Olgiate: il 27 una serata per i 60 anni dalla prima italiana sulla Parete Nord dell’Eiger

Circa 60 anni fa, nell'agosto del 1962, sei ragazzi scrissero un pezzo di storia dell'alpinismo italiano scalando per la prima volta la Parete Nord dell'Eiger (montagna svizzera delle Alpi bernesi la cui vetta tocca i 3.967 metri). Dopo numerosi tentativi compiuti da altri alpinisti poi morti tragicamente, l'impresa di quei sei ragazzi rimase impressa nella storia, soprattutto per i retroscena.
Gli alpinisti infatti non facevano parte di un gruppo unico, erano due cordate da 3 uomini ciascuna che si incontrarono fortuitamente in parete e decisero di unire le forze e proseguire insieme.

Foto di gruppo in vetta

La prima cordata, che iniziò a scalare l'11 agosto, era composta dal noto alpinista Armando Aste (di Rovereto, scomparso nel 2017), Franco Solina (di Brescia) e Pierlorenzo Acquistapace (di Mandello del Lario). La seconda cordata invece, che iniziò l'impresa il giorno dopo, era composta da Romano Perego (calchese originario di Pagnano, scomparso nel 2019), Andrea Mellano (di Torino) e il giovanissimo Gildo Airoldi, di Olgiate Molgora.

Gildo Airoldi

Don Emanuele Colombo, grande appassionato di alpinismo, a distanza di 60 anni invita la cittadinanza a ripercorrere quella storica impresa venerdì 27 maggio presso il salone teatro dell'oratorio di Olgiate Molgora, dove saranno presenti il concittadino Gildo Airoldi, Andrea Mellano e Franco Solina, insieme allo scrittore Giovanni Capra (autore del libro "Due cordate per una parete"), che racconteranno in prima persona le emozioni di quei giorni di scalata (CLICCA QUI per il volantino).

Hinterstoisser

Gildo Airoldi, che all'epoca aveva solo 21 anni, ricorda ancora con grande entusiasmo l'esperienza.
"Non abbiamo detto a nessuno dove stavamo andando, né cosa avremmo fatto. Mi toccò dirlo a un doganiere svizzero che non voleva lasciarmi varcare il confine perché ero ancora sotto leva. Quando capì dove ero indirizzato insieme ai miei amici, mi diede un biglietto e mi disse di riportarglielo se mai fossimo tornati indietro". Ha gli occhi lucidi Gildo, mentre ripensa alla notte prima dell'inizio dell'impresa. "Io, Romano e Andrea passammo la notte a Grindelwald, sdraiati in un prato, ma non riuscimmo a dormire. Passammo la notte a continuare a svuotare gli zaini per accertarci di avere tutto. Erano due anni che ci preparavamo a quella scalata e la tensione era molta."

Gildo Airoldi in una foto d'epoca

"La difficoltà dell'Eiger non era dovuta dal grado della parete, ma dalle condizioni atmosferiche e la presenza del ghiaccio. Ognuno di noi aveva appesa al collo una mappa che indicava il percorso, dovevamo essere tutti indipendenti e pronti a prendere il controllo se le cose si fossero messe male per gli altri." Il gruppo iniziò la salita il 12 agosto, e in poco tempo raggiunse tre alpinisti partiti il giorno prima. "Riconobbi Lorenzo Acquistapace, con cui avevo scalato moltissime volte la Grigna. Poi vidi Aste, che ai tempi era considerato una leggenda, e anche Solina. Decidemmo di proseguire insieme. Aste ci disse che non aveva mai arrampicato sul ghiaccio, era la prima volta che metteva i ramponi. Decidemmo che nelle parti in ghiaccio avremmo guidato noi, nella parte in roccia invece loro".

Terzo nevaio

E così il gruppo proseguì per altri 5 giorni, resistendo a nevicate, temperature glaciali, superando i nevai (sopratutto il terzo: "quello era il punto di non ritorno. La parte più difficile del Eiger") e riuscendo a superare anche l'attraversata degli Dei, una parete di roccia marcia. Nel corso dei giorni molti di loro persero indumenti ed effetti personali, solo Gildo riuscì a conservare la macchina fotografica di Romano e riportare a casa delle fotografie di quei giorni. La vetta venne toccata attorno alle 14:30 del 16 agosto. I sei ragazzi, stanchi, infreddoliti, affamati e dopo giorni che non dormivano, si misero sulla strada per casa. Gildo riportò il biglietto al doganiere.

E.Ma.
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