Olgiate: Halyna, OSS alla 'Casa dei ragazzi', riesce a portare in Italia nuora, nipote, 2 donne e 3 bambini fuggiti dall'Ucraina

Quando dalla televisione ha sentito che le prime bombe erano cadute sugli aeroporti militari non ci ha pensato due volte. Ha chiamato il figlio in Ucraina e gli ha detto di caricare in macchina la moglie e il figlio e di partire verso l'Italia per mettersi al riparo.
Tre giorni di viaggio e poi l'abbraccio in autostrada fino all'arrivo alla casa di Villa d'Adda.

È una delle tante storie di queste settimane che fanno venire la pelle d'oca per una guerra che non è al di là del Mediterraneo ma due migliaia di chilometri oltre le alpi, che grava su persone che sentiamo vicine e simili per tante ragioni.
Protagonista è Halyna una operatrice socio sanitaria, sposata con un italiano, che lavora presso la “Casa dei ragazzi” di Olgiate Molgora dove in questi giorni tutti si stanno dando da fare per mostrarle affetto, vicinanza e aiuto concreto.
“Mio figlio Vladimiro e mia nuora Maria abitano con il piccolo Zaccaria di 6 anni nell'ovest dell'Ucraina, a 80 chilometri da dove sono cominciati a fine febbraio i bombardamenti sugli aeroporti militari. La loro casa era un appartamento al quinto piano di un palazzo. Quando la situazione si è fatta critica si sono spostati da alcuni amici che hanno una villetta poco distante e lì la notte sono andati a dormire in cantina quando è partita la sirena antiaerea. Per mio nipote e per i figli dei loro amici è stato terribile, hanno avuto tantissima paura e da lì i genitori hanno capito che bisognava scappare e portarli in salvo”.

Vladimiro con la moglie e il figlio, la cognata, l'amica con i consorti e i tre rispettivi bambini, sono saliti in auto e sono arrivati fino al confine. Qui gli uomini hanno regalato l'ultimo abbraccio alle loro mogli e poi sono dovuti rientrare. Maria si è lasciata alle spalle l'Ucraina in auto con i bambini. Le altre donne hanno percorso un tratto a piedi e l'hanno raggiunta. Qui è iniziato il loro viaggio da sole. Un viaggio lungo oltre 2mila chilometri, senza guardarsi mai indietro, fermandosi il meno possibile e percorrendo strade secondarie per evitare di incappare in troppi controlli o comunque di dover affrontare problemi inattesi.
“Davvero non so come mia nuora possa essere riuscita ad affrontare un percorso simile, da sola al volante e con a bordo altre due donne e quattro bambini. Mi ha detto che la forza e il coraggio gliel'ha dato il figlio. Sapeva di doverlo portare lontano dalle bombe se voleva salvarlo. E allora ha stretto il volante tra le mani, ha premuto sull'accelerato ed è arrivata in Italia”.

L'incontro con la famiglia è stato in autostrada. Un momento molto emozionante, dove con un sospiro di sollievo la salvezza è parsa ormai a portata di mano.
“Nella nostra casa abbiamo alloggiato mia nuora e il piccolo Zaccaria. Per le altre due donne e i tre bambini, invece, il vicino al piano inferiore ci ha offerto il suo appartamento che era vuoto e poi è iniziata una catena di solidarietà che ci ha commosso e che non ci aspettavamo”.
I vicini di casa, il referente della Caritas, tanti amici hanno portato cibo, vestiti, coperte, microonde.
E anche dalla struttura di Olgiate Molgora dove Halyna lavora ed è apprezzata, volontari, operatori, colleghi, la stessa direzione, tutti si sono attivati per rendere meno pesante e più serena possibile la permanenza della sua famiglia in questo duro momento.

Le difficoltà, in realtà, sono arrivate al solito dalla burocrazia, con le lungaggini per ottenere l'ospitalità, il percorso per sottoporre i rifugiati ai tamponi, l'impossibilità ancora a inserire i ragazzi in una struttura scolastica.
Il pensiero, però, è rimasto in Ucraina dove gli uomini sono in una attesa angosciante. Non possono lavorare perchè tutto è fermo e il timore che una chiamata alle armi li porti al fronte è vera e reale.
“Speriamo che si risolva in fretta e possiamo tornare ad abbracciarci il prima possibile” ha concluso Halyna. Ed è l'augurio e la speranza per lei e per migliaia di altre persone in fuga, separate dalla guerra.
S.V.
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