Merate: il 29 marzo di 85 anni fa moriva don Michelangelo Ambrosioni. A lui si deve il museo, un patrimonio enorme che un video e una brillante tirocinante stanno valorizzando
A volte a cambiare il corso delle cose basta un incontro fortunato.
Il secondo incontro che potrebbe davvero rivelarsi decisivo è stato quello con Rachele Motta tirocinante di "Dote comune" ma soprattutto specializzata all'accademia di Brera con indirizzo beni culturali e comunicazione espositiva. La giovane, che raggiunge tutti i giorni Merate in treno da Monza, è un concentrato di entusiasmo, simpatia ma soprattutto competenza e sta dando un impulso propositivo e costruttivo al museo, tanto da poter pensare a una figura in forma stabile presente in loco.
Proseguendo si trova la sala della fisica che è ancora in fase di allestimento con strumenti e macchinari di meccanica, elettrodinamica, ottica, acustica. Accanto c'è la sala della Resistenza con cimeli bellici e pre-bellici e materiale che ricorda l'ufficiale Giacinto Domenico Lazzarini.
Insomma un vero patrimonio composto da migliaia di pezzi, cui si aggiungono i volumi donati sempre da don Michelangelo, posto nel cuore della città e che merita davvero oltre che una visita per chi non l'avesse ancora fatto, un impegno per la sua valorizzazione, tutela e sviluppo.
In questo caso se ne contano due e fanno ben sperare per il museo civico di storia naturale "Don Michelangelo Ambrosioni" di Merate.
Il primo è stato qualche mese fa quando Giacomo, giovane in servizio temporaneo presso la biblioteca, appassionato e abile videomaker, ha realizzato uno "spot" di due minuti per sponsorizzare il piccolo gioiello che ha sede presso l'istituto Manzoni. In due gradevoli minuti con immagini, musica e didascalie ha saputo dare un assaggio di quanto è possibile trovare negli spazi tanto ricchi di materiale, curiosità, storia che buona parte dei meratesi sicuramente non ha mai visionato. Un lavoro che ha trovato l'apprezzamento di tutto lo staff della biblioteca e dell'assessore Fiorenza Albani, impegnata nella promozione di questa nicchia locale che merita maggiore attenzione e sviluppo.
Rachele Motta
Il suo desiderio di svolgere l'esperienza di dote in comune presso il museo meratese e l'opportunità per la struttura di avere una persona appassionata e già formata in materia, offrono al visitatore la possibilità di conoscere questa realtà, apprezzarla e comprenderne la ricchezza.
L'allestimento del museo e buona parte del suo patrimonio si devono a don Michelangelo Ambrosioni di cui, il 29 marzo, ricorrono 85 anni dalla morte. Persona di una intelligenza fine ed acuta, curiosa ed appassionata soprattutto di scienze naturali, durante i suoi innumerevoli viaggi in giro per il mondo aveva raccolto fossili, minerali, esemplari di animali che aveva poi minuziosamente catalogato nella sua abitazione vicino alla chiesa parrocchiale di Merate, paese dove insegnò per quasi cinquant'anni. Andato in pensione si occupò di allestire proprio nel collegio Manzoni, dove aveva avuto la cattedra, un museo donando infine alla città parte della sua collezione personale e tutta la biblioteca composta dal oltre 450 volumi.
Il museo di oggi si compone di diverse sale. In una è esposta la collezione di minerali suddivisi in base alla classificazione cristallografica che tiene conto della composizione del materiale. Ci sono reperti fossili del lecchese che permettono di studiare quale sia stato lo sviluppo della vita in determinati periodi storici. Tra le curiosità il "sass di lumach" ritrovato sulla Grigna, montagna particolarmente ricca di fossili. Nelle vetrine si trovano poi decine di esemplari di oro, argento, zolfo, solfuri, alogenuri, ossidi, idrossidi, carbonati, solfati, fosfati, silicati. Il tutto rigorosamente "etichettato" ed esposto in uno spazio "esclusivo".
Il diorama delle volpi
C'è poi la sala di zoologia, il cui impianto è stato modificato rispetto all'impostazione originale data da don Michelangelo. Gli animali ora sono raggruppati in base ai biomi, cioè ai luoghi dove vivono. Undici le ambientazioni ricostruite. Ci sono così i biomi delle acque dolci, dei boschi (decidui o conifere), di alta montagna, del deserto eremitici, della prateria e della steppa, di origine antropica, marini, ecc. Nell'ampio corridoio c'è un bellissimo diorama delle volpi dove don Michelangelo era riuscito a raccontare la scienza "atteggiando" due animali in movimento, non dunque in forma statica. C'è anche una vetrina dedicata interamente al lago di Sartirana.
Al secondo piano del museo, raggiungibile attraverso una scala arricchita dalle immagini della vecchia Merate, oggetto di una donazione da parte di un privato, si trova la collezione petrografica con reperti sedimentari, metamorfici, ignei e con rocce del territorio. Particolare la presenza del calcare nero o marmo di Varenna (noto per essere uno degli elementi di abbellimento del duomo di Milano o Monza).
Insomma un vero patrimonio composto da migliaia di pezzi, cui si aggiungono i volumi donati sempre da don Michelangelo, posto nel cuore della città e che merita davvero oltre che una visita per chi non l'avesse ancora fatto, un impegno per la sua valorizzazione, tutela e sviluppo.
S.V.