Comodamente sedute/50: non è triste stare da soli, ma è triste sentirsi soli. È diverso

È proprio vero che se ti lasci condurre, la vita ti porta veramente dove non avresti mai pensato di arrivare.
Certo ci si deve fidare e affidare, due atteggiamenti che mica sempre ci appartengono. Ma da quando è mancato mio marito, ho ricominciato a rincorrere la felicità, perché ho capito che non sempre ti viene data in dono gratuitamente, e quando non accade, se la desideri, devi proprio andartela a prendere.
E così ho provato a fare.
Venerdì mattina ho preso un treno con destinazione Eboli per andare incontro a un appuntamento irrinunciabile che come immaginavo si è rivelato magico e indimenticabile.
Non so se vi ricordate del concorso organizzato da Noi, amici dell’hospice e dell’ospedale di Eboli OdV nel quale mi sono classificata prima con il racconto dedicato alla mia mamma Stralci di te (che se volete rileggere trovate qui).
Ebbene venerdì sera dentro la splendida cornice di Antiche Fornaci, si é svolta la cerimonia di premiazione.
Cosa dire? Credo che possiate immaginare la mia grande emozione che vi garantisco si poteva toccare con mano talmente era intensa.



Ascoltare la lettura di brani della mia storia, guardare le persone presenti commuoversi, avere l’opportunità di raccontarsi un po’ e parlare di scrittura come modalità di elaborare il dolore, firmare le copie dell’antologia “Le parole che non ho detto”  e terminare con una cena in compagnia di persone speciali, mi ha fatto davvero pensare: “Eccola qui la felicità, piccola, timida, fuggevole, ma assolutamente autentica e riconoscibile”.
Giusto il tempo di assaporarla e in un istante é già scivolata via, perché alla fine la felicità non la puoi trattenere a lungo, ma puoi ricominciare il viaggio in ogni momento per andare a cercarla.
Eboli é una cittadina che si rivela se la percorri a piedi senza fretta, nasconde scorci antichi e fiori che dove abito io non esistono, gli abitanti sono gentili e ospitali e ci tengono a lasciarti un piacevole ricordo.
Ma siccome non avevo ancora finito di rincorrerla sta benedetta felicità e avevo ancora un po’ di fiato, la mattina seguente anziché partire subito per il viaggio di ritorno ho deciso di fare una piccola sosta a Napoli che non ci ero stata mai nella mia vita.
Dico la verità ci ho lasciato il cuore e non vedo l’ora di tornare a riprenderlo.
Siccome avevo poco tempo a disposizione sono salita su uno di quei bus turistici che in un’ora mi hanno accompagnata per tutta la città, é stato così intenso che quando sono scesa mi pareva di essermi ubriacata.



Nell’ordine mi sono innamorata del cielo che così azzurro non esiste in altro luogo, della gente che aspetta soltanto che tu ti perda per aiutarti a ritrovare la strada, dei monumenti che appaiono all’improvviso e forse ignari di essere i custodi di tanta storia, del mare che è come vorrei essere io, e delle sfogliatelle che credo siano opera divina altrimenti non si spiegherebbe perché siano così buone.
Di nuovo quel solletico nel cuore che somiglia tanto alla felicità, così impercettibile che se non ci presti attenzione, rischi di perderti il momento.
Anche il ritorno a casa è sempre un momento felice.
Avere un luogo dal quale partire e al quale fare ritorno fa la differenza, nel viaggio.
MICA È TRISTE STARE DA SOLI, È TRISTE SENTIRSI SOLI.
LA DIFFERENZA È ABISSALE.
C’è stato un tempo nel quale la felicità per me aveva un nome ben preciso e qualche rimpianto per non averla saputa maneggiare sempre con cura, un po’ nel cuore mi è rimasto.
Ma quando tuo malgrado quel tempo lì finisce, occorre andare alla ricerca di nuove strade per trovare il modo di essere di nuovo felice.
Io le sto cercando amiche mie e voi?
Se avete voglia di raccontarmele scrivetemi qui: gio.fumagalli66@gmail.com.
Se invece volete sbirciare il reportage fotografico di questa meravigliosa avventura vi aspetto come sempre nel mio blog www.comodamentesedute.com.
Rubrica a cura di Giovanna Fumagalli Biollo
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