Quali i veri fondamenti del sistema sanitario?
Ci sono occasioni particolari in cui sembrano emergere esplicitamente criteri e visioni che caratterizzano realmente, e non solo dichiaratamente, sistemi e servizi alla Collettività.
Venerdì 6 maggio a Molteno è andata pubblicamente in scena una di queste paradigmatiche occasioni relativa non solo alla recentissima cosiddetta Riforma della Sanità Lombarda ma che ha anche abbracciato vari aspetti della Sanità Nazionale.
Si è parlato infatti del Sistema Sanitario nelle sue varie articolazioni riferendosi, oltre alla citata Riforma, agli attuali capitoli del PNRR nazionale come anche, inevitabilmente, alle conseguenze, ormai sotto gli occhi di tutti, di anni di scelte politiche che ne hanno depotenziato ed impoverito il ruolo pubblico anche nella gestione diretta.
Nel corso dell'articolato dibattito a più voci, dai 4 consiglieri regionali di varia appartenenza partitica sì è palesata la differente "cultura politica" che ha informato le rispettive valutazioni ben al di là del reciproco palleggiarsi alcune specifiche responsabilità.
Da una parte una reiterata sostanziale visione formigoniana tesa a dimostrare il presunto valore di una Sanità "a più gambe" (pubblica e privata nelle sue varie declinazioni) basata su competizione paritaria e presunta libera possibilità di scelta e dall'altra una visione che ne assegnerebbe la "titolarità" ad una preminente funzione pubblica ma aperta comunque a quote minoritarie di privato nelle sue varie forme (compreso 3° Settore, privato sociale, cooperative ecc. ecc.).
Vari gli esempi e le considerazioni a supporto delle due apparenti diverse visioni portate dai 4 consiglieri. Apparenti perché, non solo a mio parere, in entrambe l'effettiva applicazione "operativa", condizionata realisticamente, a loro dire, dalle cosiddette compatibilità economiche in un quadro di sempre più esigue risorse, ha di fatto trasformato nel corso di svariati anni un sistema universalistico gratuito teso a garantire il diritto di tutti alla salute in un bisogno il cui pieno soddisfacimento è sostanzialmente basato sulla capacità di reddito dei singoli.
In sostanza il "credo liberista", in nome di una solo presunta economicità/efficienza/efficacia ( le famose 3E), non solo è stato un faro per la destra ma ha contagiato da tempo anche alcuni eredi della sinistra tradizionale nella direzione di uno strutturale snaturamento delle primarie funzioni pubbliche sottese a diritti fondamentali, quali appunto la Sanità, (qui un interessante approfondimento).
Come non pensare allora alle illazioni di molti che sostengono che l'esiguità delle risorse possa anche fungere da alibi per giustificare programmazioni organizzative tese più o meno volontariamente a "favorire" il ricorso alternativo a strutture private più o meno convenzionate ?
Intendiamoci il Privato ha tutto il diritto di produrre utili nelle varie articolazioni del Mercato ma la Salute e la Sanità, come altri servizi relativi a Essenziali Beni Comuni, non possono essere ridotti a merce e relative logiche gestionali.
Così pure il "privato sociale" (spesso in forme cooperativistiche) ha tutto il diritto di essere valorizzato nella società, vista la sua originaria natura mutualistica e "sussidiaria", ma non può mai costituire un paravento al business e alla precarizzazione.
Proprio in ragione di ciò ho posto ai presenti un semplice interrogativo : Voi siete tutti amministratori pubblici. Perché spesso proprio gli amministratori pubblici, a vari livelli, invece che impegnarsi nella giusta "battaglia" di miglioramento della Sanità Pubblica scelgono di "delegarne" importanti settori gestionali (ho portato più esempi locali) ai privati ? Scelta che, secondo logica, risulta incomprensibile visto che, a parità d'efficienza ed efficacia, il "pubblico" sarebbe anche economico, dato che non deve "costitutivamente" produrre utili come il "privato."
La sostanziale risposta dell'ex assessore Gallera è suonata all'incirca così : " Dobbiamo semmai ringraziare quei responsabili sanitari che, in penuria di medici ed infermieri, scelgono di ricorrere alle cooperative ".
Come se tale penuria non dipendesse a sua volta da politiche nazionali, regionali e locali di non predisposizione e di non incentivazione del personale pubblico nelle sue varie articolazioni, come anche da tagli alle strutture e così pure da altrettante scelte "demotivanti" il comparto pubblico.
Della serie, per chiunque non rinunci a pensare, "E' nato prima l'uovo o la gallina ?".
In generale sentendo sia Gallera che Piazza ho avuto, non solo io, la netta impressione che si siano smarriti "i fondamentali"di alcune costitutive funzioni pubbliche, quasi ipnotizzati da una cultura economicistica che, più o meno strumentalmente, baratta diritti fondamentali con solo apparenti libertà ricalcando , in qualche modo, ancora il motto "Meno Stato, più Mercato".
Più di natura critica, anche se moderata, le varie argomentazioni dei consiglieri del PD, a partire dall'esigenza di dare più contenuti effettivi alla sanità territoriale e di prossimità, che dovrebbe peraltro essere al centro anche della cosiddetta riforma regionale. Il tutto sembrerebbe accompagnato da un perlomeno apparente ripensamento critico, forse stimolato dagli interventi di cittadini e sindaci in sala, sull'oggettiva graduale, e purtroppo sin qui consentita, erosione del modello sanitario pubblico nazionale. Ma, più che le parole, conteranno, anche localmente, i fatti.
Per non dilungarmi troppo mi limito a riportare questo ulteriore specifico ma illuminante esempio ospedaliero, a valenza anche locale, che ha visto vivacemente contrapposti i 2 consiglieri regionali del nostro territorio.
Interpellati dalla giornalista conduttrice della serata sullo stato di fatto dei nostri Ospedali, il consigliere Straniero ha tratteggiato brevemente la situazione di "marginalizzazione" del Mandic traendola dalle oggettive molteplici segnalazioni della cittadinanza del territorio meratese. Piccata la risposta del consigliere Piazza che ha contestato in qualche modo a Straniero di cavalcare un eccesso polemico sovra alimentato dai media locali, ma non basato su dati reali.
In sostanza a parere di Piazza e per quanto si è percepito, sarebbe stato semmai tale variegato atteggiamento "disfattista" il possibile elemento di deterioramento del prestigio del nosocomio e la sua conseguente e pur solo paventata minor capacità attrattiva per i vari operatori sanitari.
Lascio ai lettori e ai cittadini, ancor prima che utenti del territorio, le valutazioni di merito.
Tornando a quello che non pochi consideriamo la radice reale del problema e al di là di presunti o effettivi mascheramenti, sarebbe dirimente attuare una vera e propria scelta qualificante di natura Politica (quella con la P maiuscola) recuperando l'originale visione funzionale della Sanità ( una delle ragioni d'essere più importanti per uno Stato moderno) ed un rinnovato senso partecipativo e pungolante della Cittadinanza. Solo così ci si potrà riappropriare pienamente del diritto/dovere alla Salute ben oltre le leggi di Mercato basate sempre più, in definitiva, sulla capacità economica dei singoli.
E' infatti solo da una qualificata e accorta ri-valorizzazione del ruolo pubblico in settori vitali per la Collettività, anche alla luce delle oggettive contraddizioni "di "sistema" ancor più palesate dalla pandemia, che a tutti i livelli si potranno poi " a cascata" caratterizzare i suoi vari e articolati aspetti sia funzionali che gestionali. Ma è altrettanto innegabile che si potrà contribuire sensibilmente ad un reale cambiamento soprattutto agendo dal basso ed in modo sempre più diffuso. A partire dal controllo da parte della Cittadinanza delle reali scelte operative a livello territoriale .