Paderno: incontro con il dottor Luca Riva sulle scelte del fine vita e le cure palliative

"A nessuno piace parlare delle scelte sul fine vita, ma è necessario quantomeno essere informati correttamente, così da poter prendere decisioni autonomamente e nel rispetto della nostra volontà, in casi di malattia grave." Così il dottor Luca Riva, medico palliativista all'ASST di Lecco, ha introdotto l'incontro a tema "LE SCELTE SUL FINE VITA", tenutosi la sera del 20 aprile a cascina Maria di Paderno d'Adda. Un argomento che in questi ultimi anni sta facendo clamore in Italia e che nel 2017 ha ricevuto una legge volta a tutelare il paziente con "prognosi infausta" e rendere più esplicito il legame medico-paziente.

Il dottor Luca Riva

Il rapporto medico-paziente è stato sempre asimmetrico, con il malato dipendente dal medico il quale, seguendo il codice deontologico, deve agire, prendendo decisioni a suo dire corrette, per il bene della persona. Ciò lasciava libertà totale all'operatore sanitario, che poteva lavorare seguendo le proprie conoscenze ed il proprio istinto, non permettendo la libertà di decisione all'ammalato terminale, il quale veniva spesso non informato della prognosi per riservatezza medica. Dal 1995 nasce il principio di autonomia, che permette al paziente di prendere decisione riguardo il proprio trattamento sanitario, anche concludendolo e decidendo di morire pur potendo guarire, andando così a sovrastare a livello giuridico il diritto sanitario. Ma nella realtà il rapporto medico-paziente non si aprì ad un confronto bilaterale, restando stagnante nel vecchio codice deontologico e non permettendo al paziente di prendere liberamente decisioni sulla fine della sua vita. E' così che nel 2017 viene emessa la legge 219 riguardante le "norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento". Passata molte volte come una legge che da' libertà al medico di fare l'eutanasia semplificando il proprio lavoro, o come il diritto con il quale si può morire su richiesta, la L.219 è stato spiegato nel corso della serata ha l'obiettivo di tutelare e dare parola al malato terminale, rendendolo informato e autonomo riguardo il proprio trattamento sanitario. In modo sintetico i punti fondamentali sono: i malati hanno il diritto di essere informati su tutto ciò che li riguarda; i medici hanno il dovere di metterli al corrente; i pazienti possono scegliere un fiduciario che prenda le sue veci, nel conoscere e prendere decisioni; i famigliari possono non essere informati su richiesta del paziente che può terminare i trattamenti, i quali comprendono anche nutrizione e alimentazione, conoscendone le conseguenze; il medico deve rispettarne la volontà; bisogna comunicare e attuare le decisioni prese con tempo sufficiente e non tardivamente. Nel caso in cui un medico dovesse andare contro a questa legge, violando di fatto i diritti del paziente, andrebbe incontro, nella maggior parte dei casi, ad una multa di risarcimento nei confronti del paziente. Per poter informare delle proprie volontà a livello sanitario, anche nel caso in cui non sia possibile perchè incapaci a comunicarlo nel momento del ricovero, esistono le DAT, ovvero le direttive anticipate di trattamento. Tramite il sito governativo, ma anche tramite i siti comunali, si può stilare una serie di provvedimenti su un futuro ricovero, riguardante fiduciari, trattamenti non desiderati ed altro. "Le DAT non sono obbligatorie, ma sono necessarie se si vuole scegliere sul proprio fine vita. Se queste non dovessero essere consegnate, sta al medico la piena libertà di esecuzione, tagliando ipoteticamente fuori anche i famigliari. Ovviamente ogni buon medico dovrebbe prima consultarsi anche un minimo con i famigliari, i quali potrebbero avere più informazioni sulle volontà del malato" ha aggiunto il dottor Riva.

Il relatore ha poi spiegato in cosa consistono le cure palliative che non si concretizzano in trattamenti o farmaci, ma sono approcci alla "prognosi infausta". Le cure palliative non consistono in cure terminali, ma sono quindi un approccio clinico specialistico che mira a migliorare la qualità della vita dei pazienti nelle ultime fasi di una malattia inguaribile, attraverso la prevenzione e il sollievo dalla sofferenza, fisica, psicologica e spirituale e non una semplice somministrazione di antidolorifici. Sempre più frequentemente si tende a non relegare le cure palliative soltanto agli ultimi momenti della vita, anticipando la palliazione in affiancamento ad altre terapie, quando il paziente non sia ancora giunto alla fase terminale della malattia. Le cure palliative sono dunque un diritto fondamentale dell'essere umano e rientrano nella legge 219, con ad esempio la sedazione palliativa, una somministrazione dosata di medicinali, per far dormire il paziente nelle ultime ore di vita, privandogli del dolore che non riesce più a tollerare.

"Era dunque necessaria la legge 219?" si è chiesto il dottor Riva. "Sarebbe meglio di no - ha proseguito - ma è necessaria nel nostro paese, differente per cultura e modo di affrontare, anche a livello parlamentare e giuridico, decisioni così importanti, rispetto ai paesi anglosassoni, dove il medico comunica ogni informazione al paziente, essendo anche il trattamento molto costoso. In Italia non viene data la giusta importanza a questi argomenti, ma vengono diffuse argomentazioni errate e dannose, oltre che pubblicità e messaggi ingannevoli, che creano nella gente una illusione di benessere infinito, senza mai pensare a conoscere i propri diritti sul fine vita". L'educazione e la sensibilizzazione all'argomento sono dunque necessari poichè conoscere i propri diritti inalienabili è necessario se si vuole essere fautori del proprio futuro.

"Non si muore perchè ci si ammala, ma ci si ammala perchè fondamentalmente bisogna morire" -Sigmund Freud.

M.Pen.
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