Brivio: Marco Campanari racconta il Qohelet come testimonianza di una crisi spirituale

Si è concluso con l'intervento dell'imprenditore briviese Marco Campanari il secondo ciclo di letture del Qohelet proposto dalla parrocchia di Brivio. L'appuntamento si è tenuto come sempre presso la chiesa prepositurale. A presentare l'ospite, che ha commentato l'ottavo brano del testo sacro, sono stati don Emilio Colombo e Ugo Panzeri.

Prima di addentrarsi a fondo nel capitolo assegnatogli, Campanari ha voluto ripercorrere quanto scritto nei precedenti: "Si arriva al capitolo 8 dopo una serie di concetti molto duri. Come può essere parola di Dio questa? Si tratta di passi difficili da accettare, è un testo pieno di concetti che fanno capire che tutto è ineluttabile ed è inutile quello che fa l'essere umano. Pare che tutto sia già scritto, ma nessuno di noi può avere memoria storica per ricordare questa circolarità".
È dopo aver fatto queste valutazioni che l'imprenditore si è domandando se il Qohelet non potesse essere un testo scritto da un depresso. In realtà però, ha spiegato, il vuoto che viene descritto nel testo può essere colmato in qualche modo: con l'alito di vita di Dio. "Anche se in queste pagine lo si percepisce come qualcosa di lontano".

Nonostante tutto il pessimismo che si respira nel testo, piccoli spiragli di luce secondo Campanari si possono scorgere tra le righe: "Al di là di tutta questa impalcatura terrificante, se si fanno delle cose buone, dice Qohelet, si può godere dei frutti." Ma venendo al capitolo della serata intitolata "Catene", quelle stesse catene che per ironia del destino l'azienda di Marco Campanari produce da anni, il testo risulterebbe essere il meno allineato rispetto agli altri: "È più contraddittorio rispetto agli altri capitoli perché è più esplicativo e meno densò di minacce. Ci sono spunti positivi. Porta l'attenzione sulla saggezza e pone la figura del saggio al vertice. Dà a intendere che in ogni caso lo scioglimento dei casi complessi della vita non può che venire dalla saggezza, quel potere che se raggiunto può portare pace. Saggio è colui che emana luce da solo".

Il fatto è però che raggiungere la totale saggezza è pressoché impossibile, ha fatto notare il relatore, e allora che cosa occorre? La fede. "In questo ultimo paragrafo ho letto un tentativo di spiegare il caos negativo descritto prima con un'esigenza di fede''.

Tornando alla domanda posta durante la serata, ovvero se il Qohelet sia stato scritto da una persona sull'orlo della depressione, Marco Campanari ha offerto ai fedeli presenti una valida interpretazione: "Forse questo testo è solo la testimonianza autentica di una forte crisi spirituale, e chi l'ha scritto ci vuole portare a conoscenza di tutti i pensieri che possono venire quando manca la fede".

Il terzo e ultimo ciclo di letture del Qohelet, che affronterà i capitoli 9,10,11 e 12, si terrà in autunno - ha comunicato Ugo Panzeri - e le relatrici saranno quattro donne.

E.Ma.
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