Sicurezza stradale: un'analisi accurata delle rotatorie meratesi e dei problemi connessi
Da cittadino, automobilista e ciclista vorrei proporre alcune riflessioni sulla sicurezza delle nostre strade e stigmatizzare alcuni comportamenti sempre più diffusi da parte di chi conduce un mezzo di trasporto (auto, moto, bici, monopattino) ma anche da parte dei pedoni con cani al seguito.
Finalmente a Merate si è deliberato per il rifacimento della rotonda “Laghetto” teatro di innumerevoli incidenti con scadenza ormai quasi mensile. Mi auguro che il progetto, che non conosco, sia valido e possa essere messo in atto in tempi brevi. Il problema è che la quasi totalità delle rotonde presenti sulle nostre strade non sono a norma e, anche qualora già lo fossero, sono da decenni male gestite.
In Italia le rotonde sono state introdotte nel 1989. La prima sembra essere stata realizzata proprio a Lecco e poi con rapida diffusione anche dove non necessarie. Indubbiamente se ben concepite e gestite assolvono allo scopo che si prefiggono ma, ancora oggi, il codice della strada non le cita in nessuno dei suoi 240 ed oltre articoli. Per paradosso il codice consente a chi è dentro una rotonda di girare, ossia ripete un 360° anche all’infinito, senza mai mettere la freccia. Questa è una delle principali cause da cui nascono gli incidenti oltre che alla velocità con cui si accede dalle vie d’ingresso. Per un automobilista perdere 4 secondi non è nulla, per un ciclista può essere una questione di vita o morte. Nel merito un articolo del CT di Ciclismo Davide Cassani proprio sulle strade della Brianza.
Il diametro ideale dovrebbe essere di almeno 20 metri (Germania e Francia anche di più) mentre in Italia, negli anni 90, sono state permesse anche di 2 metri. La forma deve essere circolare sia all’interno sia all’esterno in quanto le vetture devono poterla percorrere mantenendo un angolo di sterzo costante, cosa impossibile se la rotonda ha una forma irregolare o le vie che vi si introducono non si trovano al centro della stessa per cui le auto trovano comodo prendere la tangente (come attualmente da via Cernuschi a via Laghetto), quindi non costrette a curvare e mantenere un angolo costante che già autolimita la velocità di percorrenza . Il centro deve garantire la massima visibilità a 360° mentre quasi sempre ha la forma di collinetta spesso con alberi alti, cartelli pubblicitari, fontane, sculture o altro arredamento inutile.
Tutto questo è da 30 anni responsabilità delle amministrazioni locali che per poter anche lucrare sull’arredo urbano o stipulare un contratto vantaggioso con chi si occupa della manutenzione, troppo spesso riempiono lo spazio con le più originali trovate, compromettendo la sicurezza stessa per cui sono state concepite. Il centro della rotonda deve essere piatto ossia all’altezza del cordolo o poco più (che sia un cordolo non un muretto), meglio se riempito con ghiaia in quanto è comunque una potenziale via di fuga. Al limite si può impiantare qualche fiore perenne che però non deve superare i 30/40 cm di altezza. Ma, siccome adesso la tecnologia lo consente, la cosa più importate sarebbe mettere solo un palo esattamente al centro con luci e telecamere a 360°, magari anche alimentate da pannelli solari. In questo modo si migliora non solo la sicurezza stradale ma si monitora anche quella urbana, forse ancora più importante.
Tutti questi criteri non sono rispettati nella quasi totalità delle rotonde. Attualmente esistono semafori con sensori di movimento, cosa inattuabile negli anni 90, che in alcuni casi, sarebbero più efficienti delle rotonde purché corredati da telecamere perché c’è sempre chi trasgredisce. Un dei tanti esempi. Quella a Cernusco tra viale Europa e via Vittorio Emanuele ne è una emblematica dimostrazione: muretto, collinetta e una pianta di 4/5 metri che oscura completamente il passaggio pedonale successivo per chi si dirige in direzione Montevecchia. Questo passaggio pedonale è tra l’altro utilizzato impropriamente da bici e monopattini. Ovviamente, la presenza sulle strisce pedonali di un ciclista in sella alla sua bici o alla guida del monopattino non autorizza il conducente di un’auto ad investirlo, tuttavia è bene ricordare che gli attraversamenti pedonali sono la parte di carreggiata sulla quale la precedenza è riservata ai soli pedoni, quindi chi è in sella a bici o monopattini e vuole usufruire del passaggio pedonale deve scendere e condurre il veicolo a mano (art. 182). Per ultimo faccio notare che c’è un aumento esponenziale di pedoni distratti ed indisciplinati.
La maggior parte attraversa le strisce pedonali con gli occhi sullo schermo dello smartphone o con la musica in cuffia, altri devono gestire a fatica uno o più cani condotti con guinzagli non regolamentari perché superiori a 150 cm. Mi capita quasi quotidianamente di evitare un cane a metà carreggiata quando il proprietario non ha ancora iniziato l’attraversamento. Recentemente su viale Europa e via Porta ho visto una persona anziana che è rimasta a metà carreggiata perché avvolta da un guinzaglio estensibile di ben due cani. Fosse passato un tir sarebbe stato travolto. “Nelle aree urbane e nei luoghi aperti al pubblico, il cane deve essere condotto con un guinzaglio non più lungo di 150 cm. Se si è in un'area cani si può togliere il guinzaglio. La museruola non deve essere sempre indossata dal cane, ma il proprietario deve portarla con sé (rigida o morbida) per potergliela mettere in caso di rischio per l'incolumità di persone o animali oppure su richiesta delle Autorità competenti” (art. 83 D.P.R. 320/54). Tra le possibili iniziative che potrebbero mettere in atto le amministrazioni comunali del territorio, giusto anche per creare aggregazione dopo le restrizione da pandemia, sarebbe utile proprio quella di fare una simbolica festa del cane e distribuire a prezzo calmierato guinzagli e museruole a norma di legge, previa consegna di quelli utilizzati (se non a norma).
Nello stesso tempo la Polizia Municipale dovrebbe inizialmente non sanzionare ma “amichevolmente” invitare ad adottare comportamenti idonei alla sicurezza personale, del cane e terzi. Nel Parco del Curone dove vige questa legge da anni mi è capitato spesso di invitare a rispettare la normativa. Nel 2018 un deficiente mi ha aizzato contro i suoi due cani che tra l’altro erano anche senza guinzaglio e museruola (ricordo che in periodo erano capitati casi di avvelenamento tramite bocconi di stricnina) Io ero in mountain bike sulla Panoramica e fortunatamente i cani (di media taglia) erano idioti quanto il loro padrone per cui non ho dovuto usare la bomboletta al peperoncino che in quel momento tenevo nello spallaccio dello zaino. Come ben si intuisce il problema non sono i cani ma i padroni. Come è noto durante e dopo la pandemia la frequentazione del parco è diventata al limite della sopportazione: Ztl sì, Ztl no, navetta sì, navetta no, non si può impegnare tutto il personale della Polizia… Insomma questi frequentatori domenicali hanno trovato la loro comfort zone a scapito di ogni civile ed elementare comportamento.
Paolo Cogliati