''Se un pazzo lancia la sua auto sul marciapiede io non posso solo seppellire i morti devo afferrare il conducente e bloccarlo''

A memoria mia era dall'11 settembre 2001 che non succedeva che la quasi totalità delle prime pagine dei più importanti giornali nazionali e internazionali aprissero con la stessa drammatica notizia.


È successo oggi, con il racconto esterrefatto delle atrocità commesse dalle truppe russe nella loro "Operazione speciale" in Ucraina.

Cerco parole negli scrittori che ho amato, e che hanno vissuto periodi forse più bui dei nostri, per spiegare a me stesso e ai miei figli perché possano ancora accadere simili nefandezze, perché l'animo degli uomini possa essere così sporco, e non ne trovo. Il racconto delle esecuzioni sommarie a opera di persone inoffensive e indifese travalica l'obbedienza agli ordini di guerra e apre lo squarcio su una cattiveria personale, sul sadismo di chi liberamente ha deciso di premere il grilletto, compiacendosi del male.

Quando leggo di "crimini di guerra" mi rendo conto di quanto il linguaggio possa essere ipocrita, come se la guerra non sia essa stessa un crimine e ci sia invece una specie di gradazione interna, una hit parade al contrario tra ciò che è onorevole, ciò che è proditorio, ciò che è disdicevole ma efficace, ciò che è immorale, ciò che è illecito. E provo ribrezzo.
Mi sconvolgono ancora di più quelle testate, alcune anche italiane, naturalmente, che hanno scelto di dare questa notizia in piccolo, in una civetta o nel piedone della pagina, come fosse un piccolo fatto di cronaca. E l'ipocrisia dei pacifisti e dei baciapile ad ogni costo.


Dietrich Bonhoeffer e Gianfranco Ravasi


"Se un pazzo lancia la sua auto sul marciapiede, io non posso, come pastore, contentarmi di seppellire i morti, cantare in gregoriano e consolare i parenti. Io devo afferrare il conducente al suo volante e bloccarlo."

Indovinate chi l'ha detto?
a. Edward Luttwak
b. Alessandro Orsini
c. Matteo Salvini

Il primo, economista e consulente strategico USA sarebbe verosimile, viste le sue posizioni interventiste radicali; il secondo sarebbe improbabile, nonostante la banalità provocatoria delle sue dichiarazioni; il terzo potrebbe averlo detto ma bisognerebbe capire se ha capito chi è il pazzo in questa circostanza, visto le magliette che indossava.

L'ha detto Dietrich Bonhoeffer, grande teologo luterano, protagonista della resistenza contro il Nazismo. L'ha citato su twitter il 21 marzo il cardinal Gianfranco Ravasi, mio maestro di ebraico (e questo non conta niente), ma presidente del Pontificio consiglio della cultura, uomo di saggezza inarrivabile e di parola franca. Non un guerrafondaio.
Stefano Motta
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