Olgiate: lo scrittore Marco Erba presenta ''Città d'argento'', testimonianza dalla Bosnia

Per terminare il programma di eventi organizzati dal comune di Olgiate Molgora, in onore del patrono, è stato invitato il professore e scrittore Marco Erba. L'obiettivo dell'incontro è stato quello di discutere sul senso dell'odio all'interno di un conflitto, grazie alle testimonianze raccolte dal docente nel suo viaggio in Bosnia ed alla sua opera "Città d'argento".

Nel suo libro, edito da Rizzoli e pubblicato nel 2020, Erba racconta di un'adolescente di nome Greta che ripercorre la vita della sua famiglia nel periodo della tragedia avvenuta a Srebrenica (città d'argento in serbo) nel 1995, ovvero il genocidio dei musulmani da parte dei serbi. Grazie a diverse esperienze vissute in Bosnia, per turismo e per studi personali, Erba ha potuto ascolTare molte storie che lo hanno portato a scrivere, così da poter raccontare in modo più profondo ed istruttivo cos'ha davvero significato il conflitto.

Sostenuto dalle domande della sua ex studentessa Benedetta Ghezzi, il professore ha posto l'accento sul motivo che ha portato alla morte di più di 8mila musulmani, ovvero una propaganda sciagurata e bugiarda da parte della politica e dei media. Una paura senza contesto, che ha innestato all'odio verso il "diverso", pur essendo un familiare od un amico conosciuto da anni, sfociando in una violenza ritenuta giustificata. Dalle testimonianze riportate, appare però grande senso di pace nei cuori di molti musulmani, che hanno voluto perdonare i propri concittadini, denunciando i politici ed i militari come i veri architetti del massacro. "L'odio è un sentimento, ma è anche una scelta" è stata la frase usata da Erba per riassumere il pensiero che accomuna diversi superstiti del massacro, che non hanno voluto vendicarsi. Portabandiera di questa visione è Sena, che viene anche rappresentata nel libro come Ema. Sena, donna musulmana, perde durante l'assedio di Sarajevo il figlio adolescente, ucciso da un cecchino e, finita la guerra, apre un locale ed assume un ex cecchino serbo come primo dipendente. Dice infatti: "Avevo due scelte, o impazzivo, o perdonavo, cercando di andare avanti e costruire un futuro migliore. Questo perchè - come riportato da Erba - non tocca a noi fare la giustizia, ma perdonare ed andare avanti".

Marco Erba e Matteo Fratangeli

Ed è proprio per questo che il professore ha voluto scrivere il libro per un pubblico giovane, che rappresenta il futuro del paese e del mondo. L'obiettivo di questo volume, ma anche di altre opere sue e dei suoi insegnamenti, è quello di mettere in primo piano il dialogo, che ci rende tutti meno diversi e più uniti. Senza il confronto non si può essere chiari e compresi il che porta, all'interno delle nostre scuole, l'additare dei poveri ragazzi russi come assassini, quando nella realtà la loro madre aiuta i propri parenti ed i cittadini ucraini, in quanto ritenuti suoi fratelli che soffrono. "Dobbiamo ritenerci uguali ed uniti, costruire ponti di fratellanza, come hanno fatto per anni i cattolici ed i musulmani in Bosnia. La storia si ripete perchè siamo noi a farlo, quindi ripongo le mie speranze nei giovani e confido nei giusti insegnamenti, come quello di Sena".

A terminare l'incontro è stato il vice sindaco Matteo Fratangeli, il quale ha ringraziato per la partecipazione, sia in presenza che da casa, del pubblico e dell'intervento del professore Marco Erba e di Benedetta Ghezzi. "L'augurio alla comunità è quello di imparare ad aprire le braccia a chi ha bisogno, senza mai farsi corrompere il cuore dalle male lingue. Soprattutto in questo momento, aiutiamo i nostri fratelli ucraini accogliendoli nel nostro paese, assieme ai fratelli russi, con i quali dobbiamo dialogare, evitando di commettere l'errore di incolparli di una guerra di cui non sono artefici".

M.Pen.
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