Fuggita da Chernihiv in fiamme Alina ha partorito Egor al Mandic. A portarla in Italia con altri parenti la famiglia Scaccabarozzi di Cernusco che l’aveva ospitata da bambina
Mamma Alina era in Ucraina fino ad una settimana fa. La lieta notizia è stata condivisa da tutta la famiglia che però è separata dalla guerra. Il marito di Alina, infatti, non può lasciare il Paese, mentre la madre di 65 anni è rimasta bloccata a Chernihiv, dopo che il ponte di collegamento con il principale asse viario con la capitale Kiev è stato abbattuto.
Mamma Alina
Chernihiv è una città ucraina, tra le più vicine con la Bielorussia, che le agenzie di stampa danno ormai per distrutta, con almeno 200 civili uccisi dai primi bombardamenti voluti dal Cremlino. Fino a qualche settimana fa, da uno sguardo esterno, sembrava che l'unico problema di Chernihiv fosse ancorato al 1986, al disastro del reattore nucleare di Chernobyl, che dista ad un'ottantina di chilometri. Per questo si organizzavano costantemente dei soggiorni terapeutici per i bambini di quelle zone per far respirare loro aria pulita, non contaminata dalle scorie radioattive. Tra questi bambini c'era anche Alina, che dal 1996 al 2000 è stata ospitata per dei periodi dai coniugi Gianpietro Scaccabarozzi e Franca Astuti, residenti a Cernusco Lombardone. Negli anni a venire sono rimasti in contatto e, a distanza, hanno visto crescere la ragazza ucraina. Alina nel frattempo si è sposata, ha avuto un figlio, Sergej, che ora ha due anni, ed è rimasta incinta una seconda volta.
Vedendo l'evolversi della situazione bellica in Ucraina, la famiglia Scaccabarozzi ha invitato Alina a venire in Brianza, per mettere in sicurezza se stessa, il figlio e il nascituro. Spostarsi per una donna al settimo mese di gravidanza non è semplice, sotto le bombe è un'impresa. Per aiutarla e trovare insieme una via di scampo, si sono aggregati a lei la sorellastra Tania, con la figlia Anastasia di 9 anni, e la cognata di Tania, Julia con il figlio adolescente Ruslan di 13 anni. Sono usciti dalla città di Chernihiv verso la campagna in macchina. Ma quando è finito il carburante non è stato possibile fare rifornimento perché i distributori erano ormai rimasti a secco. L'unica opzione possibile era continuare il percorso a piedi. E così hanno fatto. Dopo diverse traversie, hanno raggiunto e superato il confine della Polonia dove le autorità locali hanno fatto allestire un centro profughi. Tra le ONG presenti sul campo, c'è la Croce Rossa, che ha garantito il primo soccorso e soprattutto un viaggio in automobile fino a Bologna. Quindi il viaggio in treno (da metà marzo Trenitalia sta offrendo spostamenti gratuiti ai profughi ucraini) con destinazione Milano Centrale, dove martedì 22 marzo ad accogliere Alina e le altre cinque persone c'era proprio Gianpietro.
Si è creata da subito una rete familiare di aiuto. La figlia e la nipote del signor Scaccabarozzi e della signora Franca Astuti, rispettivamente Roberta e Marta, hanno ospitato a casa loro a Osnago Tania e la figlia Anastasia. Invece Alina, Julia e i loro figli sono rimasti a Cernusco Lombardone. A gestire l'organizzazione quotidiana si sono messi a disposizione anche gli altri due figli Scaccabarozzi, Paola e Andrea. Ma anche da altri amici e parenti sono arrivati molti aiuti come per esempio i buoni spesa, i vestiti e degli alimenti.
In questa prima settimana sono state svolte le pratiche burocratiche legate all'accoglienza. Si stanno muovendo per trovare anche degli alloggi in zona e garantire così più agio e una maggiore intimità agli ospiti, a maggior ragione ora che si è aggiunto un bebè. Ma soprattutto la famiglia cernuschese ha cercato di sollevare il morale dei profughi ormai avvertiti come persone di casa. Hanno organizzato per loro un pic nic e qualche altro momento di svago, allontanando per un po' il pensiero che l'orrore della guerra porta con sé e l'apprensione per i familiari rimasti in Ucraina.