Lomagna: ennesima grana per il Comune. I legali di "LarioEsco" chiedono 400 mila €

Non c'è pace a Lomagna in quanto a vicende legali. Si inizia a faticare a tenere il conto degli incarichi assunti dal Comune per difendersi da cause, diffide e arbitrati. L'ultimo caso, che riemerge rispetto a degli accenni fatti in passato in Consiglio comunale, riguarda l'impianto a biomassa. La società che lo ha in concessione per 20 anni vuole trascinare in un arbitrato l'Ente locale. LarioEsco ha infatti informato di aver nominato un avvocato che fungerà da arbitro di parte. Contestualmente ha presentato la domanda di arbitrato alla Camera arbitrale presso l'Autorità Nazionale Anticorruzione, che dovrebbe nominare il presidente del Collegio arbitrale. Da parte sua però il Comune ritiene di contestare la domanda avanzata dalla società, in quanto "inammissibile ed integralmente infondata", tramite l'incarico legale affidato per 17.509 euro agli avvocati Andrea Di Lascio e Saul Monzani.

 La sindaca Cristina Citterio è stata tenuta a dare comunicazione al Consiglio comunale del prelevamento dal Fondo di riserva con lo stesso valore dell'affidamento legale. "È avvenuta una comunicazione di apertura di un procedimento arbitrale da parte di LarioEsco per alcune contestazioni che sta avanzando al Comune - ha asserito il primo cittadino - Dunque per poter agire a tutela dell'amministrazione è stato necessario in tempi stretti e urgenti procedere al prelevamento dal Fondo di riserva".  


Dal conto suo il capogruppo di minoranza Mauro Sala ha preannunciato che il suo gruppo chiederà di approfondire la vicenda nel prossimo Consiglio comunale. Ha comunque invitato l'amministrazione a fornire maggiori delucidazioni sin da quel momento. "L'assessore Fumagalli aveva detto che la cosa era rientrata, si continuava tranquillamente così. Le ultime sue parole sono state 'si va avanti' - ha lamentato Sala - 17 mila euro è una bella cifra per un arbitrato di 36 pagine per cui le cifre che richiedono fanno venire bianchi e i capelli dritti. Altro che Retesalute se questi vanno fino in fondo. Almeno diteci qualcosa".  


Il vice sindaco Stefano Fumagalli ha preferito non commentare. La parola è tornata dunque alla sindaca. "Lei arriva subito alle conclusioni, anche su Retesalute. Non mi sembra che sia mai stato detto che era chiusa la questione. Era stato detto che l'amministrazione aveva fatto delle comunicazioni in cui ricusava le considerazioni della società che quindi continuava nella gestione - ha controreplicato Citterio - Dopodiché penso che nessuno di noi anche nella vita quotidiana possa sapere come un'altra persona si muova e si attivi per far valere quelli che ritiene essere i suoi legittimi diritti. È arrivato questo obbligo a costituirci a questo procedimento arbitrale e credo che sia ovvio per l'amministrazione di tutelarsi per difendersi e far valere le considerazioni che sono state sempre portate avanti". 


In realtà, a leggere la delibera di Giunta si capisce che il Comune voglia tentare di rigettare preliminarmente la domanda di arbitrato prima ancora che si costituisca il collegio arbitrale. Viene sottolineato che per l'amministrazione non vi sia "acquiescenza o volontà alcuna alla domanda di arbitrato". Il Comune è stato tuttavia costretto a nominare lo stesso il proprio arbitro di parte nella figura dell'avv. Stefania Vasta, professoressa associata di Diritto amministrativo presso l'Università degli Studi di Parma. Il costo di questo coinvolgimento è al momento solo presunto, per 9.500 euro tasse escluse. Viene ribadito però che la nomina "non rappresenta alcuna manifestazione di volontà compromissoria o di specifica autorizzazione all'arbitrato".


Tornando all'aspetto economico rilanciato da Sala, la sindaca Citterio ha sostenuto: "Certo che sono tanti soldi, ma è il procedimento arbitrale che comporta purtroppo queste grandi risorse. Non dobbiamo come sempre fare noi il processo a questa cosa all'interno del Consiglio comunale. È ancora tutto aperto, siamo all'inizio di un percorso. Certo che 17 mila euro sono tanti, come dire di no". Ha poi invitato a non fasciarsi la testa troppo presto.


Fino ad ora in Consiglio comunale non sono stati forniti elementi per comprendere cosa abbia spinto LarioEsco a muovere delle contestazioni ed esprimere la volontà di tirarsi fuori dalla gestione, facendo carta straccia del contratto. Quello che non è emerso è che la spesa legale è solo la punta di un iceberg. La ditta infatti rivendica di dover ricevere somme da capogiro, che non sono state citate in aula, almeno 398.978 euro.


Cerchiamo di fare luce sulla vicenda, premesso che sia ancora tutto da verificare se l'azienda effettivamente meriti tutto quanto rispetto alle richieste. Secondo la società le spettano 147.953 euro come riequilibrio economico-finanziario delle proprie prestazioni dal maggio 2016 all'ottobre 2021. LarioEsco chiede inoltre un indennizzo di 219.900 euro per un supposto inadempimento contrattuale da parte del Comune di Lomagna.

L'azienda aveva comunicato nel 2021 di voler rescindere il contratto, cosa che considera avvenuta dall'ottobre di quell'anno. Avendo continuato ad erogare il servizio, ritiene di dover ricevere di diritto una rifusione di 31.125 euro relativa al periodo successivo all'ottobre 2021 e fino al febbraio 2022, corrispondente ai costi effettivamente sostenuti, maggiorati però del 53,24% a titolo di un presunto arricchimento senza causa. Questi 30 mila euro abbondanti potrebbero aumentare dal momento che il servizio è stato erogato anche successivamente al mese di febbraio. Se al Comune andasse male dovrebbe infine pagare le spese di lite e arbitrato.


LarioEsco osserva che da contratto "il calcolo della tariffa avviene come sconto dell'8% [dal luglio del 2017 la percentuale è passata al 21,50% con un calcolo che secondo LarioEsco non è mai stato condiviso con l'azienda, ndr] sul valore mc di gas naturale derivato dal prezzo a mc pagato dal Comune e successivamente in riferimento al prezzo pagato dal Concessionario per approvvigionamento delle caldaie ad integrazione di scuole e municipi". Per la ditta che gestisce la piccola rete di teleriscaldamento di Lomagna questa modalità di calcolo è stata deleteria data la "forte contrazione del prezzo del gas". In contemporanea si sarebbe assistito a un'impennata dei costi del cippato legnoso. Entrambe le cause non dipenderebbero dall'azienda, rispondendo a dinamiche esterne non controllabili. Già nel giugno 2018 LarioEsco comunicava le evidenze del primo biennio, che restituivano un quadro negativo e non facilmente risolvibile per i "forti squilibri e perdite in conto economico". Chiedeva perciò al Comune di procedere al riequilibrio economico e di modificare il contratto, dal momento che riporta il seguente accordo: "Il concessionario avrà diritto alla revisione del contratto qualora si verifichi un evento o una situazione che pregiudichi l'equilibrio economico del contratto che costituiscono elemento essenziale ed irrinunciabile del presente contratto". Il documento chiarisce ulteriormente: "L'impossibilità di conseguire il volume di incassi tariffari previsto dal PEF, per causa non imputabile al concessionario, costituirà causa di revisione della concessione". 


I ricavi erano risultati inferiori alle prospettive del Piano Economico Finanziario fin da subito. Nel primo anno termico 2016/2017 per poco più di 3 mila euro, ma nel secondo il delta era cresciuto per oltre 11 mila euro. Per il solo costo del cippato, il PEF prevedeva costi di 12.500 euro nella prima stagione termica contro i 19.661 euro realmente sostenuti. L'anno successivo ne sono stati spesi quasi il doppio rispetto alle previsioni: 21.309 euro. LarioEsco sostiene che il costo della materia vergine legnosa è passata da circa 65 euro a tonnellata a 115. Diversamente, dimostra che il consumo di cippato fosse stato in linea alle aspettative, dunque l'aumento del costo non sarebbe imputabile ad uno "spreco" di risorse, a legna bruciata in eccesso, ad una cattiva gestione. Il disequilibrio economico per i primi due anni per fatti non imputabili alla gestione di Larioesco ammontava dunque ad un totale di 30.342 euro. Il Comune non aveva aderito alle richieste e un mese più tardi (luglio 2018) la ditta era tornata a battere cassa. Il Comune avrebbe allora acconsentito a versare qualche spicciolo rispetto alla cifra richiesta: 4.285 euro per il 2016/2017 e 308 euro per il 2017/2018, senza tenere conto dell'IVA.


A stringere ulteriormente la cinghia e togliere il respiro alla ditta ci sarebbe infatti una differenza di vedute sull'impatto dell'IVA. "In sostanza il Comune non riconosce che l'IVA, per le aziende private e diversamente dagli Enti pubblici, non ha rilevanza economica ma è solo una partita di giro. Il Comune considera l'IVA come parte integrante dei ricavi. La quota di IVA non può essere in alcun modo tenuta in considerazione ai fini della sostenibilità finanziaria del PEF. Il PEF deve dimostrare la sostenibilità del Project Financing per il concessionario e quindi non può prescindere dalle regole contabili dello stesso" così lamenta la ditta nella domanda di arbitrato. 


Tra la fine del 2018 e l'inizio del 2019 LarioEsco tentava di pressare ancora il Comune, al ritmo di quasi una lettera al mese. Secondo la versione del concessionario, l'amministrazione avrebbe sempre rigettato le richieste considerando i disequilibri in questione come dei rischi d'impresa. A febbraio l'avvocato di LarioEsco chiedeva di trovare un accordo bonario e trovare una soluzione. Stando a quanto ricostruisce la ditta, il Comune si sarebbe sempre dimostrato indisponibile a una trattativa. Si arriva dunque all'aprile 2021, quando la società comunicava formalmente di voler recedere con effetto immediato. Questa è stata fino ad ora l'unica comunicazione data in Consiglio comunale dall'amministrazione per voce del vice sindaco Stefano Fumagalli [clicca QUI]. Poi il Comune, a mezzo dei propri legali, ha contestato la fondatezza del recesso e ha diffidato la società dall'interrompere l'erogazione delle prestazioni. LarioEsco ha continuato ad offrire il servizio, considerandolo ormai extra-contratto e perciò ora richiede un risarcimento maggiorato. Intanto la condizione di disavanzo è rimasta tale per ogni anno successivo, accumulando perciò perdite su perdite da parte del privato, fino ad un totale di 147.952 euro dal 2016 all'ottobre 2021.


In questo tentativo di sintesi, la posizione del Comune non è nota, se non per una generica contrarietà alle richieste avanzate dalla ditta. Fino ad ora le ricostruzioni fatte in Consiglio comunale sono state sommarie e poco specifiche. Al muro contro muro, l'unico spiraglio offerto dal Comune si apprezza in un singolo frangente della delibera di Giunta che autorizza l'incarico legale. Una ristretta possibilità a promuovere "ove ricorrano i presupposti, la più opportuna domanda riconvenzionale nei confronti dell'impresa". 
Marco Pessina
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