Merate: il PM chiede la condanna a sei mesi per il sindaco Panzeri. I difensori: il fatto non sussiste. Si va a settembre

Si dovrà attendere ancora fino alla fine dell'estate per conoscere l'esito della vicenda giudiziaria che vede imputato il sindaco di Merate Massimo Augusto Panzeri: nella tarda mattinata di oggi il giudice Giulia Barazzetta, al termine delle requisitorie formulate da Pubblica Accusa e difesa, ha rinviato per eventuali repliche al 27 settembre.
Dichiarata conclusa la fase istruttoria del procedimento, per il Primo cittadino presente in aula - accusato davanti al tribunale di Lecco in composizione monocratica del reato di "Istigazione a disobbedire le leggi" - il Vpo Mattia Mascaro ha chiesto la condanna a 6 mesi di reclusione.
Il sindaco Massimo Panzeri
Secondo la tesi della Procura, infatti, Panzeri avrebbe in una diretta Facebook dispensato consigli alla cittadinanza su come aggirare le norme vigenti all'epoca per il contenimento del Coronavirus: era il 3 maggio 2020, eravamo in lockdown da 2 mesi e due settimane più tardi si sarebbero allentate le restrizioni.
I due avvocati difensori si sono così spartite la richiesta di assoluzione con la formula "perchè il fatto non sussiste": l'avvocato Elena Ammannato si è soffermata sull'insussistenza dell'elemento oggettivo, mentre l'avvocato Elena Barra ha puntato sull'assenza del dolo generico richiesto dalla fattispecie.
Secondo quanto esposto oggi in aula dall'avvocato Ammannato, la Corte Costituzionale nell'interpretare l'articolo 415 del codice penale (per cui il sindaco è a processo) si è espressa per una punibilità del reato solo nel caso in cui la condotta abbia messo a rischio l'ordine pubblico tanto quanto previsto dal ben più grave "istigazione a delinquere". Per questo motivo, non ci sarebbero i presupposti per il configurarsi della fattispecie: sia perchè Panzeri non avrebbe interagito con i cittadini attraverso un canale non istituzionale ma con un profilo personale, sia perchè la diretta avrebbe avuto una diffusività "circoscritta". Inoltre il termine "raggirare" utilizzato in video dal Primo Cittadino "sebbene poco felice, come ha ammesso l'imputato" ha commentato il difensore "volendone vedere l'etimologia non si può considerare come una reale opposizione ad una norma, quanto più come girare attorno, comunque passandole vicino".
Si è invece rifatta alla testimonianza del segretario comunale l'avvocato Elena Barra per ripercorrere i motivi che, secondo la difesa, determinerebbero la mancanza di dolo da parte del proprio assistito: l'aveva definito una "guida molto importante" in un momento di grande paura e stress per i dipendenti del comune.
In aula, per sottolinearne l'operosità, il senso del dovere e la solidarietà era stato definito un "Sindaco Alpino", presente giorno e notte in Comune per prestare la propria assistenza ad operatori e alla cittadinanza.
"Ha fatto meno fatica a recuperare mascherine e guanti in un periodo in cui gli strumenti di protezione non esistevano proprio piuttosto che scegliere con cura le parole da usare in risposta a quelle due domande che l'hanno messo in difficoltà" ha continuato l'avvocato Barra per sintetizzare l'animus del Sindaco Panzeri in quel periodo. Ha quindi chiesto al giudice di considerare ed analizzare il senso generale della diretta, la cui registrazione è stata prodotta stamattina dalla difesa, e di valutare la risposta data in prima battuta al soggetto disabile che chiedeva se gli fosse possibile uscire di casa per fare una passeggiata: "No" rispondeva Panzeri "fare un giro in macchina è inopportuno e non è consentito".
"Si guardi anche il linguaggio del corpo, la mimica facciale, lo sguardo, la postura e il tono di voce, che denotano difficoltà e disagio: all'esito non si potrà non giungere alla conclusione che il Sindaco non intendeva affatto istigare alcuno alla violazione delle norme" ha concluso la propria requisitoria l'avvocato Elena Barra.
La pronuncia del giudice Giulia Barazzetta arriverà, quindi, i primi giorni di autunno.
F.F.
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