''Armatevi e insegnate'', così l'ex presidente Trump dopo l'ultima strage in una scuola
Nella strage alla Robb Elementary School di Uvalde, Texas, sono morti diciannove bambini e due maestre. Il diciottenne Salvador Ramos ha compiuto il massacro sparando almeno cento colpi con un fucile semiautomatico AR-15. Che fa effetto solo a vederne su Google le foto. Immaginiamolo spianato di fronte ai visi attoniti di bambini di quarta elementare.
Tra i primi a reagire, con rabbia e sgomento, è Steve Kerr, allenatore dei Golden State Warriors, prima di gara 4 del campionato di basket NBA contro i Dallas Mavericks: il suo discorso furente si può ascoltare qui: https://sport.sky.it/nba/2022/05/25/nba-steve-kerr-strage-scuola-elementare-texas-conferenza.
E quando il democratico Chris Murphy ha chiesto di fronte al Senato: "What are we doing?", "Cosa stiamo facendo?" (un intervento toccante: si può vedere qui: https://www.youtube.com/watch?v=LGOP99Hp2VI), non credo si aspettasse una risposta come quella che è arrivata ieri da colui che fino a poco fa è stato il presidente di quella che si definisce la più grande nazione democratica del mondo.
Intervenendo alla convention del NRA (National Rifle Association of America) proprio a Houston, in Texas, in difesa del Secondo emendamento della Costituzione americana che garantisce il diritto di possedere armi, Donald Trump ha prodotto un sillogismo curioso, proponendo di armare gli insegnanti per scongiurare il pericolo di ulteriori assalti nelle scuole. Ogni anno l'Associazione mette a disposizione "125 mila istruttori addestrati che a loro volta addestrano un milioni di americani a gestire un'arma", ha detto: dunque che essi vadano nelle scuole ad addestrare i docenti!
LIM, Ipad, Smart TV, GSuite, Zoom e Smith&Wesson: queste le dotazioni dell'insegnante del terzo millennio.
Dal punto di vista estetico la cosa è fastidiosa, perché anche se volessi dotarmi di una Walther PPK come Bond, nella tasca interna della giacca mi darebbe più fastidio della mia Waterman con pennino d'oro.
Dal punto di vista pedagogico è aberrante.
C'è una sottocultura fascista e machista così ben rappresentata da ragionamenti come questo e che va disinnescata: è quell'approccio protervo e securitario che confonde la sicurezza con la repressione e la prevenzione con la minaccia.
È purtroppo vero che episodi così violenti sono localizzati pressoché esclusivamente negli Stati Uniti, e in alcune zone degli Stati Uniti, come ben sottolinea il senatore Murphy nel discorso che citavo prima. Ma come sta la nostra scuola in Italia? Di cosa sono "armati" i nostri insegnanti per prevenire, scongiurare, gestire episodi di violenza verbale, fisica, morale?
Negli ormai molti anni di insegnamento ho assistito a comportamenti e situazioni cui mancava solo un fucile imbracciato ma che avevano la medesima carica rabbiosa, violenta, belluina. E non erano ragazzotti ispano-americani come Ramos, ma genitori in doppiopetto e Rolex ostentato al polso: "famiglie perbene", si usa dire sui giornali. Anzi, di solito più gonfio appariva il portafogli più violento era l'atteggiamento.
Che protezioni ha un docente o un preside di fronte a queste violenze?
Quali "armi" vengono portate in aula dagli studenti?
Quanti danni possono fare con uno smartphone?
Quanta cattiveria si nasconde nei diti puntati contro questo o quel docente (o compagno di classe) nelle chat dei genitori?
Lo so che un giornalista dovrebbe dare risposte e non porre quesiti. Lo dico anche ai miei alunni, quando infarciscono i loro temi di domande retoriche: "Io ti leggo per conoscere la tua opinione su questo scrittore. Se nel tuo tema fai a me delle domande siamo daccapo". Ma lo chiedo a voi, che mi leggete spesso e amate raccogliere le provocazioni dei miei pezzi, scrivendo al giornale e arricchendo il dibattito: "Cosa stiamo facendo?"
Perché la scuola è un bersaglio? Perché, come dice Trump, è un luogo in cui mancano deterrenti, non essendo protetto o militarizzato?
Perché questi raptus di follia prendono come bersaglio le scuole, o i luoghi di culto?
Cosa c'è che dà fastidio in una scuola?
Oltre ai corsi di aggiornamento per la gestione degli alunni con Bisogni Educativi Speciali, i corsi sulla prevenzione e la sicurezza sui luoghi di lavoro, i corsi di primo soccorso e utilizzo del defribillatore, i corsi per il conseguimento della certificazione linguistica per il CLIL, e quelli per qualche certificazione informatica, e i corsi di aggiornamento sulla propria materia specifica di insegnamento, e quelli per l'uso del registro elettronico, e i corsi per superare i concorsi abilitanti, inseriamo anche un seminario di tiro a segno?
Tra i primi a reagire, con rabbia e sgomento, è Steve Kerr, allenatore dei Golden State Warriors, prima di gara 4 del campionato di basket NBA contro i Dallas Mavericks: il suo discorso furente si può ascoltare qui: https://sport.sky.it/nba/2022/05/25/nba-steve-kerr-strage-scuola-elementare-texas-conferenza.
E quando il democratico Chris Murphy ha chiesto di fronte al Senato: "What are we doing?", "Cosa stiamo facendo?" (un intervento toccante: si può vedere qui: https://www.youtube.com/watch?v=LGOP99Hp2VI), non credo si aspettasse una risposta come quella che è arrivata ieri da colui che fino a poco fa è stato il presidente di quella che si definisce la più grande nazione democratica del mondo.
Intervenendo alla convention del NRA (National Rifle Association of America) proprio a Houston, in Texas, in difesa del Secondo emendamento della Costituzione americana che garantisce il diritto di possedere armi, Donald Trump ha prodotto un sillogismo curioso, proponendo di armare gli insegnanti per scongiurare il pericolo di ulteriori assalti nelle scuole. Ogni anno l'Associazione mette a disposizione "125 mila istruttori addestrati che a loro volta addestrano un milioni di americani a gestire un'arma", ha detto: dunque che essi vadano nelle scuole ad addestrare i docenti!
LIM, Ipad, Smart TV, GSuite, Zoom e Smith&Wesson: queste le dotazioni dell'insegnante del terzo millennio.
Dal punto di vista estetico la cosa è fastidiosa, perché anche se volessi dotarmi di una Walther PPK come Bond, nella tasca interna della giacca mi darebbe più fastidio della mia Waterman con pennino d'oro.
Dal punto di vista pedagogico è aberrante.
C'è una sottocultura fascista e machista così ben rappresentata da ragionamenti come questo e che va disinnescata: è quell'approccio protervo e securitario che confonde la sicurezza con la repressione e la prevenzione con la minaccia.
È purtroppo vero che episodi così violenti sono localizzati pressoché esclusivamente negli Stati Uniti, e in alcune zone degli Stati Uniti, come ben sottolinea il senatore Murphy nel discorso che citavo prima. Ma come sta la nostra scuola in Italia? Di cosa sono "armati" i nostri insegnanti per prevenire, scongiurare, gestire episodi di violenza verbale, fisica, morale?
Negli ormai molti anni di insegnamento ho assistito a comportamenti e situazioni cui mancava solo un fucile imbracciato ma che avevano la medesima carica rabbiosa, violenta, belluina. E non erano ragazzotti ispano-americani come Ramos, ma genitori in doppiopetto e Rolex ostentato al polso: "famiglie perbene", si usa dire sui giornali. Anzi, di solito più gonfio appariva il portafogli più violento era l'atteggiamento.
Che protezioni ha un docente o un preside di fronte a queste violenze?
Quali "armi" vengono portate in aula dagli studenti?
Quanti danni possono fare con uno smartphone?
Quanta cattiveria si nasconde nei diti puntati contro questo o quel docente (o compagno di classe) nelle chat dei genitori?
Lo so che un giornalista dovrebbe dare risposte e non porre quesiti. Lo dico anche ai miei alunni, quando infarciscono i loro temi di domande retoriche: "Io ti leggo per conoscere la tua opinione su questo scrittore. Se nel tuo tema fai a me delle domande siamo daccapo". Ma lo chiedo a voi, che mi leggete spesso e amate raccogliere le provocazioni dei miei pezzi, scrivendo al giornale e arricchendo il dibattito: "Cosa stiamo facendo?"
Perché la scuola è un bersaglio? Perché, come dice Trump, è un luogo in cui mancano deterrenti, non essendo protetto o militarizzato?
Perché questi raptus di follia prendono come bersaglio le scuole, o i luoghi di culto?
Cosa c'è che dà fastidio in una scuola?
Oltre ai corsi di aggiornamento per la gestione degli alunni con Bisogni Educativi Speciali, i corsi sulla prevenzione e la sicurezza sui luoghi di lavoro, i corsi di primo soccorso e utilizzo del defribillatore, i corsi per il conseguimento della certificazione linguistica per il CLIL, e quelli per qualche certificazione informatica, e i corsi di aggiornamento sulla propria materia specifica di insegnamento, e quelli per l'uso del registro elettronico, e i corsi per superare i concorsi abilitanti, inseriamo anche un seminario di tiro a segno?
Stefano Motta