Merate: il Comitato a difesa dell’ospedale chiede impegno al sindaco Panzeri. Porti le problematiche alla conferenza

Una serata interessante e ricca di spunti di riflessione quella proposta dal 'Comitato a difesa dell'ospedale di Merate' nella serata di venerdì 29 aprile, tenutasi - quasi per ironia della sorte - a distanza di una manciata di ore dall'inaugurazione della prima Casa della Comunità della provincia di Lecco, avvenuta nella mattinata a Olgiate Molgora al cospetto della vicepresidente di Regione Lombardia Letizia Moratti.

Non particolarmente pieno l'auditorium Giusy Spezzafermi di Merate per un appuntamento che, ha spiegato la rappresentante del comitato Giuditta Pacchiarini, è stato il primo proposto dopo lo stop dettato dalla crisi pandemica. "In questi due anni ci siamo dovuti fermare, ma non si è fermato il depauperamento del nostro ospedale da parte dei dirigenti dell'azienda ospedaliera, anzi, questo fenomeno è andato avanti con un gran ritmo. Abbiamo due fini: salvaguardare la sanità pubblica e salvaguardare l'ospedale di Merate. Abbiamo e vogliamo una sanità pubblica efficiente ed efficace, che sia a stretto contatto con tutta la popolazione. Non vogliamo andare all'ospedale di Lecco o a quello di Vimercate, abbiamo il nostro ospedale e vogliamo conservarlo." 

Francesco Scorzelli

Massimo Cirri


In presenza del conduttore radiofonico Massimo Cirri è stato proiettato il documentario da lui realizzato con Chiara D'Ambros "Quello che serve": la narrazione di un viaggio all'interno della sanità pubblica che Cirri ha condotto lungo tutto lo Stivale, incontrando personaggi di rilievo come Gino Strada e Umberto Galimberti e raccontando come gli è stato curato un tumore gratuitamente grazie alla sanità pubblica italiana. La domanda trainante al centro del documentario è 'perché gli ospedali in Italia curano tutti gratuitamente?'.

Giuditta Pacchiarini

Attraverso interviste a medici che l'hanno curato, Cirri ha spiegato quanto è costato effettivamente tutta la sua terapia (circa 22mila euro) e quanto lui ha realmente pagato: "neanche una lira".    "Il molti posti se ti ammali puoi diventare povero" ha detto il conduttore radiofonico alla fine della proiezione "Quando mi sono ammalato io ero preoccupato per i miei figli e altre cose, ma non per i soldi, e questo perché sono stato curato in Italia. Il servizio sanitario nazionale ci è stato raccontato come un episodio di malasanità, qualcosa che non funziona, ma non è vero, il servizio sanitario ha avuto un pessimo ufficio stampa".   

A mettere a fuoco la situazione dell'ospedale di Merate è stato Francesco Scorzelli, dipendente della Asst di Lecco, dirigente sindacale USB e delegato RSU. "Sono coordinatore dal 1988. Il mio stipendio è di 1.900 euro al mese. Con il nuovo contratto prenderò 1.935 euro al mese" ha esordito.  "Il 20 novembre 2019 in quest'aula qualcuno disse che è stucchevole continuare a parlare dell'ospedale che chiude. Chiusura non vuol dire chiudere definitivamente, vuol dire ridimensionare e appaltare servizi all'esterno. L'ospedale di Merate si sta depotenziando. Abbiamo 100 interventi in meno all'anno al pronto soccorso, che non è chiuso, funziona, ma di notte c'è una cooperativa che ci lavora e nessuno che controlla. poiché non sono dipendenti del ospedale. Parliamo di medici che in 4 giorni prendono quanto prende il medico strutturato in un mese. Lo stesso accade tra gli anestesisti, presi da una cooperativa. Il reparto di ostetricia non è chiuso, però fa meno di 500 parti all'anno. Inoltre pare che Del Boca stia andando in pensione. La pediatria è in diminuzione, ha massimo 10 posti letto. In dialisi era stata aperta un'altra stanza che ora è stata già chiusa."  


Ma quali sono i servizi appaltati all'ospedale di Merate? Scorzelli ha citato il magazzino della farmacia, la centrale termica, la portineria, la mensa, l'ingegneria clinica, l'ingegneria informatica, la camera mortuaria. "Questa mattina (ieri per chi legge, ndr) è stata inaugurata la Casa della Comunità. Abbiamo inaugurato una cosa che già funziona, con 4 medici e un infermiere, che tali resteranno. La vicepresidente ha detto che sono state stabilizzate 3.000 persone, il che non vuol dire assumere. Tutt'ora c'è mancanza di personale, viaggiamo a una media di 1,5 dipendenti al giorno che se ne vanno, perché mancano soldi per pagare il personale."   "È stucchevole però parlare di camere operatorie - ha detto ironicamente - ne avevamo 6, ora ne vanno avanti 2. Poi abbiamo carenza di anestesisti. Per questo bisogna aspettare mesi per togliere un neo. La chirurgia era il nostro fiore all'occhiello, ora pompiamo dicendo che abbiamo la colonna laparoscopica. L'avevamo già, l'abbiamo solo cambiata. Per non parlare del reparto di psichiatria, chiuso ormai da due anni."  

Giliola Sironi

È iniziato quindi il dibattito e molti presenti hanno voluto dire la loro. "Dobbiamo continuare a sensibilizzare e informare le persone su questo problema, fare un rebelot, come si suol dire" ha detto un signore. Tra i presenti anche Giliola Sironi, che ha lanciato il messaggio: "bisogna tirare in mezzo i sindaci. Se pensiamo di fare battaglia sull'ospedale senza sindaci, abbiamo già sbagliato".  

È stato in questo momento che i riflettori in sala si sono accesi sul sindaco di Merate Massimo Panzeri, seduto tra gli spettatori, come peraltro il sindaco di Osnago Paolo Brivio, l'assessore di Casatenovo Fabio Crippa e il consigliere di minoranza meratese Roberto Perego.   

Fabio Crippa

Dopo un rapido passaggio di microfono tra i presenti, molti dei quali dipendenti sanitari che hanno voluto portare la loro esperienza personale, la parola è passata - come molti hanno sollecitato con mezze frasi tipo "ma ce l'abbiamo qui il sindaco" - alle istituzioni. L'assessore Fabio Crippa, per rispondere a Giuditta Pacchiarini che ha detto che alla serata erano stati invitati tutti i sindaci della zona, ha spiegato che Filippo Galbiati, sindaco di Casatenovo, era assente causa consiglio comunale. Tuttavia l'intervento di Crippa pare essere stato gradito dai rappresentanti del comitato: "Bisogna chiedere che la politica di assuma delle responsabilità. La politica locale deve essere investita da questo problema. Come si è fatto in passato non importa. La proposta è semplice: questo tema, che riguarda tutti, deve essere gestito dalle comunità territoriali attraverso i loro rappresentati, che devono far rilevare le incongruenze segnalate. Bisogna chiedere che un organismo come la conferenza dei sindaci metta al ordine del giorno il tema trattato questa sera per cercare una soluzione. Descriviamo i problemi, cerchiamo di collocarli in una via di uscita".   


A questo punto, forse un po' tra capo e collo, si è ritrovato in mano il microfono anche il sindaco di Merate Massimo Panzeri, alla quale sono state sollecitate risposte dal pubblico. "Questa sera sono qui per ascoltare. Ho sentito cose interessanti che condivido, altre meno. Non è vero che la sanità non costa niente, le tasse si pagano, cosa che non tutti fanno. Quando c'è mancanza di risorse bisogna guardare queste cose. Io sono un forte sostenitore del fatto che scuola e sanità debbano essere pubbliche."    "La sanità pubblica ha tanti pregi, ma anche tante criticità. Sono stati citati dei ministri, a me è sempre rimasta in mente il ministro Rosy Bindi, la quale, quando fu ministro della sanità, pose l'attenzione sulla separazione delle carriere tra pubblico e privato. Spesso c'è troppa commistione tra i medici che lavorano contemporaneamente in pubblico e privato. Questo è uno dei problemi che deve essere superato."  

Il sindaco di Merate Massimo Panzeri


"Tornando al nostro ospedale, un altro aspetto che adesso è stato ben espresso, io l'avevo espresso con altri termini, ma uno dei relatori di questa sera mi ha definito un cog***ne in un'altra sede, è cercare di guardare avanti. Andare oltre alla semplice critica o alla retrospettiva. Come ha detto la signora Sironi, è impossibile pensare all'ospedale di 30/40 anni fa. Dobbiamo pensare al futuro e questo è il compito di noi amministratori: raccogliere le problematiche e girarle ai tecnici, i quali devono essere competenti."   "Oggi Regione da l'obbiettivo di tornare al 110 % delle prestazioni ante Covid" - ha continuato Panzeri "Il nostro ospedale è ben lontano da questo risultato. Io questo l'ho fatto presente non più tardi dell'altro giorno al direttore generale Favini, al quale ho chiesto nei prossimi giorni di spiegarmi nel dettaglio perché siamo lontani da questo target imposto da Regione."  

A questo punto è intervenuta Giuditta Pacchiarini: "Lei ci dà il suo impegno ad assecondare quello che ha proposto l'assessore Crippa, il suo impegno formale?".

Panzeri: "È un mese che dobbiamo calendarizzare con il suo sindaco (Filippo Galbiati ndr), non ci siamo ancora trovati per motivi più suoi che miei..."

Pacchiarini: "Panzeri, sì o no?"

Affermativa la risposta del sindaco Panzeri e conseguente applauso finale.
Edoardo Mazzilli
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