Merate: in due a processo per un cellulare. Assolti
Oggi, chiamati davanti al giudice Giulia Barazzetta per rispondere all'ipotesi accusatoria formulata dalla Procura lecchese, i due coimputati si sono "rimpallati" la responsabilità.
"Lo conoscevo perchè giocavamo a calcio ed andavamo a scuola insieme: stavamo prendendo la licenza media grazie alla cooperativa Arcobaleno" ha raccontato O.M., difeso in aula dall'avvocato Elisa Magnani del foro di Lecco "mi ricordo che un giorno mi hanno chiamato i Carabinieri per chiedermi se quello fosse effettivamente il mio numero ed ho risposto di sì, poi mi hanno dato un appuntamento in caserma". Solo qualche giorno più tardi l'odierno imputato ha scoperto che il suo numero era stato ricollegato ad un iPhone 6 rubato poco tempo prima ma, dichiarandosi estraneo a qualunque affare "losco" si è così spiegato l'accaduto: un giorno, mentre stava seguendo delle lezioni con A.N., questi gli avrebbe chiesto aiuto per attivare un iPhone 6. Da qui l'utilizzo della propria scheda telefonica per consentire ad A.N. di accendere il dispositivo.
Una versione completamente smentita dal secondo imputato (difeso dall'avvocato Stefano Mandelli) che sarebbe finito alla sbarra proprio per le dichiarazioni rese davanti ai Carabinieri dal compagno di scuola: "non gli ho mai dato nessun iPhone. Io all'epoca avevo un Samsung".
Il Vpo Mattia Mascaro, trovando credibile la versione data da O.M., ha chiesto per lui l'assoluzione, mentre 500 euro di multa per il secondo imputato da considerare colpevole.
Il giudice Giulia Barazzetta, dopo aver ascoltato anche le richieste di assoluzione avanzate dai due difensori, ha pronunciato per entrambi gli imputati sentenza di assoluzione: "perchè il fatto non costituisce reato" per O.M. e "per non aver commesso il fatto" per AN.