La scimmia nuda combatte
Aveva iniziato alla fine di febbraio il dittatore ceceno Kadyrov, annunciando l'appoggio all'invasione dell'Ucraina con i piedi inguainati in un paio di stivali Prada Monolith che costano sui milleduecento euro. La coppia.
"Il diavolo veste davvero Prada", si commentava allora.
Poi era arrivato un baciarosari italiano a esibire sul petto marche e marchi, alcuni naturalmente di lusso come Colmar e Audi, che si erano dissociati a tempo di record da quella inelegantissima figuraccia internazionale.
Non poteva essere da meno l'aspirante zar Vladimir Putin, che in uno stadio plaudente si è presentato con un piumino di Loro Piana da dodicimila euro, che in rubli fa un granché.
Si insegna ai corsi per la gestione dei conflitti che quando un avversario, un competitor, o un superiore ti fa paura, immaginatelo nudo, magari seduto sul water, e tutta la sua prosopopea diventa immediatamente buona per pulircisi il didietro. Conservo il buon gusto di non figurarmi né Kadyrov scalzo né gli altri due ignudi, ma ammetto che la trovata ha un suo perché. L'aveva presa a pretesto di un suo provocatorio studio del '67 lo zoologo Desmond Morris, con un libro di enorme successo e di inarrivata genialità, "La scimmia nuda". Gli italiani se ne erano accorti nel 2017, quando Francesco Gabbani vinse il Festival di Sanremo con la sua "Occidentali's karma", e i fatti tragici di queste settimane ci confermano che, per quanto cerchi di ignorare l'eredità del passato, l'uomo rimane essenzialmente un primate, una scimmia in crisi, che segue i modelli di comportamento fissati dai suoi antenati scimmioni cacciatori.
Sono andato a rileggere il capitolo quinto del libro di Morris, quello sulla lotta, e ne riporto qui alcuni passi: "Di solito l'animale eccitato al combattimento non si precipita direttamente in una lotta totale, ma comincia col minacciare un attacco. Il conflitto interiore lo tiene in sospeso, teso verso la lotta, ma non ancora pronto a iniziarla. Se in questo stato egli presenta al suo nemico uno spettacolo sufficientemente intimidatorio da farlo sgattaiolare, ovviamente è preferibile questa soluzione." [...] "La specie è in grado di risolvere le proprie dispute senza eccessivo danno per gli individui, il che costituisce un beneficio straordinario. Nelle forme più elevate di vita animale si è avuta una forte tendenza in questo senso, cioè verso il combattimento trasformato in rito." [...] "Come razza attualmente noi siamo così presi dalla violenza che produciamo e da cui veniamo distrutti, che probabilmente, trattando questo argomento, non riusciamo a conservare la nostra obiettività. Infatti la maggior parte degli intellettuali spesso diventano violentemente aggressivi quando parlano della necessità impellente di sopprimere l'aggressione." Noto questa profonda e irrisolta aggressività nascosta nell'inchiostro delle Montblanc e nelle interviste degli opinionisti che operano mille distinguo, arrivando a incolpare della guerra coloro a cui le bombe cadono in testa. Cantava Daniele Silvestri nel 2002: "se hai qualche dannata guerra da fare, non farla nel mio nome, se ti difenderai non farlo nel mio nome, che non hai mai domandato la mia opinione". Il ritornello di quella sarcastica e triste canzone fa così: "Il mio nemico non ha divisa, ama le armi ma non le usa, nella fondina tiene le carte VISA, e quando uccide non chiede scusa". Siamo nel 2022 e un primate vestito Loro Piana non si è fatto scrupoli a usare armi. Altri primati in grisaglia ribattono a suon di sanzioni economiche, sfoderando VISA, Amex & Co. Se noi scimmie nude ci limitassimo a ballare e dare sfogo così ai nostri retaggi ancestrali il mondo sarebbe di sicuro migliore e persino più divertente. Invece facciamo la guerra, coi missili ultrasonici come clave. Andrà rivista la tassonomia evolutiva, perché l'aggettivo "sapiens" mal si addice a questa scimmia nuda chiamata "homo".
Stefano Motta