Per difendere l’ospedale Mandic bisogna credere nella sanità pubblica
La serata organizzata dal Comitato a difesa dell'Ospedale Mandic, ieri sera a Merate, nell'auditorium Spezzaferri, ha mostrato ai presenti (forse pochi, vista l'importanza dell'argomento) la gravità di una situazione che da anni procede, passo dopo passo, per svuotare dall'interno il valore e la funzionalità della Struttura. Perché impoverire sempre di più e mettere in difficoltà un Ospedale che era così utile, vicino alla popolazione del territorio?
Semplice: corrodere la Sanità pubblica vuole dire spingere chi ha bisogno di salute e di cure (cioè tutti) nelle braccia dei servizi privati che, nel frattempo, si moltiplicano facendo affari d'oro. È il piano formigoniano della privatizzazione perseguito dai suoi seguaci e successori al governo della Regione Lombardia e che si apprestano a completare l'opera con la prossima riforma del sistema sanitario regionale. Questi signori, che alla fine del 2019 nella stessa sala parlavano di razionalizzazione della spesa, di attenzione al cittadino, si sono fatti trovare poi con le mani nel sacco perché spendevano i soldi della regione male e arricchendo società di amici e parenti.
Formigoni ha difeso recentemente in una serata in Sala Ticozzi a Lecco la sua riforma, rivendicando di fare tutto per dare ai cittadini una libera scelta su dove e come curarsi. Ha trasformato, grazie anche alla regionalizzazione del Sistema Sanitario, la salute in un mercato, gli ospedali e le Asl in Aziende e invece di mettere pubblico e privato almeno sullo stesso piano, ha tolto, anno con anno, risorse e soldi dal pubblico (soprattutto personale insufficiente e malpagato) così ne ha mostrato l'inefficienza. E i cittadini, nel bisogno che sempre hanno, non si chiedono se le prestazioni che ricevono sono pubbliche o private, basta che ci siano!
E perché dovrebbero credere nel Pubblico quando la mancanza di controlli, la compiacenza come sistema e il disinteresse degli amministratori eletti hanno ridotto la Sanità, specialmente in alcune regioni, ai minimi termini, senza strutture, senza personale, senza ricerca, preda delle baronie spadroneggianti nei settori chiave?
Il documentario della serata partiva dalla considerazione che grandi e importanti interventi sanitari oggi sono ancora possibili, gratuitamente, grazie al sistema gratuito universalistico basato sulla fiscalità generale (cioè pagato da chi, onestamente, paga le tasse). Ma fino a quando? Arriverà il momento anche in Italia che per una operazione cardiaca ti devi vendere la casa o fare un mutuo a vita? Il sistema è sostenibile, è dimostrato, purchè sia curato con attenzione e pervicacia. Ma se cominci ad aprire le porte a imprese private che ti illudono di farti risparmiare.
I soldi ci sono e, in più, vanno trovati nella lotta decisa alla evasione fiscale (chi si oppone?) e nella riduzione di spese inutili o dannose come la spesa militare. Il tema è caldo e durante la serata certamente aleggiava in tutti questo pensiero.
Non hanno sufficiente seguito coloro che si oppongono a livello istituzionale e sindacale a questa azione distruttiva e vorace. Invece ogni cittadino dovrebbe conoscere le nefaste conseguenze della privatizzazione lombarda così spinta e spudorata, che persino il Governo centrale ha richiesto modifiche.
Per uscire da questa spirale noi diciamo, come sempre abbiamo sostenuto, che la salute è un diritto sancito dalla Costituzione, che il Sistema Sanitario Pubblico e Universale istituito nel 1978 è una conquista storica che va difesa con le unghie e coi denti. Farlo funzionare al meglio, controllare da vicino, premiare il merito e la preparazione, mettere tutto il personale e le strutture possibili. Forse non è facile, ma non impossibile. Bisogna crederci.
Purtroppo anni e anni di cultura "privato è bello ed efficiente", di denigrazione del Servizio pubblico, nonostante gli anni del Covid abbiano dimostrato la dedizione e il coraggio di quelli che venivano chiamati "angeli" e che ora sono lasciati a se stessi, i comuni cittadini hanno perso la coscienza del proprio sacrosanto diritto alla salute. Una cosa tanto preziosa come un Sistema Sanitario Pubblico, che ci metteva ai vertici della civiltà e della democrazia, si sta sgretolando: se hai i soldi ti curi bene, se non li hai amen. È il sistema capitalistico che riconduce tutto a una merce.
Il Comitato a difesa dell'Ospedale di Merate ha cercato giustamente di investire del problema in primis gli amministratori locali che avrebbero il compito di difendere gli interessi dei cittadini, ma se essi stessi non credono nel valore superiore del Servizio Sanitario pubblico e stanno dalla parte di chi lo corrode, quanto si può ottenere?
Noi diciamo che l'unico modo per difendere non solo l'edificio dell'Ospedale Mandic, ma il suo valore di cura efficace, pronta, vicina, sul territorio, è investire soldi per il personale di tutti i settori, riprendere il controllo pubblico di tutti i servizi. I soldi ci sono, lo abbiamo visto recentemente quando, per le spese militari, spese di morte, sono stati trovati miliardi e miliardi in pochi giorni.
Il problema è grande e meriterebbe attenzione diffusa, informazione e dibattito continuo e mobilitazioni vaste come quella che ci è stata mostrata di una situazione simile nel Vicentino.
Gli operatori della sanità che hanno dato la loro testimonianza di quanto accade sul campo hanno lasciato senza parole e pochi dubbi sulla ingiustizia e sulla gravità della situazione. Non vanno lasciati soli.
Noi di Rifondazione Comunista ci siamo. Da sempre per l'Ospedale Mandic, da sempre per la Sanità Pubblica, Gratuita e Universale.
P.R.C. Circolo del Merateseii