Quando il prof. Sala ci portava al lago

Caro direttore

 

Ho letto il tuo ultimo editoriale, avendo un'età assai vicina alla tua e la natalità strettamente meratese non posso che condividere quanto hai scritto.

Lo sai ma lo racconto per i tuoi tantissimi lettori.

Quando frequentavo le scuole medie di via Manzoni, l'insegnante di Lettere e Latino, nonché vice preside era il professor Sala. Ora non ricordo il nome ma insomma per noi era il professor Sala.

Più volte l'anno radunava un paio di classi e ci portava a Sartirana, dove lui abitava per fare il giro del lago. Ma attento, allora non c'era il sentiero, ci si incamminava tra i rovi seguendo qualche traccia di terra appena battuta, si passava rasente ai campi coltivati e di tanto in tanto ci si fermava a mangiare le amarene.

Il Bagnolo era la nostra spiaggia, l'isola l'obiettivo da raggiungere a nuoto. Canne da pesca ricavate dai bambù ovviamente senza mulinello erano il passatempo. Non c'era la riserva tutti entravano e al massimo bisognava stare attenti ai contadini.

Da lì a San Rocco era un passo: lo stagno era sgombro con quella cannetta soltanto alla foce della Ruschetta. Si pescavano i gobbi per lo più ma era già abbastanza sedersi sulla riva per stare al fresco.

Qualche volta allungavamo sin dentro la valletta di Novate per fare il bagno nei canali dell'omonimo laghetto, sotto i pioppi.

Ti dico tutto questo per ricordare a chi c'era e far sapere a chi non c'era che l'equilibrio tra le persone e l'ambiente circostante c'è sempre stato, le isole era contingentate e il canneto sagomato. Rispetto assoluto per quella parte di lago coperta da cespugli, rovi, canne, piante cadute che certamente costituiscono l'habitat di tante specie di fauna. Tre mesi di chiusura mi sembrano più che sufficienti per assicurare la riproduzione.

Ma puntare il dito anche sullo stagno di San Rocco mi sembra davvero un'assurdità.

Smettiamola l'ambiente va rispettato, ma anche goduto.

Grazie

R. Ravasi
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