Arlate: arrivate con il pullman dall’Ucraina due donne e due bimbe, ospitate in paese

Sono arrivati nella notte a cavallo tra martedì 15 e mercoledì 16 marzo a Bresso, alle porte Nord di Milano, presso il centro allestito dalla Croce Rossa, 11 pullman provenienti dall'Ucraina, organizzati da una rete di solidarietà. A bordo centinaia di profughi fuggiti dalla guerra, soprattutto donne e bambine. 

Ad attendere i profughi c'erano incolonnate in auto diverse persone ucraine residenti in Italia (parenti o amici delle persone arrivate) e anche diversi italiani che invece hanno scelto di offrire un pernottamento a chi qui non ha nessuno. Tra le persone in attesa anche la famiglia Malinverno (Giovanni, Maria Cristina, Federico e Alessandro), di Arlate, in contatto con due giovani donne e le loro figlie di 9 e 3 anni.

 

 
Giovanni e Maria Cristina nel 2007 ha adottato il piccolo Alessandro (Sasha in ucraino), ai tempi di 4 anni, presso l'orfanotrofio di Kryvyy Rig. Da allora sono sempre rimasti in contatto con la struttura e naturalmente con lo scoppio della guerra il suo pensiero è stato rivolto immediatamente ai bambini. Dopo aver parlato con Ira, ai tempi cuoca dell'orfanotrofio e ora vicedirettrice, hanno appreso della possibilità di poter ospitare sua figlia Katia (26 anni) e la sua bambina di 3 anni, oltre che Irina (39 anni), cognata di Katia, e sua figlia di 9 anni. Katia e Irina sono fuggite da Kryvyy Rig con le loro figlie quando la situazione si è fatta troppo pericolosa e si sono dirette a Leopoli, dove Giovanni le ha messe in contatto con la figlia di Olga, la ex-badante di sua madre.
 
La prima intenzione era quella di partire per la Polonia e andarle a recuperare personalmente le giovani donne, ma martedì scorso, 8 marzo, i coniugi Malinverni sono stati informati del fatto che Croce Rossa Italiana aveva gia organizzato un gruppo di pullman con l'obbiettivo di portare qui i profughi. Sono riusciti a mettersi in contatto con una signora ucraina residente a Bergamo, i cui figli (in Ucraina) si sono offerti di andare a prendere Katia e Irina a Jeremce e poi portarle a Cernivci, dove sarebbero partiti i pullman.

 
Così è stato. Partite nel pomeriggio di lunedì 14 marzo, Katia e Irina sono arrivate a Bresso attorno alle 2 di mattina di mercoledì 16, dove sono state aiutate dalla Protezione Civile a recuperare le loro cose e a trovare il signor Giovanni. Rimesse in moto, Giovanni, Katia, Irina e le due piccole sono arrivate ad Arlate a casa di Giovanni alle attorno alle 4:00.
 
"Sono l'uomo più felice del mondo - ha esordito Giovanni Malinverno, a poche ore dal congiungimento con le ragazze. - È un esperienza commovente. La nostra famiglia ora è di 8 persone". Dopo aver dormito poche ore, ha spiegato, si è subito mosso per fornire due sim a Katia e Irina, che hanno poi voluto chiamare i mariti al fronte a Kryvyy Rig per assicurargli che ora sono al sicuro ad Arlate.
 

La storia di Giovanni si ricollega a quella di Giuseppe e Silvia, di Cavernago, che nel 2007 conobbero Giovanni e sua moglie in Ucraina mentre adottavano loro figlio Denis. 
Negli anni Denis è riuscito a mettersi in contatto con alcuni suoi parenti biologici di Čerkasy e naturalmente con lo scoppio del conflitto anche per loro è sorta la necessità di lasciare il paese.
Grazie ai contatti reperiti da Giovanni, Giuseppe e Silvia sono riusciti a trovare un pullman che da Leopoli era diretto a Roma. Hanno spedito denaro sufficiente per acquistare i biglietti per la nonna naturale di Denis, sua sorella e i suoi figli di 6 anni e 15 mesi, sua zia e la moglie di suo cugino, per altro in procinto di partorire. Partite domenica 13 marzo, sono arrivate a Udine nella mattina di lunedì, dove Giuseppe e Silvia sono andati a recuperarle. Le donne, seppur stanche, stavano bene.
Anna, la ragazza incinta, ha fatto visite ostetriche e entro la settimana prossima partorirà suo figlio, probabilmente nell'ospedale di Seriate.

 
"La gente deve sapere che si può fare - ha concluso Giovanni. Certo, c'è anche l'aspetto economico da tener conto, ma per me sono i soldi meglio spesi. Uno può rinunciare a un paio di scarpe in più e in cambio sfamare la gente".
Anche la lingua, ha precisato, non è affatto un problema, perché utilizzando google traduttore la comunicazione è immediata.
E.Ma.
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