Perché non si discutono in Consiglio comunale le candidature nei CdA delle partecipate?

Egregio Direttore
Sui giornali se ne parla poco, a parte il tuo, ma questo mese riveste una grande importanza perché ci sono i rinnovi dei consigli di amministrazione delle municipalizzate lecchesi. Parliamo di rifiuti, riciclo, smaltimento, quindi ambiente, ecologia, dopo la grande partita sull'acqua che, come hai giustamente scritto, per Merate è finita con una sconfitta storica. Ma qui non voglio parlare tanto di Merate la cui importanza nel territorio con questa giunta è sempre più trascurabile ma del principio che dovrebbe animare la partita delle nomine. Gli statuti sono chiari: spetta ai comuni soci proporre le candidature e poi votarle in assemblea. Ai comuni soci, non ai partiti cui i diversi sindaci fanno riferimento. E allora se questo è vero mi spiega perché per esempio a Merate nessuno ne parla? Perché una minoranza guidata da un consigliere esperto come Aldo Castelli, oltre all'inutile interrogazione sulle piante di via Campi che se sopravvivono oppure no non è certo grazie o causa della maggioranza non chiede la convocazione di una seduta per discutere dei nominativi che Merate proporrà per Silea e Seruso? Al netto di Del Boca, la cui inutilità in consiglio era ampiamente prevedibile, al di là dell'importante cognome che porta, gli altri consiglieri perché non chiedono al capogruppo cui non dovrebbe mancare il tempo essendo pensionato di pretendere un dibattito in aula sull'argomento? Oppure anche Castelli da iscritto al Pd ha delegato al partito la scelta dei membri dei CdA delle partecipate?

 

Angelo Colombo
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