Lomagna: questione di mitezza e cultura

Se vogliamo l'ossimoro di arroganza e ignoranza.
L'altro giorno, transitando in auto, ho visto il cantiere per la realizzazione, immagino, di un tratto di percorso ciclo pedonale in località Lavandaio o Caravaggio.
Dico immagino perché io, cittadino lomagnese, non ha la più pallida idea di cosa lì stia avvenendo.
Un sito di grande rilevanza storica che già ha subito, nel passato, devastanti deturpazioni.
Devo confessare che sono veramente stanco di assistere alla sistematica distruzione di memorie storiche, della "ricordanza" che Giacomo Leopardi lega alla "poesia" e alla nostra esistenza.
Ma dinnanzi alla pochezza della politica e dell'operare, confesso che la rassegnazione ha prevalso sulla ragione.
Ma poi succede che un cittadino ti rincorre per strada, ti affronta con indignazione, ti dice che non è possibile distruggere il poco che è rimasto, di grandi vissuti, offre il suo terreno per raccogliere le ultime testimonianze storiche del cinquecentesco mulino Poenza di due pale, del sistema idrico che alimentava "ul lavandèe" sito di bellezza civile, ricco di racconti, di donne che giungevano lì con la carriola di legno carica di panni dall'altipiano, per condividere la vita e la pratica quotidiana.
Ho mentito all'amico rassicurandolo del mio interessamento.
Non farò nulla.
Perché sono veramente troppo stanco.
Umberto Carozzi
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