Merate: spiritualità, cura e speranza nel libro di don Proserpio e del dottor Clerici

Don Tullio Proserpio, la moderatrice Barbara Garavaglia, il dottor Carlo Alfredo Clerici


E' stato un incontro non facile quello che si è tenuto lo scorso martedì 12 aprile nell'auditorium di Merate e che ha visto la presenza degli autori del volume "La spiritualità nella cura", don Tullio Proserpio (cappellano dell'istituto nazionale di tumori di Milano) e Carlo Alfredo Clerici (psicoterapeuta e professore associato di psicologia clinica presso l'università degli studi).
Organizzata dalla Fabio Sassi la serata ha voluto offrire una riflessione su un tema difficile come quello della spiritualità associata al dolore e alla cura, del beneficio che spesso deriva anche dal punto di vista della salute quando la persona sperimenta un sollievo interiore, di come non siano solo le medicine a rappresentare un palliativo alla sofferenza. A dialogare dunque sono stati mondi diversi.

Don Tullio ha ribadito più volte l'importanza e la bellezza dell'aspetto umano delle relazioni.
"Entrando in ospedale ho scoperto un mondo nuovo, ho trovato la possibilità di incontrare le persone. Il contatto con il malato rende il livello del dialogo e dell'approccio più umano". Anche il dottor Clerici ha sottolineato questo aspetto, puntando sull'unicità della persona. "La medicina tendere a curare in maniera standardizzata ma le persone soffrono nella singolarità ed è importante trovare qualcuno che dia attenzione e valore all'aspetto della spiritualità all'interno dei luoghi di cura".
Spiritualità intesa come trascendenza dunque, senza riferimento alla religione in particolare, ma come qualcosa che dia senso alla vita della persona, che per alcuni può anche rappresentare un profondo slancio umano. Negli Stati Uniti nei protocolli medici è previsto l'accompagnamento spirituale visto come sostegno e beneficio alla cura e in un sistema sanitario basato sulle assicurazioni il riconoscimento della spiritualità diventa significativo.

Carlo Clerici

Don Tullio Proserpio

"Il termine speranza non è contenuto in alcun manuale di medicina" ha chiosato il dottor Clerici, rispondendo alla domanda su come affrontare la sofferenza che irrompe nella vita di una persona e della sua famiglia "ma è ciò di cui ha più bisogno un paziente. Ci sono grandi e piccole speranze ed è consolatorio, ad esempio per un operatore sanitario, sapere di aver dato un senso anche a pochi giorni di vita. Perchè la vita è fatta di attimi. E questo è lo sforzo delle cure palliative, inventarsi la vita in un modo diverso e darle senso anche per un breve tratto".

Il dottor Gerolamo Corno, ex direttore generale dell'istituto dei tumori di Milano

A tornare sull'importanza dei rapporti è stato don Tullio. "Dobbiamo imparare a curare le relazioni, ma purtroppo non c'è mai tempo. Da quando l'ospedale è diventato un'azienda è stata una discesa negativa. A dare speranza sono dunque le buone relazioni".

L'incontro ha lasciato poi spazio agli interventi ma soprattutto ha affidato alla capacità di approfondimento e riflessione di ciascuno i tanti spunti offerti, meritevoli di un "pensiero" personale e silenzioso.

 

S.V.
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