Brivio: il Qohelet secondo l'editor Ambrosi dalla filosofia fino alle laudi di s. Francesco

Volge verso il termine anche il secondo ciclo di letture del Qohelet proposto da don Emilio Colombo e Ugo Panzeri presso la chiesa prepositurale di Brivio. Nella serata di venerdì 24 giugno - la penultima del secondo ciclo - l'ospite è stato il giovane editor Giacomo Ambrosi, che ha commentato il complesso testo biblico dopo la lettura della sua settima parte. "Ombra", il titolo della serata.

In tutta franchezza, Ambrosi ha ammesso all'inizio della sua relazione di non essere credente, annunciando quindi che il suo approccio al testo sarebbe stato diverso, tuttavia, ha detto: "essere non credente non vuol dire che non posso confrontarmi con sacre scritture". Il suo intervento, rispetto a quelli degli ospiti che lo hanno preceduto, ha voluto essere di carattere generale su tutto il testo. Chi è innanzitutto Qohelet?. Ambrosi ha spiegato che la domanda non è tra le più facili a cui rispondere; l'ipotesi più accreditata è che Qohelet sia Re Salomone, anche se il testo è datato tra il terzo e secondo secolo avanti Cristo, mentre Re Salomone sarebbe vissuto attorno al 1000 a.C. "Si può pensare che Qohelet sia frutto di un autore o più autori che considerano questi testi delle massime fondamentali per la cultura e il popolo ebraico".

L'editor Giacomo Ambrosi

Ma che cosa fa precisamente questo testo? Come ben sanno i fedeli che hanno seguito tutti i precedenti appuntamenti, Qohelet si pone domande fondamentali: ha senso la mia esistenza? Ha senso affannarsi sotto il sole? O è vano? "Per rispondere a queste domande Qohelet si lancia in una ricerca e fa esperienza delle cose più diverse" ha detto l'editor. "Quando arriva alla fine del suo percorso però gli rimane in mano una manciata di polvere; il fatto di non avere nulla, il fatto che tutto ciò che è terreno è vano, e anche doloroso. Qohelet è di fronte a quella che è la più grande sfida dell'essere umano: la consapevolezza dell'essere finito, la consapevolezza che la sua esistenza prima o poi finirà."

Don Emilio

Ma c'è un motivo storico particolare per cui il testo è così cupo? Ambrosi ha provato a rispondere anche a questo: "Vi ho parlato del terzo/secondo secolo avanti Cristo, l'epoca cosiddetta dell'Ellenismo, epoca in cui si diffondono le filosofie come scetticismo e stoicismo, filosofie che riguardano molto l'individuo, che cercano risposte riguardo all'avere una vita serena. Questa è per altro un'epoca complicata per il popolo ebraico, che subisce una serie di dominazioni, oltre che l'epoca in cui emerge la figura dei Maccabei, i ribelli che volevano riportare il regno di Giuda in libertà... Parliamo dunque di un'epoca cupa, che probabilmente ha influenzato la scrittura."

Ugo Panzeri

Ambrosi ha quindi accostato Qohelet ad altri grandi pensatori, come Socrate e Platone. "In Qohelet la sapienza è il tema più toccato questa sera; la conoscenza, la ricerca, che tuttavia è vana e anche dolorosa. Sempre nel primo testo, Qohelet dice che dove c'è molta sapienza, vi è molta molestia, e chi accresce la scienza, accresce il dolore". Allo stesso tempo però la conoscenza, ha spiegato l'editor, non essendo qualcosa di terreno, per Qohelet è "ombra". Il concetto di ombra richiama subito Platone e il mito della caverna raccontato ne' ‘La Repubblica', ma il testo a cui ha voluto accostare il Qohelet è stato un altro, il "Cantico delle creature" di San Francesco.
"Se in Qohelet tutto è arido, - affannarsi sotto il sole, tutti fanno niente sotto il sole - con San Francesco tutto è limpido, per lui ogni cosa è un inno alla vita". La soluzione, ha concluso l'editor, sta nel sentimento di compassione che instilla la gioia nello stare qui. I dubbi di Qohelet possono logorare gli individui e anche se è possibile cadere in fasi in cui tutto sembra vano, bisogna sempre cercare di andare oltre.
Venerdì 1 luglio si terrà l'ultimo appuntamento del secondo ciclo. L'ospite della serata sarà l'imprenditore Marco Campanari. 

E.Ma.
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