La protezione civile del Parco Curone ricevuta da Papa Francesco

Una trasferta con i colori della Protezione civile, ma non per una missione operativa. Questa volta il viaggio a Roma per GianBattista Turiani è stato di rappresentanza. L'avvenimento della mattinata del 23 maggio è stato di quelli da segnare sul calendario e da conservare in cima al cassetto degli eventi speciali. Il volontario montevecchino è stato infatti invitato a nome del territorio lecchese, insieme ad una delegazione nazionale della Protezione Civile, a partecipare in Vaticano a un incontro con papa Francesco.

Turiani è tra i volontari più presenti all'interno del Gruppo Intercomunale di Protezione Civile e Antincendio Boschivo del Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone. E' il referente della PC, ma è anche operativo come caposquadra AIB. Dal 2019 è membro del Comitato di Coordinamento del Volontariato di Protezione Civile di Lecco. "Mi ritengo fortunato di aver partecipato a questa giornata così emozionante - afferma GianBattista Turiani - È stata un'emozione forte essere riuscito a stringere la mano al papa, a questo papa".
 
Il Pontefice ha accolto circa 300 delegati da tutta Italia presso la Sala Clementina del Palazzo apostolico. A nome della Protezione civile è intervenuto l'ing. Fabrizio Curcio, il numero 1 del Dipartimento nazionale che sta direttamente alle dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Curcio ha consegnato al Santo Padre una targa con il logo della Protezione civile.

Il Papa, dal canto suo, ha tenuto a porgere i sentiti ringraziamenti alla PC per il costante operato che si è notato particolarmente durante la pandemia e l'accoglienza degli sfollati dall'Ucraina e da "questa guerra assurda", incoraggiando tutti i volontari a proseguire nello stesso modo secondo l'esempio incarnato dal patrono dei Volontari di Protezione Civile, san Pio da Pietrelcina. "Grazie per quello che avete fatto e che continuate a fare nel silenzio - ha detto Francesco - Il bene non fa rumore ma costruisce il mondo". Ha poi aggiunto: "Io ho trovato tre cose in Italia che non ho visto da altre parti. Una di queste tre cose è il forte volontariato del popolo italiano, la forte vocazione al volontariato. È un tesoro culturale vostro, custoditelo bene!".
 
Nel suo intervento il Pontefice per tre volte ha citato la sua terza enciclica "Fratelli tutti", scritta nel 2020 con la pandemia in corso per esprimere alcuni tra i principali tratti salienti del proprio magistero. Quella ricerca e applicazione della solidarietà verso gli ultimi che Bergoglio ha manifestato sin dalla sua salita al soglio pontificio quando ha scelto il nome da vescovo di Roma in onore a san Francesco.
 
Il Papa ha lodato il senso profondo della parola "protezione", quel prendersi cura delle persone più fragili ed esposte al pericolo come la parabola del buon samaritano. "Quando questo avviene, la società ne esce migliorata. Il verbo 'proteggere' indica il prendersi cura del fratello verso il fratello, una fraternità concreta, il custodire la vita, preservarla, vigilare su di essa" ha aggiunto il Pontefice.
 
Intrattenendosi ancora con i presenti, Francesco ha raccontato il dramma dell'esclusione sociale, che può essere limitata anche grazie all'attività della Protezione civile. "Davvero non ci si salva da soli. Abbiamo bisogno di capire e di vedere che la nostra vita dipende da quella degli altri e che il bene è contagioso - ha enunciato il papa - Farsi prossimo dei fratelli ci rende migliori, più disponibili e solidali. E nello stesso tempo la nostra società diventa un po' più vivibile".
 
Pensieri costanti alla guerra ("proteggiamo il sogno di pace della gente, il sacro diritto dei popoli alla pace") e ai cambiamenti climatici per effetto dell'azione dell'uomo ("La terra grida! Quando forziamo la mano, la natura mostra il suo volto crudele e l'uomo è schiacciato, costretto a gridare la sua paura") che spesso richiedono l'intervento della Protezione civile a tutela delle popolazioni colpite dai disastri ambientali.
M.P.
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