Presunta corruzione in ospedale a Parma: il conto a Rovagnate del dottor Guido Fanelli porta il processo a Lecco. Ma non è detto continui

Quello approdato quest'oggi all'attenzione del collegio giudicante del Tribunale di Lecco è solo un piccolissimo stralcio di un'inchiesta “immensa” sgonfiatasi come un suffle nel passaggio da Parma – dove è nata – all'ombra del Resegone, dove gli atti sono stati trasmessi per competenza territoriale e dove all'allora sostituto procuratore Paolo Del Grosso, ha – per mutuare l'espressione scelta questa mattina da uno dei difensori – compiuto una “radicale rivalutazione del compendio probatorio”, chiedendo una sfilza di archiviazioni “per notizia di reato infondata”.
A distanza di quasi cinque anni dallo scoppio del “bubbone”, un frammento dell'operazione Pasimafi, condotta dal NAS di Parma, è arrivato a dibattimento.
Corruzione il reato contestato al professor Guido Fanelli,  classe 1955, nativo di Olgiate Molgora e residente al momento a Correzzana, rinviato a giudizio lo scorso 16 novembre dal GUP Salvatore Catalano insieme a Ezio Lucherini, classe 1952, ai tempi direttore commerciale della IBSA Farmaceutici Italia srl, a sua volta coinvolta nel processo – e rappresentata dall'avvocato Andrea Puccio – perché, stando al capo d'imputazione, “non adottava, e non attuava efficacemente, prima della commissione dei fatti contestati, modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati della specie di quelli verificatisi".
Fanelli – rappresentato in Aula dagli avvocati  Elena Maria Catalano e  Ennio Amodio, con quest'ultimo oggi sostituito da Giovanni Priore -  nel dettaglio, per quella che la Procura etichetta come “la vicenda IBSA”, “in qualità di pubblico ufficiale, dirigente di secondo livello della struttura complessa "2^ Anestesia Rianimazione e Terapia Antalgica" dell'Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma”, rapportandosi con Lucherini (ed altri le cui posizioni non sono oggetto di questo procedimento) avrebbe, dietro corresponsione di denaro, realizzato nel marzo 2015 "uno studio, senza la dovuta autorizzazione del comitato etico, sulla somministrazione ai pazienti di un integratore alimentare commercializzato dalla IBSA" e ancora, avrebbe sollecitato i medici afferenti alla sua unità operativa, in aprile e giugno 2015, "ad aumentare la prescrizione relativa ad un farmaco" e si sarebbe poi impegnato "a far acquistare all'Azienda Ospedaliera un dispositivo medico prodotto dalla IBSA".  L'AO è costituita parte civile, come pure, per la sola posizione Fanelli, anche l'Università di Parma e il Ministero dell'Istruzione e della Ricerca, tramite l'avvocatura di Stato.
Altre tre le “vicende” richiamate nel decreto che dispone il giudizio, fruttate – per gli inquirenti – al professore diverse migliaia di euro, tutte divenute lecchesi solo per la “sede” del conto corrente a lui riconducibile, aperto presso un istituto di credito di Rovagnate, su cui sarebbe confluito il denaro.
Già dichiarati prescritti quest'oggi dal collegio due capi d'imputazione. Ma l'intero iter giudiziario potrebbe ripartire ora da zero. Diverse le questioni preliminari sollevate infatti dai legali degli imputati.
L'avvocato Catalano, per Fanelli, ha contestato le modalità di formazione del fascicolo (con atti mai migrati da Parma a Lecco): la caoticità violerebbe il diritto della difesa, ragione per cui è stata chiesta – dopo la richiesta di dichiarare inutilizzabili le intercettazioni ambientali operate nello studio direzionale del medico in quanto da equiparare alla privata dimora – la nullità della richiesta di rinvio a giudizio e del decreto che dispone il giudizio.
Si è associato anche il collega Fabrizio Manganiello, difensore – con l'avvocato Edoardo Lorenzo Rossi – di Lucherini, sottolineando altresì, per la posizione del proprio assistito, un problema anche di elezioni di domicilio, con l'avviso di conclusioni indagini non notificato direttamente all'imputato, questione che, se accolta, renderebbe nulli tutti gli atti successivi.
Per IBSA, poi, l'avvocato Puccio ha chiesto di dichiarare la nullità del decreto che dispone il giudizio per l'omessa notifica dell'avviso di conclusioni indagini da parte del PM di Lecco che ha formulato un diverso capo d'incolpazione per la società; per l'indeterminatezza del capo d'imputazione; per la mancanza agli atti del provvedimento di iscrizione della notizia di reato nei confronti dell'azienda, pregiudicando il diritto di difesa.
Per rispondere in maniera organica, recuperando anche i documenti richiesti, la Procura – rappresentata in Aula dai sostituto Chiara Di Francesco e Giulia Angeleri, eredi del lavoro del collega Paolo Del Grosso – ha chiesto un rinvio, con prossima udienza fissata per il 19 maggio.
A. M.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.