Mandic: delicato intervento di Microchirurgia su un bambino albanese di 3 anni condotto con successo dall’équipe di ORL
Ha dovuto patire due anni di sofferenze, con un dolore fisico che per un bambino non dovrebbe essere nemmeno da contemplare sulla carta. Assieme a mamma e papà dal primo giorno dell'insorgere dei problemi ha sperato che qualcosa potesse cambiare e volgere e al meglio e poi, per quelle congiunzioni astrali o per la provvidenza se uno ha Fede, sulla sua strada si sono incrociati diversi cammini. E in pochi giorni è tornato a stare bene.
La famiglia all'arrivo all'aeroporto di Bergamo
E' la storia di Ergys, tre anni, bambino albanese che la scorsa settimana è stato sottoposto a un intervento di microchirurgia alla testa da parte dell'équipe della struttura di i Otorinolaringoiatria diretta dalla dottoressa Maddalena Satta, presso il presidio San Leopoldo Mandic. Un'operazione importante ma indispensabile per eradicare la fistola che, se ramificata, avrebbe potuto compromettere la mimica facciale del bambino. A portare il piccolo fino a Merate hanno contribuito diversi fattori, tutti combinatisi alla perfezione.
La richiesta di aiuto per Ergys è partita da padre Antonio Leuci, sacerdote che da oltre vent'anni opera in Albania. Venuto a conoscenza del dramma che stava vivendo la famiglia per le condizioni di salute del bimbo, si è messo in contatto con Hesperia Bimbi associazione umanitaria di Modena presieduta dal dottor Paolo Pisani (ne avevamo già parlato in questo articolo CLICCA QUI) e di cui fa parte il cernuschese Maurizio Biella, che si occupa di curare gratuitamente bambini negli angoli poveri e disperati della Terra. Il fattore comune meratese ha fatto sì che venisse coinvolto l'ospedale san Leopoldo Mandic, tramite la responsabile infermieristica del presidio Cinzia Dadda, e l'équipe della dottoressa Satta che subito si è messa a disposizione per studiare il caso e prenderlo in carico.
Il piccolo con il papà prima di entrare in sala operatoria e al termine dell'intervento
"Ergys è giunto alla nostra osservazione dopo un grave episodio infettivo legato ad una cisti, suppurata preauricolare che presentava frequenti recidive, che in Albania non era stata trattata correttamente" ha spiegato la direttrice dell'unità operativa complessa dei due poli ospedalieri lecchesi, esperta in Microchirugia della testa e del collo, con diploma di microchirurgia conseguito a Parigi "Si trattava di una Fistola Preauricolare Disembriogenetica, che appariva come un orifizio in corrispondenza della radice dell'Elice, una porzione di cartilagine dell'orecchio. Il quadro clinico al momento della visita, pur con gli strascichi cicatriziali delle recenti infezioni, era ottimale per intervenire chirurgicamente e risolvere con urgenza la patologia. La Fistola si può ramificare come in questo caso ed entrare in rapporto con il nervo facciale, il delicato nervo che provvede alla mimica del volto e che deve essere individuato e preservato. La fistola deve essere eradicata completamente con tutte le sue ramificazioni per scongiurare le recidive , preservando il nervo".
L'intervento di microchirurgia è stato condotto dalla dottoressa Satta in collaborazione con l'équipe anestesiologica del dottor Davide Guzzon con esperienza nell'ambito della chirurgia pediatrica in condizioni di ipotensione, unitamente a Cinzia Dadda e all'infermiere Nicola Cattaneo, che ha organizzato il ricovero.
Il bambino con il volontario Maurizio Biella
Entrato in sala operatoria nel primo pomeriggio del 7 luglio, avvinghiato al papà Gazmin che fino all'ultimo lo ha stretto tra le braccia per poi affidarlo a quelle altrettanto dolci e amorevoli dell'équipe sanitaria, è uscito dopo qualche ora ed è stato ricoverato nel reparto di pediatria per la degenza post-operatoria. Un intervento da manuale, riuscito alla perfezione tanto che dopo alcuni giorni Ergys è potuto rientrare in Albania con mamma e papà, guarito e sorridente.
Da sinistra l'infermiere Nicola Cattaneo, la dottoressa Maddalena Satta
con il piccolo Ergys e la referente infermieristica Cinzia Dadda
E per lui, troppo piccolo per averne già sperimentato il dolore ma già destinatario di una gratuità se che non conosce confini e di una competenza di altissimo livello, si sono avverate le parole di un canto dei pawnee, tribù di nativi americani, "E' là che stanno i nostri cuori, nell'infinità dei cieli".