Osnago: in ''Amareno'' la storia di un amore diviso dalla guerra ma che riesce a trionfare

Una vera storia di amore e guerra è quella raccontata nel primo romanzo di Massimo Ghilardi, "Amareno". Vera in quanto il soggetto della narrazione è il nonno dell'autore, Luigi, di cui ha sentito sempre innumerevoli storie sulla guerra e l'infanzia a Belcastro, ma soprattutto di come si innamorò di quella che divenne sua nonna.

Luigi è un ragazzo di appena vent'anni quando venne strappato, nel 1943, dalla sua terra per partire in guerra a Corfù. Un episodio traumatico in quanto, pur portandolo via da un paese dove doveva spaccarsi la schiena per una miseria, lo separò da un amore appena sbocciato. A peggiorare la situazione fu l'armistizio firmato dal governo Badoglio con gli Alleati, che sanciva la cessione delle ostilità tra l'Italia e gli anglo-americani. Ciò comportò una rottura con l'esercito tedesco, il quale invitò alla resa gli italiani, ma i colonnelli e generali, confusi e traditi dalla firma dell'armistizio, non accettarono il disarmo. Fu in questo modo che i tedeschi iniziarono una rappresaglia contro gli italiani, massacrando e deportando anche coloro che si erano arresi. Tra i 2mila supersiti, su più di 11mila, vi era anche Luigi, che subì una deportazione dapprima a Belgrado, per poi giungere in un campo di concentramento al confine tra Germania e Polonia. Riuscendo a fuggire al termine della guerra, assieme ad un camerata, si ricongiunse con l'amata e potè vivere lontano dal dolore.

Ghilardi ha sentito il dovere di scrivere questa storia in quanto voleva riportare la testimonianza del nonno, tra racconti tramandati e innumerevoli ricerce, riguardo all'eccidio di Cefalonia, episodio spesso dimenticato e di cui si dovrebbe fare più memoria e portare rispetto. Successivamente alla pubblicazione del romanzo, lo Stato italiano ha commemorato la storia ed il coraggio di Luigi con una Medaglia all'Onore, riconoscimento che, per l'autore ed i parenti, è avvenuto troppo tardi, come fosse una scusa d'imbarazzo piuttosto che una vera riconoscenza.

Il motivo che più ha spronato il giovane autore a scrivere è stato però il legame indissolubile d'amore tra i suoi nonni. Un rapporto che, nonostante la distanza e l'incognita del ritorno, li ha tenuti stretti e ricchi di sentimenti reciproci per il resto della loro vita. Per omaggiarli ha voluto intitolare il libro "amareno", a ricordo dell'albero da cui i suoi nonni raccoglievano saltuariamente i frutti da trasformare in squisite confetture, da regalare a tutta la famiglia. Ed è quindi l'amareno il giusto simbolo raffigurante la storia, ovvero un amore così forte da valicare ogni ostacolo e stimolare a combattere con tutte le forze pur di raggiungerlo nuovamente.

Conclusasi questa presentazione, si attende quella del 28 maggio, con Elisa Miccichè ed il suo libro "I ragazzi della rosa".

M.Pen.
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