Meratese: dopo trent'anni di matrimonio è condannato a 24 mesi per 'maltrattamenti'

Il tribunale di Lecco
Il PM aveva chiesto tre anni. Pur limata dal collegio resta alta la pena irrogata questo pomeriggio nei confronti di un sessantenne a processo per maltrattamenti in famiglia. Il collegio giudicante del Tribunale di Lecco - presidente Paolo Salvatore, a latere i colleghi Martina Beggio e Gianluca Piantadosi - nel ritenerlo colpevole lo ha condannato infatti a due anni. Una sentenza che arriva, dopo oltre trent'anni di matrimonio e tre figlie, a seguito della denuncia presentata a suo carico dall'ormai ex moglie, costituitasi parte civile per il tramite dell'avvocato Sara Mantegazza.

Sentita nel febbraio scorso, la donna, nata al sud ma di fatto trapiantata nel comune meratese dove ha sempre vissuto con la famiglia, aveva tratteggiato una quotidianità difficile al fianco di un marito diventato fin da subito "padre-patrone".

"Quando ci siamo sposati sembrava una persona educata e tranquilla" ha esordito, parlando poi di un marito puntiglioso, incline ad alzare la voce, "disinteressato" alla sua sofferenza tanto da perdere tempo a sgridare la primogenita per aver mandato in frantumi una boccetta di smalto invece che assisterla quando le si erano rotte le acque al termine della seconda gravidanza, arrivando anche a non accompagnarla al pronto soccorso dopo un caduta patita durante una vacanza in terra natia. I soldi, in particolare, parrebbero essere stati, nel tempo, il principale motivo di scontro. Senza un'occupazione - se non lavori occasionali per aiutare la famiglia - la donna, parrebbe aver sempre vissuto dovendo chiedere per ogni necessità al marito, poco incline a concedere contante o la carta di credito per le spese relative alla famiglia, arrivando a negare alla moglie anche 10 euro da lasciare al prete per la benedizione natalizia, scaraventando a terra il presepe, calpestando poi le statuine della Madonna e di Gesù Bambino, fatto visto come un "affronto" dalla denunciante, particolarmente devota. Una serie di vessazioni cessate solo con la decisione della donna di contattare dapprima l'Altra Metà del Cielo, rivolgendosi poi ai Carabinieri per querelare il consorte, arrivato a giudizio rappresentato dall'avvocato Massimo Tebaldi, riuscito ad ottenere dal collegio un alleggerimento della pena rispetto al "calcolo" della pubblica accusa.
A. M.
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