Legge e (dis)ordine
Invece - e chi sta nel cuore di Merate lo sa bene - tranquillità e sicurezza sono espressioni di scarso valore. Dopo la mezzanotte accade di tutto: risse, corse, partite tra urla e strepiti senza che un qualsiasi mezzo delle forze dell'ordine presidi con assiduità le piazze per dimostrare che lo Stato esiste e che gli investimenti in strutture militari sono stati utili.
Fino a poco più di vent'anni fa c'era solo una casermetta, in via Verdi con una decina di militari agli ordini di un maresciallo a garantire la sicurezza in città ed in altri otto comuni ad essa afferenti. Oggi c'è niente meno che un comando di compagnia con annessa stazione, radiomobili e pattuglie.
Ma l'ordine e la sicurezza, la legge e la disciplina restano in equilibrio molto precario. E i continui assalti alle abitazioni private lo dimostrano in modo implacabile.
Al nuovo signor Prefetto consigliamo dopo i giri di rito nei comuni, di trovare tempo e modalità per emergere dalla paludata ufficialità della liturgia istituzionale e parlare con i cittadini.
Ne trarrà un'impressione assai diversa da quella acquisita attorno al grande tavolo del Palazzo del Governo. Prenderà atto che la sfiducia dilaga sempre più e che se non fosse un documento essenziale per l'assicurazione l'ultima vittima di un furto nemmeno farebbe la denuncia.
E' triste ma vero. A furia di derubricare reati - come lo schiamazzo notturno che fa assumere i caratteri di un coglione al denunciante - si finirà che il furto in abitazione è solo un dato statistico, un lavoro da impiegato come l'emissione di una bolla o una fattura. Indipendentemente dall'abito che indossa chi lo esegue.