Merate: in crescita l’attività della terapia del dolore al Mandic grazie al dott. Paolo Maniglia
La dottoressa Valentina Bettamio e il dottor Paolo Maniglia
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Si tratta di un tipo di terapia di nicchia che non tutti gli anestesisti possono svolgere, ma che Merate voleva riattivare da tempo, tanto che è stata pensata e fatta crescere in piena pandemia. Si tratta di un'attività di forte sollievo e conforto per tutte quelle persone che vivono costantemente nel disagio a causa di un dolore (spesso cronico), indipendentemente da quale sia la sua natura.
Il dottor Paolo Maniglia, affiancato dal dottor Fabio Pisaturo, sta consolidando la terapia a Merate e la riposta, sia in termini di risultati che di affluenza, sembra essere positiva.
I pazienti della terapia del dolore non vanno confusi con quelli delle cure palliative, perché la terapia del dolore non si applica solo ai pazienti tumorali, ma a tutti coloro che soffrono di un dolore cronico, che in Italia (secondo l'Oms) sono il 30% della popolazione.
"La terapia del dolore - ha spiegato il dottor Maniglia - è rivolta a chiunque soffra di un dolore dovuto da una qualsiasi patologia o problematica, fisica o biologica. La terapia del dolore va a trattare il dolore in sé, non la patologia, per quello ci sono i vari specialisti. Noi andiamo trattare solo la sintomatologia dolorosa, perché spesso la patologia non è risolvibile."
Un grazie il dottor Maniglia l'ha rivolto al dottor Gianlorenzo Scaccabarozzi, il promotore e motore di questo servizio. "È stato scelto l'ospedale di Merate - ha spiegato - per due motivi: da un lato la disponibilità della struttura, delle sale operatorie e del personale, dall'altra il fatto che storicamente le cure palliative hanno sempre avuto sede al Mandic." Attualmente anche i pazienti oncologici, già in fase in palliativa, vengono trattati con cure innovative della terapia del dolore per provare ulteriore sollievo e godere di una migliore qualità di vita.
"L'attività della terapia del dolore è nata su Lecco, - ha continuato il dottor Maniglia - ma pian piano si sta spostando sempre più su Merate perché il personale è qualificato e le strumentazioni a disposizioni consentono di svolgere la parte di attività procedurale, ovvero le tecniche di neuromodulazione. In sostanza, se abbiamo un distretto doloroso andiamo a ‘stordire' i nervi che vanno a innervare quel distretto, come ad esempio un ginocchio artrosico non operabile, e andiamo così a zittire il dolore." Non si tratta delle comuni infiltrazioni, ha spiegato il medico. "Le infiltrazioni sono il passaggio precedente. Quelle ci permettono di fare la diagnosi, ma il trattamento che applichiamo è la neuromodulazione a radiofrequenza."
Circa il 60% dei pazienti che giungono a Merate soffrono di lombalgia che negli anni hanno provato a trattare, ma senza alcun successo. "Con questo tipo di pazienti otteniamo buoni risultati, ma è bene precisare che noi non possiamo garantire di togliere completamente il dolore, per noi un buon risultato è ridurre del 30% il dolore. Se poi arriviamo al 50% o al 70% siamo più soddisfatti, ma anche solo allentare il dolore a persone che altrimenti non potrebbero svolgere attività normali come andare a fare la spesa sono risultati considerevoli."
Ma la neuromodulazione non è tutto, il dottor Paolo Maniglia e i suoi colleghi hanno voluto spingersi oltre. Sono state sviluppate anche altre procedure come le periduscopie, per cui i medici riescono a entrare nel canale midollare del paziente con delle fibre ottiche per valutare la situazione, individuare l'infiammazione e liberare le radici nervose. "È una procedura considerata sempre meno invasiva perché non c'è nessun taglio chirurgico, ma è molto importante perché laddove le altre terapie falliscono, andare a liberare le radici nervose può dare beneficio al paziente, il tutto semplicemente con un foro di 3 millimetri nello iato sacrale."
Da questo mese a Merate si inizierà anche con l'impianto di stimolatori midollari, considerati l'ultima frontiera del trattamento del dolore cronico della colonna vertebrale. " A pazienti, anche giovani, che non hanno più soluzioni per il loro male, impiantiamo un piccolo device che va a modulare a livello del midollo spinale la trasmissione del dolore dal distretto doloroso al cervello."
Solo l'anno scorso sono state fatte circa 4.000 visite e sono state 170 le procedure di neuromodulazione, mentre sono state 4 le periduscopie. Il paziente medio, ha spiegato il dottor. Maniglia, all'inizio si aggirava sui 70 anni, ma ora l'età media si è abbassata ai 55/60 anni.
A Lecco l'ambulatorio per la terapia del dolore è aperto per 4 sedute mattutine, mentre a Merate per una seduta sola. È a Merate però che due mattine a settimana (mercoledì e venerdì) si tengono le sedute in sala operatoria. In media sono 24 le prime visite che vengono compiute mensilmente, a cui si aggiungono 10/15 richieste d'urgenza. Attualmente a condurre l'attività sono il dottor Maniglia e il dottor Pisaturo, che possono contare sul supporto di altri due medici, ma presto arriverà stabilmente anche un terzo specialista.
Quest'anno, ha concluso il dottor. Maniglia, verranno sviluppati due corsi di formazione rivolti ai medici di base, in modo da renderli quanto più partecipi e informarli su quello che la terapia del dolore può fare e quali sono i pazienti che possono essere presi in carico. Chiunque infatti soffra di dolore e vorrebbe sottoporsi alla terapia del dolore deve prima confrontarsi con il proprio medico di base, che sarà il solo in grado di indirizzarlo verso la terapia.