tanta rapidità - la Regione ha intimato l'alt chiedendo parecchi documenti prima di concedere il via.

Infuriato l'assessore provinciale Stefano Simonetti, abbacchiato Fabio Tamandi: stiamo lavorando per salvare la fauna ittica - spiega - invece dobbiamo soprassedere e produrre carta su carta. Con lo stagno che ormai è quasi prosciugato il tempo è determinate per tentare almeno di salvare i pesci.

Ora, è evidente che questo radicalismo peraltro rappresentato da tre o quattro persone con ottimi agganci in Regione non può continuare a condizionare i piani operativi dell'Ente locale e dei servizi pubblici come la Protezione Civile. Già si sta sopportando la chiusura della fascia a nord del sentiero attorno al lago e Dio sa in giornate così torride di quanta frescura avrebbe beneficiato chi non si può permettere -al contrario probabilmente della Calogero - una vacanza in montagna e al mare.

Che adesso occorra documentare l'asportazione di piante infestanti è davvero troppo. La misura è colma.

Non resta che riprendere il suggerimento mai del tutto accantonato di uscire dai vincoli regionali dovuti alla creazione della Riserva e del Sito di Interesse Comunitario e riportare l'intera sovranità dell'area sotto l'Amministrazione comunale. A furia di tirare la corda questo sarà il risultato. E un robusto Comitato per la raccolta firme è già pronto a settembre ad allestire banchetti volanti in tutta la città.

C. B.
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