Durante il lockdown a causa della pandemia, la solitudine che inevitabilmente ci accerchia è creatrice di sofferenza e malinconia. In alcuni casi queste emozioni riaccendono la fiamma di ricordi spiacevoli che col tempo e fatica sono stati reclusi dalla memoria in una cella isolata e lontana da tutto. E' questa l'esperienza che ha toccato in primis
Natalia Marraffini, laureata in scienze filosofiche, attualmente collaboratrice con piccole riviste e insegnante alle scuole superiori, che con "
Off-line. Zona rossa" costituisce il suo esordio per Porto Seguro Editore.
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Il libro, come detto dall'autrice, non nasce da un'idea, ma da un bisogno di esprime le proprie riflessioni e appunti presi nel tempo in diari, lettere e quadernetti. Il libro non è però un autobiografia completa poiché la narrazione prende forma di dialogo tra sé ed il suo personaggio Natalia, venendosi così a formare un dialogo continuo. Un pezzo per volta ha messo insieme tutto ciò che aveva scritto durante il lockdown, seguendo un filo conduttore di ragionamenti e idee, che voleva condividere con un pubblico, soprattutto di giovani, così da potercisi immedesimare. Tematiche molto comuni a tutti i giovani sono infatti quelle intraprese nel libro, a partire dalla solitudine del lockdown che da vita alla paura di escludersi dal mondo e dalla normalità, facendo della casa l'unico rifugio sicuro e asettico, e il rimpianto quei giorni, che sarebbero potuti essere i migliori della loro vita, tra viaggi e serate con gli amici ed esperienze amorose.
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Altro argomento che molto sta a cuore a Marraffini è l'emancipazione femminile, trattato con una lettera di confronto futuro con una bambina, immagine rappresentante un dialogo con se stessa, per condividere delle esperienze vissute che hanno portato a divenire una donna forte e libera, tra cui in alcuni casi gli abusi e le violenze subite in giovane età. Tormenti che generano disturbi post traumatici quali: l'incapacità di relazionarsi con altri uomini; incubi che fanno crollare in ricordi orribili; l'autostima che svanisce e si viene a formarsi l'idea dell'essere sbagliate e che le punizioni subite siano un giusto prezzo da pagare; un rapporto sbagliato col cibo, alcool e droghe. Terza tematica fondamentale è quello della società liquida, che emerge dall'intreccio tra vita offline ed online che regolano l'esistenza odierna di molte persone.
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"Una realtà frammentata che slega vita reale da quella dei social, che crea una forte scomposizione del modo di approcciarsi: sempre più semplice e con l'illusione della non conseguenza nell'online; impacciata e senza argomenti da trattare nella vita reale, ma con un rimando costante agli avvenimenti del mondo dei social. Vi è però la speranza ed il bisogno di ricongiungere queste due vite con una visione fluida e dinamica del mondo, adeguandosi e sfruttando ogni nuova occasione che ci circonda, come ad esempio il poter conoscere nuove culture tramite internet per poi poter viaggiare con rapidità" è la riflessione fatta dalla scrittrice.
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Per racchiudere il significato del libro la dottoressa Marraffini utilizza un tatuaggio, a spirale che si conclude con un puntino, simbolo di assorbimento e rielaborazione dei dolori e delle esperienze vissute, per uscirne fortificati, liberi ed aperti, grazie anche alla condivisione ed il confronto con chi ha vissuto sulla propria pelle vicende simili. Il racconto di storie e riflessioni non termina qui, infatti l'autrice continua a scrivere per poter pubblicare un altro libro ed è da tempo che ormai sta producendo un podcast dal nome "Confessioni di una millennial", legato a tematiche femminili nella società attuale, e audioracconti di propria produzione.
Sabato 14 maggio alle ore 18 sarà la volta di "Non danzo più sotto la pioggia" di Luca Radaelli.