Mandic: nel ricordo di san Leopoldo, un invito a compiere gesti che rendano lieti

Don Biagio Fumagalli, monsignor Franco Agnesi e don Fabio Biancaniello

Quest'anno a luglio ricorreranno gli ottant'anni dalla morte di san Leopoldo Mandic. Nella cappella dell'ospedale a lui dedicato e dove si verificò uno dei miracoli che lo innalzò agli onori dell'altare, sabato monsignor Franco Agnesi, vicario generale della Diocesi, ha celebrato la Messa in concomitanza con il giorno della sua nascita, avvenuta il 12 maggio 1866 e sulla sua figura ha incentrato l'omelia.

"San Leopoldo è stato un uomo di amicizia che ci testimonia come la Misericordia di Dio è più forte di ogni cosa e che non dobbiamo lasciarci abbattere dall'oppressore. Imparando da lui che è stato un confessore, che trascorreva intere giornate ad ascoltare le persone dobbiamo anche noi compiere gesti che rendano lieti e che ci facciano sentire uniti, dando importanza e attenzione al nostro prossimo".






Il prelato ha ricordato ai fedeli radunati in chiesa quanto una delle necessità dell'uomo sia quella di sentirsi amato e apprezzato, di avere qualcuno vicino che provi stima e affetto e che faccia stare bene.
La celebrazione, animata dal coro di Novate, è stata officiata anche da don Biagio Fumagalli, cappellano dell'ospedale, e dal decano don Fabio Biancaniello, che è anche parroco di Montevecchia.

Tanti i fedeli che hanno preso parte alla funzione che ogni anno viene ricordata in modo speciale proprio per la grande devozione verso il santo.
Qui, nel 1962, Paolo Castelli colpito da grave trombosi massiva dei mesenterici con conseguente necrosi di gran parte degli intestini venne dichiarato spacciato dai medici che non avevano proseguito nell'intervento chirurgico data al situazione ritenuta incurabile.

Gedeone Baraldo e Paolo Brusadelli

La moglie Maria, devota del frate cappuccino, la notte gli aveva appoggiato sul petto un'immaginetta e a Lui aveva affidato le sorti del marito.
Solo un'ora dopo, il risveglio improvviso dell'uomo che aveva esclamato "Io sono guarito, sto bene, non ho più niente". Visitato dai medici il mattino successivo, era inspiegabilmente stato dichiarato sano e dimesso dall'ospedale.

S.V.
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