Brivio: cosa è il vuoto e come superarlo con le esperienze di Emanuela, infermiera in Hospice

Molti i fedeli che si sono riuniti nella chiesa prepositurale di Brivio per assistere al primo appuntamento del ciclo "Le dodici tavole di Qohelet", omonimo titolo che lo scrittore Alfredo Chiappori ha dato, insieme al cardinal Gianfranco Ravasi, al suo quinto lavoro: un volume che raccoglie il libro di Qohelet o Ecclesiaste, con un introduzione scritta appunto dall'alto prelato meratese.

A dare il benvenuto a Emanuela Bonacina, infermiera presso l'Hospice di Airuno, nonché ospite della serata intitolata "Vuoto", sono stati Ugo Panzeri e don Emilio Colombo.
Dopo aver letto alcune pagine del volume, Emanuela ha condiviso la sua esperienze per cercare di dare delle risposte alla domanda "che senso ha la vita?", partendo appunto dal concetto di vuoto.

"Lavoro presso l'Hospice ormai da 15 anni - ha spiegato - e lì tutti i giorni mi trovo a fare i conti con il vuoto". Emanuela ha elencato quindi una serie di esperienze che esplicano i diversi tipi di vuoto che lei conosce. Il vuoto di comunicazione in primis, ha detto, ricordando di una signora molto lucida arrivata presso la struttura, non consapevole però di avere un tumore, poiché i figli non avevano trovato il coraggio di dirglielo, creando così un vuoto di comunicazione. E poi ancora, un paziente di origine tunisina che di fronte alla notizia dell'aggravarsi della sua malattia ha mostrato a Emanuela tutte le foto della sua famiglia nel paese natale, dimostrando un senso di vuoto e lontananza verso di loro in un momento così drammatico.

 

Poi, ha continuato Emanuela, c'è il vuoto religioso. Ha raccontato quindi di una signora che una sera, in punto di morte, le ha posto delle domande sulla fede e lei ha risposto come ha potuto. Infine il vuoto che la morte lascia attorno a sé, quando si perde un marito, una moglie, un amico, un figlio.

"C'è la possibilità di colmare questo vuoto? - ha domandato Emanuela - La via che indica Qohelet è temere Dio. Per Qohelet il timore del Signore significa assumere un atteggiamento di fondamentale libertà, lucidità e accettazione nei confronti dell'esistenza concreta, così come Dio l'ha fatta. È inutile che l'uomo si agiti per sottrarsi al suo limite, ed è inutile anche mettere Dio sotto processo".

E dunque come colmare il vuoto, nel concreto? Vivere il presente con quello che la vita ci porta, ha spiegato Emanuela, raccontando poi come i vuoti di cui ha raccontato si siano colmati. La signora non consapevole di avere un tumore si è rivolta personalmente a una dottoressa e le ha chiesto se fosse malata. Il giovane tunisino, invece, preso atto di poter continuare le sue cure in Tunisia, è stato aiutato a partire per fare ritorno a casa e finire lì i suoi giorni, vicino alla famiglia. Per la signora che ha fatto domande in merito alla fede invece è stato chiamato un sacerdote, che l'ha poi confessata.

 

Infine Emanuela ha concluso invitando a fare sempre attenzione alle cose e ai piccoli gesti, continuando a compierli anche quando ormai sembra che non ci sia più niente da fare. Quindi ha citato colei che ha dato vita alla diffusione degli Hospice, Dame Cicely Saunders: "Tu sei importante perché sei tu, e sei importante fino alla fine. "C’è dunque la possibilità di sfuggire alla vanità generale? Sì, e questo ci viene dal Vangelo dove Gesù ci ricorda che un’esistenza tenuta per sé è perduta, senza futuro, ma un’esistenza donata è salvata, ha un futuro. Tutto è vanità… ma non l’amore, la condivisione, la fraternità".".

Il prossimo appuntamento, "Follia" con la counselor Paola Lecchi, è fissato per venerdì 25 marzo, 20:30.

E.Ma.
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