Da uno vale uno a uno non vale l'altro

Povero Di Maio che per salvarsi dall'incognita di dover andare a casa per la regola del doppio mandato, oltre che fondare un nuovo partito per soddisfare il suo ego, ha sconfessato con una bella faccia di tolla tutti i mantra dei M5S. Da uno vale uno a uno non vale l'altro, da apriamo il parlamento come una scatola di tonno a come si sta bene sul cadreghino, all'abolizione della povertà (quella loro dato che lo stipendio di parlamentare fa comodo a chi non ha nè arte nè parte) a "bisogna dire agli italiani quello che si può o non si può fare, certificando che il reddito di cittadinanza e il superbonus sono due boiate pazzesche.
Ora il Parlamento è ostaggio di un partito che non esiste più e il caro Presidente Mattarella dovrebbe prenderne almeno atto.
Certo che in mezzo a queste buffonate almeno due cose fanno sorridere: Letta che ora non sa dove e con chi camminare nel "Campo Largo" che è pieno di buchi peggio del gruviera.
E le facce di Gruber, Scanzi e Travaglio, beniamini di tutti gli odiatori seriali che prendono di mira quei milioni di cittadini che non sono di sinistra, che si sono dovuti rimangiare un poco della "leccaculaggine" tenuta verso i protagonisti di questo circo.
Piero
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