LIBRI CHE RIMARRANNO/60: thriller spionistico e storico, ''L'Uranio di Mussolini''
Nella prima metà degli anni '30, prima del Nobel e della fuga in America per evitare che la spada di Damocle dell'antisemitismo si abbattesse su sua moglie, Enrico Fermi e i suoi "ragazzi" stavano già conducendo esperimenti sui materiali radioattivi in grado di far pensare alla costruzione di un ordigno notevole.
Nella campagna d'Africa Mussolini pare essersi posto come obiettivo non altrimenti spiegabile la conquista di una certa zona del Ciad ricca di giacimenti di uranio.
Vincenzo Borgia, inviato dal Duce in Sicilia per realizzare a Ragusa, nelle estreme propaggini meridionali dell'isola, un avioporto per il collegamento diretto di velivoli da trasporto col Ciad.
Vincenzo Borgia viene trovato morto, in circostanze e modalità efferate e poco limpide. È addirittura il Maresciallo dell'Aria Italo Balbo ad accompagnare sul suo idrovolante con un volo diretto Milano Idroscalo - Siracusa un astuto funzionario del partito, Franco Durante, che il Duce stesso ha incaricato di indagare sulla scomparsa del Borgia.
Franco Durante da Milano collabora con Vincenzo Ibla, commissario di polizia di Ragusa, in questo romanzo ("L'uranio di Mussolini", Mondadori 2022, pagg. 511, euro 21,00) che Franco Forte da Milano e Vincenzo Vizzini da Ragusa (il cui centro storico si chiama Ibla) hanno scritto a quattro mani.
Forte e Vizzini sono del mestiere: appartengono a quel ramo dell'editoria che è il sano intrattenimento, talvolta colto, talaltra un po' sensazionalistico, che però, quando è ben condotto, è avvincente.
Franco Forte dirige le collane Giallo Mondadori, Segretissimo e Urania, e nei romanzi che ha scritto per sé ha sovente ibridato le caratteristiche di questi generi (ricordo il non del tutto riuscito ma interessante nelle sue premesse "Cesare l'Immortale"); Vincenzo Vizzini è autore di gialli e vicedirettore di "Writers Magazine Italia".
C'è tanto mestiere, appunto, un po' di gigioneggiamento, qualche ingenuità nel cercare cammei (persino Montanelli!) e colpi di scena, in un libro che si legge però volentieri.
Più dell'aspetto da thriller spionistico, mi hanno catturato le pagine di storia materiale di quel periodo così gravido di promesse mal riposte. Nel confronto e nella collaborazione tra i due detective ci sono due Italie che ancora faticano a conoscersi, il Nord in cui il progresso scientifico procede a grandi balzi (Durante ha dotazioni tecnologiche di livello, una mini macchina fotografica Contax, conosce la tecnica delle impronte digitali e per contro cede alla fisiognomica), Ibla porta con sé i sapori e i dialetti della cucina del sud, tra case di tolleranza e ricordi di guerra, di quella che nel '34 si chiamava ancora "Grande" perché una Seconda non era ancora scoppiata.
E chissà come sarebbe andata se l'avioporto di Ragusa fosse stato costruito e Mussolini avesse potuto fornire a Mattei l'uranio dal Ciad...
Nella campagna d'Africa Mussolini pare essersi posto come obiettivo non altrimenti spiegabile la conquista di una certa zona del Ciad ricca di giacimenti di uranio.
Vincenzo Borgia, inviato dal Duce in Sicilia per realizzare a Ragusa, nelle estreme propaggini meridionali dell'isola, un avioporto per il collegamento diretto di velivoli da trasporto col Ciad.
Vincenzo Borgia viene trovato morto, in circostanze e modalità efferate e poco limpide. È addirittura il Maresciallo dell'Aria Italo Balbo ad accompagnare sul suo idrovolante con un volo diretto Milano Idroscalo - Siracusa un astuto funzionario del partito, Franco Durante, che il Duce stesso ha incaricato di indagare sulla scomparsa del Borgia.
Franco Durante da Milano collabora con Vincenzo Ibla, commissario di polizia di Ragusa, in questo romanzo ("L'uranio di Mussolini", Mondadori 2022, pagg. 511, euro 21,00) che Franco Forte da Milano e Vincenzo Vizzini da Ragusa (il cui centro storico si chiama Ibla) hanno scritto a quattro mani.
Forte e Vizzini sono del mestiere: appartengono a quel ramo dell'editoria che è il sano intrattenimento, talvolta colto, talaltra un po' sensazionalistico, che però, quando è ben condotto, è avvincente.
Franco Forte dirige le collane Giallo Mondadori, Segretissimo e Urania, e nei romanzi che ha scritto per sé ha sovente ibridato le caratteristiche di questi generi (ricordo il non del tutto riuscito ma interessante nelle sue premesse "Cesare l'Immortale"); Vincenzo Vizzini è autore di gialli e vicedirettore di "Writers Magazine Italia".
C'è tanto mestiere, appunto, un po' di gigioneggiamento, qualche ingenuità nel cercare cammei (persino Montanelli!) e colpi di scena, in un libro che si legge però volentieri.
Più dell'aspetto da thriller spionistico, mi hanno catturato le pagine di storia materiale di quel periodo così gravido di promesse mal riposte. Nel confronto e nella collaborazione tra i due detective ci sono due Italie che ancora faticano a conoscersi, il Nord in cui il progresso scientifico procede a grandi balzi (Durante ha dotazioni tecnologiche di livello, una mini macchina fotografica Contax, conosce la tecnica delle impronte digitali e per contro cede alla fisiognomica), Ibla porta con sé i sapori e i dialetti della cucina del sud, tra case di tolleranza e ricordi di guerra, di quella che nel '34 si chiamava ancora "Grande" perché una Seconda non era ancora scoppiata.
E chissà come sarebbe andata se l'avioporto di Ragusa fosse stato costruito e Mussolini avesse potuto fornire a Mattei l'uranio dal Ciad...
Rubrica a cura di Stefano Motta