Airuno, il ricordo di don Felice nelle parole dei ragazzi dell'oratorio: ''Un grande sacerdote''


Non un semplice sacerdote, ma un amico, un educatore e una guida. Questo e molto altro è stato per i suoi parrocchiani don Felice Ferrario, venuto a mancare lo scorso 17 aprile all'età di 82 anni. Tra coloro che in questi giorni lo hanno ricordato con commozione e affetto ci sono anche gli allora ragazzi dell'oratorio di Airuno, che nel lontano 1968 l'hanno accolto come viceparroco - coadiutore di don Giuseppe Sironi. Fin dai primi mesi in parrocchia e per gli otto anni successivi, ricorda Stefania Calvi - parlando a nome di un gruppo di amici nato proprio in quegli anni e rimasto legato ancora oggi - don Felice si è dimostrato un uomo energico, impegnato e creativo.


È stato con lui, infatti, che l'oratorio di Airuno ha iniziato ad ingranare: nonostante la prima pietra fosse stata posata anni addietro da don Angelo Manzoni, la struttura è stata ultimata proprio nel 1968, anno in cui sono state organizzate le prime attività. Tra queste, ricorda, l'oratorio domenicale e quello feriale, un'iniziativa inedita per Airuno, dove per la prima volta i giovani venivano coinvolti in progetti dedicati a loro. Di pari passo, in quegli anni sono nate anche la società sportiva e il centro giovanile, divenute ben presto fulcro della comunità.

"Don Felice aveva un'idea precisa di cosa volesse dire l'oratorio: per lui significava crescita umana e cristiana allo stesso tempo" racconta Stefania con un velo di commozione, ricordando con un sorriso i tempi delle prime sfilate con i carri di Carnevale a tema Promessi Sposi, per cui il religioso avere voluto costruire una Lucia e comprare i vestiti dell'epoca. Don Felice è stato in tutto e per tutto un uomo innovativo per i suoi tempi: non si stancava mai di imparare, andando sempre alla ricerca di novità, senza risparmiare fatica e denaro. "Per noi ragazzi dell'oratorio trascorrere del tempo con lui non voleva dire solo frequentare la catechesi del lunedì. Ci coinvolgeva in tutto, dai laboratori alle gite sulla neve alle vacanze in montagna". È proprio di queste vacanze che il gruppo nutre i ricordi più preziosi: i tempi trascorsi a Cialvrina, in un villaggio costruito da un sacerdote per i gruppi oratoriali in Valle D'Aosta, sono stati una vera boccata d'ossigeno.


"In paese, don Felice si spostava usando una Lambretta verde che gli era stata regalata, e quando era qualche tempo che non frequentavi la Messa o l'oratorio e ti incrociava per strada ti chiedeva notizie, facendoti capire che si ricordava perfettamente di te" ricorda ancora Stefania ridendo di gusto. "Non lasciava nessuno allo sbando, ma cercava sempre di essere una guida attenta e presente, dandoci principi solidi che portiamo avanti ancora oggi".Le iniziative che don Felice ha avviato ad Airuno sono continuate negli anni, portate avanti dai sacerdoti venuti dopo di lui e da quel gruppo di adolescenti che con il passare del tempo sono cresciuti e hanno saputo trasmettere il loro entusiasmo alle generazioni successive. Tra coloro che ricordano con commozione don Felice c'è anche chi, a quei tempi, era già un po' più grande, come l'airunese Alma Gola, ancora oggi attiva nel volontariato in paese. "Negli anni dei primi oratori estivi, il don aveva chiamato chi in quegli anni aveva preso il diploma, come me, chiedendoci di diventare educatori. È stata un'esperienza bellissima, in cui lui ha dimostrato di nutrire grande fiducia in noi".

Due momenti della festa organizzata ad Airuno per il 40° di sacerdozio di don Felice, con lui don Mario Maggi

Tra le novità assolute dei tempi c'erano i laboratori, a cui teneva tantissimo, in particolar modo a quello dedicato al traforo. Indimenticabili poi le giornate trascorse in piscina con Annisa, altra innovazione di quel periodo introdotta da don Felice e portata avanti ancora oggi. E poi i capodanni, il carnevale, le giornate sulla neve, i recital sulle tematiche sociali. Ad Airuno, insomma, don Felice ha portato una vera e propria ventata di novità. I legami creati in quegli anni, per nulla indeboliti dal tempo che scorre inesorabile, sono ancora oggi solidi. Tanto che il gruppo dell'oratorio ha mantenuto i contatti con il sacerdote, trasferitosi poi a Lomagna, andandolo a trovare fino a qualche tempo fa. Gli airunesi hanno anche partecipato alla grande festa organizzata in occasione dei suoi 55 anni di sacerdozio, nel 2019. "In quell'occasione ho ritrovato un uomo maturo, umile e umano" ricorda Alma, raccontando di essere rimasta molto colpita dal passaggio nell'omelia in cui don Felice ha voluto chiedere perdono davanti a tutti alle persone che negli anni poteva aver offeso o ferito.
G.Co.
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