Merate: finito a processo per la diretta FB durante il lockdown, il sindaco rivendica la sua buona fede. In Aula Vignola e Carbone

Il sindaco durante la diretta FB
L'impegno a tutto campo nell'emergenza Covid, nell'interesse della cittadinanza. Sembra essere questa la linea difensiva scelta dai legali che assistono il sindaco meratese Massimo Augusto Panzeri, comparso in tribunale a Lecco questa mattina, al cospetto del giudice in ruolo monocratico Giulia Barazzetta e in presenza del vice procuratore onorario Mattia Mascaro.
Il primo cittadino è infatti chiamato a rispondere dell'accusa di "istigazione alla violazione di norme" (art. 415 cp), per alcune affermazioni rese nel corso di una diretta Facebook. Rispondendo alle domande postegli da alcuni meratesi, l'amministratore leghista avrebbe infatti suggerito loro in un paio di occasioni - secondo l'impianto accusatorio sostenuto dalla Procura nella persona del dr.Andrea Figoni, che del primo cittadino aveva chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio - come aggirare le prescrizioni vigenti in tema di contenimento del Coronavirus.
E' stato proprio Panzeri il primo a parlare, sottoponendosi ad esame e rispondendo così alle domande degli avvocati Elena Ammannato ed Elena Barra, che lo assistono nel procedimento penale odierno.
La sua deposizione si è concentrata appunto sull'attività svolta durante le prime fasi della pandemia e cioè dal 9 marzo al 3 maggio 2020, data quest'ultima a cui risale la diretta Facebook finita nel mirino dell'autorità giudiziaria.
''Ero presente tutti i giorni in municipio per coordinare il lavoro svolto dagli uffici'' ha spiegato Panzeri, impegnato a gestire l'attività di informazione, prevenzione e controllo del rispetto delle normative. Ma anche la distribuzione dei dispositivi di protezione, ovvero le mascherine, sia alla popolazione, sia al personale sanitario dal momento che sulla città di Merate insiste l'ospedale Mandic oltre a RSA e strutture socio-sanitarie. ''C'erano continue richieste di informazioni rispetto ai vari DPCM che si susseguivano, quindi in aggiunta agli strumenti istituzionali (sito internet, app e note stampa ndr) ho iniziato ad utilizzare anche i social network registrando messaggi informativi e proponendo anche un paio di dirette Facebook''.
La deposizione del sindaco meratese è entrata nel vivo con il racconto di quel 3 maggio 2020, o meglio di quella diretta dalla quale è scaturita poi l'indagine penale nei suoi confronti, con il rinvio a giudizio disposto dal giudice per le udienze preliminari Salvatore Catalano. Una mezz'ora scarsa di botta e risposta con i cittadini, durante la quale Panzeri ha riferito di aver illustrato le novità del DPCM che sarebbe entrato in vigore il giorno successivo ''invitando alla prudenza'' seppur il decreto consentisse ''delle parziali aperture rispetto al lockdown che stava per volgere al termine''.
Poi il momento delle domande formulate dai meratesi che venivano raccolte da uno dei suoi figli in tempo reale. ''I cittadini mi chiedevano cosa fosse possibile fare'' ha aggiunto Panzeri ricordando come i più ricorrenti fossero quesiti del tipo: posso fare la spesa? Posso andare nell'orto? Posso andare a trovare mia mamma?
Due in particolare le richieste che hanno messo in difficoltà l'amministratore classe 1971; la prima postagli da un meratese con problemi di deambulazione che gli chiedeva la possibilità di fare un giro in auto non potendo camminare con facilità. L'altra invece, riguardava la richiesta di legittimità di un'eventuale visita in un negozio fuori città per far riparare un elettrodomestico. In entrambi i casi Panzeri, pur riconoscendo come le due situazioni non fossero di estrema necessità, aveva mostrato un'apertura, fornendo risposte non totalmente in linea con il contenuto del decreto, ma che a suo dire avrebbero avuto quale unico obiettivo quello di andare incontro alle esigenze dei cittadini.
''Non volevo spingere queste persone a trasgredire le regole: ho solo cercato di consigliare loro come agire all'interno delle possibilità concesse'' ha affermato l'amministratore, rispondendo alle domande dell'avvocato Barra.
Su quella diretta però, si sono accesi i riflettori dei media locali e nazionali, come ha precisato il primo cittadino, con la successiva richiesta di un chiarimento inviatagli dall'allora prefetto Michele Formiglio e l'indagine a suo carico. Eppure a detta del sindaco della seconda città lecchese sarebbero stati in tanti a ringraziarlo per la costante presenza e assistenza in quelle settimane difficili.
''Ho ricevuto molti plausi da parte dei cittadini per l'attività informativa svolta in quel periodo'' ha concluso l'imputato, precisando di aver proseguito così anche nei mesi successivi.
In mancanza di una lista testi presentata dalla Procura, dopo l'esame al quale si è sottoposto Panzeri è toccato a due dipendenti del Comune - perlomeno all'epoca dei fatti - rendere testimonianza dinnanzi al giudice Barazzetta.
A partire dall'allora comandante della Polizia locale dr. Roberto Carbone che ha enfatizzato l'impegno ''evidente e tempestivo'' profuso dal sindaco nel periodo Covid. ''Era costantemente in prima linea, con continue telefonate anche con noi dipendenti, tutte legate alla situazione di emergenza. La sua era una presenza quotidiana e costante nonostante il lavoro e la famiglia. La priorità in quel momento era il Covid'', ha riferito sottolineando poi anche l'impegno della PL ''molto forte nell'accertamento delle violazioni prima penali e poi amministrative rispetto ai DPCM in vigore''.
Una dedizione messa in risalto anche dalla dottoressa Maria Vignola, attuale segretario e direttore generale del Comune di Merate, che ha definito Panzeri ''guida molto importante per la comunità'', che ''ha sempre affrontato in prima linea questo evento grave ed imprevedibile, presente ogni giorno in municipio anche per supportare i dipendenti''.
Secondo Vignola infatti, dall'amministrazione comunale sarebbero partite almeno 25 informative nel periodo di pieno lockdown, inviate anche ai media locali, oltre che pubblicate sui canali istituzionali e tramite app.
''Quella diretta per me è stata una sorpresa'' ha detto la segretaria ricordando che poche ore più tardi ci sarebbe stata una parziale riapertura dopo settimane di severo lockdown. ''Ho seguito da casa tramite Facebook e ricordo i molti quesiti che gli venivano posti''.
A precisa domanda postagli dall'avvocato Barra, la dottoressa Vignola ha confermato la forte attenzione mediatica e i molti articoli di stampa scritti sull'argomento, successivamente a quella diretta. Ad ogni modo ''l'impegno del sindaco non è mai cambiato, così come non è mutata l'operosità che lo caratterizza essendo anche un alpino'' ha concluso la teste, ricordando anche l'attivazione da parte del Comune di Merate di un punto tamponi e di un hub vaccinale, a testimonianza dell'attenzione alla pandemia e ai suoi effetti.
La deposizione di Carbone e Vignola ha chiuso l'istruttoria dibattimentale, dopo la rinuncia da parte dei difensori dell'imputato, all'escussione di un terzo testimone citato per l'udienza odierna. Si torna dunque in Aula il prossimo 4 luglio per la discussione a cui farà probabilmente seguito la sentenza.
G. C.
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