Comodamente sedute/37: le 'paure' della ricotta e l'ansia di sapere cosa ci attende

Ci sono giorni in cui, complice la mia proverbiale riluttanza a fare la spesa, il frigo è desolatamente semivuoto.
Però c'è un ingrediente che non manca mai ed è la ricotta, uno dei pochi formaggi che non ha una scadenza immediata e si presta a tantissime preparazioni dolci, salate, crude o cotte. Così ieri quando ho aperto il frigorifero in cerca di un'idea per la cena e me la sono ritrovata davanti, accanto a una confezione di pasta sfoglia, non ho esitato a cimentarmi nella preparazione di una torta salata con le zucchine che è venuta straordinariamente buona e che vi giro al volo nel caso non abbiate ancora pensato al pranzo domenicale.



TORTA SALATA ZUCCHINE E RICOTTA
Ingredienti
1confezione di pasta sfoglia
2 zucchine
1 confezione piccola di ricotta (125 gr)
2 cucchiaini di formaggio grattugiato
Fontina o formaggio a scelta
Sale
Procedimento
Grattugiate le zucchine, fate scolare l'acqua in eccesso (potete utilizzare dei fogli di carta da cucina, oppure metterle in un colapasta o utilizzare uno schiacciapatate, però è un procedimento importante quindi non evitatelo) e mettetele in una ciotola. Aggiungete sale, la ricotta, il formaggio grana e la fontina a cubetti. Amalgamate il composto e versatelo nella pasta sfoglia che avrete steso precedentemente in una pirofila. Infornate a 180 gradi per circa 20/25 minuti. Ha un gusto delicato ed è buona sia calda che tiepida.


Mentre realizzavo questa ricetta, pensavo alla preoccupazione della mia ricotta, che non sa mai cosa aspettarsi quando la prendo dal frigo con l'intenzione di cucinarla, non le è dato di conoscere il suo destino e non posso certo biasimarla.

La preoccupazione è uno stato d'animo che sperimentiamo di continuo in ogni fase della nostra vita.
Ci preoccupiamo se certe cose accadono oppure non accadono, ci spaventa sapere cosa ci riserva il futuro, ci spaventa non saperlo, vogliamo conoscere la verità ad ogni costo ma al tempo stesso ne siamo terrorizzati perché non siamo sicuri di poterne reggere il peso.
La preoccupazione è come una ragnatela che si allarga fino ad avvolgere anche coloro che ci vivono accanto: più amiamo e più ci preoccupiamo. E se non ci preoccupiamo, se non diamo sufficiente importanza a qualcosa o qualcuno, ci pare di non amare abbastanza.
Tuttavia la preoccupazione non è sempre da considerarsi un sentimento dal quale rifuggire. Perché se ci fermiamo un momento a riflettere sul significato di questa parola, scopriamo che pre-occuparsi significa occuparsi prima, occuparsi cioè in anticipo di un cambiamento che potrebbe avvenire e che temiamo di non essere pronti ad affrontare.
E' una sorta di meccanismo di difesa che la nostra mente mette in atto per non farci trovare impreparati di fronte a una difficoltà.

Preoccuparsi per un esame, un'interrogazione ci aiuta studiare con maggior impegno, a non sottovalutare ciò che ci attende, preoccuparsi di trovare un lavoro o di volerlo cambiare, di trovare casa o di volerla vendere, ci costringe ad attivare molteplici risorse per raggiungere l'obiettivo. La preoccupazione più diffusa che stiamo condividendo da due anni a questa parte è quella del Covid, alla quale si è aggiunta da qualche settimana, quella di un conflitto assurdo di cui non riusciamo a capacitarci. Stiamo toccando con mano la sensazione di essere in balia di qualcosa di ignoto e pericoloso, abbiamo chiara la percezione di cosa significhi sentirci fragili, impotenti, incapaci di combattere, e preoccuparci ci rende vigili, attenti e cauti.
 La preoccupazione non ci solleva dai problemi ma ci permette in un certo senso di affrontarli con più consapevolezza.
 Purché non lasciamo che quella preoccupazione si trasformi in ansia e paura, facendoci sentire soggiogati e incapaci di reagire. Preoccuparsi troppo e per qualunque cosa, svilisce il valore della preoccupazione.
Preoccuparci per le persone che amiamo è qualcosa di cui non possiamo fare a meno, ma soffocare le persone che amiamo con le nostre preoccupazioni non risparmierà loro nessuna difficoltà.
Credo che ci sia soltanto una cosa che possiamo fare per evitare che la preoccupazione si trasformi in paura, ed è condividerla con qualcuno che sia disposto ad accoglierla. Perché può succedere di precipitare dentro un pozzo profondo, ma scoprire che dentro quel pozzo non siamo soli, anzi che è proprio attraverso una catena umana di fiducia e collaborazione che possiamo risalire, trasformerà la nostra paura in uno strumento di forza anziché di debolezza. Perciò non siate impauriti come la mia ricotta, imparate a fidarvi, andate alla ricerca di persone sincere e generose, che vi abbiano a cuore e cominciate a risalire, vi garantisco che funziona.
 Vi auguro una buona domenica e come sempre vi aspetto con piacere per un saluto nel mio blog www.comodamentesedute.com  
Rubrica a cura di Giovanna Fumagalli Biollo
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