Parco Curone - PLIS Monte Brianza verso il sì della Giunta Regionale all'aggregazione


Fase cruciale per l'accorpamento del PLIS Monte di Brianza nel Parco del Curone. L'auspicio è che il Consiglio regionale si esprima prima della scadenza elettorale della primavera 2023. Altrimenti i tempi si protrarranno ulteriormente, ammesso che la futura Giunta lombarda non voglia rimettere mano alla Legge del 2016 che ha innescato l'iter di riorganizzazione dei Parchi. Sembra un arco temporale comodo, quasi un anno, ma per gli standard della Regione pare quasi una corsa contro il tempo.

 

Il presidente Marco Molgora

In queste settimane gli Uffici della Regione stanno analizzando la proposta avanzata dal Parco del Curone ormai diversi anni fa. Una fase preliminare che dovrebbe concludersi entro giugno-luglio di quest'anno, in modo che la Giunta regionale possa dare il primo via libera. Poi la palla passerà in Commissione e infine in Consiglio. L'ennesimo aggiornamento sulla questione è stato affrontato durante la Comunità del Parco, lunedì 16 maggio, che si è tenuta presso Cascina Butto a Montevecchia. È stato chiesto al presidente Marco Molgora se i tentennamenti di Airuno sono stati superati e se avranno delle ripercussioni. Molgora ha minimizzato la vicenda sostenendo che Airuno era ricompreso, così come gli altri territori del PLIS di Olgiate Molgora e Valgreghentino, nel progetto aggregativo fin dall'inizio e che dunque tutto proseguirà di conseguenza.

Due sono le osservazioni sul processo di incorporazione. Intanto che Airuno alla fine se la caverà con un tacito silenzio-assenso. Gran rumore per nulla. E, se qualcuno ancora avesse bisogno di ulteriori conferme, l'esito della fusione sarà la prova provata che Airuno non è formalmente nemmeno mai uscito dal PLIS, dal momento che l'unificazione non è tra il Parco del Curone e il Comune di Airuno, ma tra il Parco e il PLIS. Per due anni tuttavia l'Ente locale guidato da Alessandro Milani ha fatto credere a qualcuno di essere uscito dal PLIS a fronte di una inefficace delibera di Consiglio comunale. E così per due volte ha evitato di pagare il contributo annuale di 1.500 euro [clicca QUI], rimediando una doppia brutta figura.

 

Il secondo appunto va mosso al Comune di Merate. La proposta spedita in Regione a suo tempo prevedeva anche l'aggregazione della Riserva del Lago di Sartirana nel Parco del Curone. Questo sulla base della Legge regionale n. 28 del 2016, inequivocabile nel tracciare questo percorso di unificazione, seppur il sindaco Massimo Panzeri e il suo ex braccio destro Andrea Robbiani si fossero sforzati a convincere tutti che la normativa lasciasse una ampia discrezionalità di scelta all'Ente gestore della Riserva, ossia il Comune di Merate. Chiesti i chiarimenti del caso ai funzionari regionali, questi hanno sconfessato la linea Panzeri-Robbiani. A questo punto Robbiani ha insistito ulteriormente dicendo che prima Merate avrebbe dovuto approvare il nuovo Piano di Gestione della Riserva, cosa avvenuta nell'ormai nota recente seduta di Consiglio comunale. Il risultato sarà che la Riserva non rientrerà nel Parco del Curone poiché sembra che la Regione abbia appreso ufficiosamente che Merate non ne voglia sentire parlare, al momento.

Massimo Panzeri

Curioso il fatto che il Consiglio di Gestione del Parco del Curone, composto anche dal meratese Fabio Tamandi, avesse approvato la bozza di convenzione per regolamentare il "comando" della Riserva una volta che essa fosse passata sotto il controllo del Parco. Accordo che poi non è mai avvenuto dal momento che la Giunta di Merate non ha più approvato da parte sua il documento d'intesa. Ironia della sorte, che qualcuno può interpretare come Legge del contrappasso, Fabio Tamandi ha preso il posto di Robbiani in veste di assessore all'Ecologia di Merate. Con il boccino in mano, avrà la facoltà di avviare un secondo iter, a questo punto separato da quello del PLIS, per far portare a compimento il naturale disegno di aggregazione tra aree protette. Resta la consapevolezza che i ritardi nell'attuazione del progetto di incorporazione sono stati in parte dovuti alla lentezza della Regione nello stabilire i criteri e nello sciogliere i nodi burocratici, dall'altra alle posizioni oltranziste di Airuno e Merate.

M.P.
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