Robbiate: serata con Alessandro Ricci sul conflitto in Ucraina, cause e scenari futuri


Quali gli strumenti per comprendere il conflitto che da ormai più di due settimane si sta combattendo sul suolo ucraino? A provare a stimolare la riflessione è stato il professore, Alessandro Ricci, docente di geografia politica all'Università degli Studi di Bergamo, che domenica sera nella sala consiliare del comune di Robbiate ha tenuto una conferenza sulle origini, la geopolitica attuale e le ipotesi sul futuro del conflitto Russia-Ucraina. L'evento è stato organizzato dall'associazione robbiatese CambiaMenti, di cui si è fatto portavoce il giovane Walter Mangiagalli. "È il primo incontro del 2022 che facciamo in presenza, vedere così tanta gente ci rende orgogliosi e significa che ci sono tante persone interessate al tema" ha affermato ringraziando infine l'Amministrazione.


Il professor Ricci, esperto e appassionato studioso di cartografia, si è più volte soffermato sull'importanza della lettura delle carte geografiche per comprendere il conflitto. "La guerra esiste in Ucraina da più di otto anni, almeno dal 2014" ha precisato fin da subito soffermandosi su un "aspetto cruciale" quello della componente etnico-linguistica del paese. "Ancora oggi non è chiaro quale sia l'obiettivo finale ma un nodo cruciale è la questione etnico-storica". In tutta l'Ucraina circa il 35% della popolazione parla il russo, e la lingua è un fattore fortemente identitario. Questa realtà largamente sfaccettata come si traduce dal punto di vista politico? In una spaccatura. A confermarlo è la storia passata con le elezioni presidenziali del 2004 prima e del 2010 poi in cui i cittadini si sono mostrati polarizzati su due fronti: quello più a ovest che ha votato il candidato filo-occidentale Viktor Yushchenko, e quello invece più orientale, che ha scelto invece, il filo-russo Yanukhovych. Stesso scenario si è riproposto nel 2010 con la candidata europeista Timoshenko e di nuovo Yanukhovych. È ancora una volta la storia a insegnare cosa accadde nel 2008 in Georgia, nelle due regioni dell'Abkhazia e dell'Ossetia del Sud, abitate prevalentemente da russi e rivendicate dalla Russia. "In 12 giorni di operazione lampo sono state riprese e proclamate indipendenti. Di fatto significa che il territorio torna ad essere Russo". Sulla scia di questa esperienza vi è poi l'annessione della Crimea (dove quasi il 60% della popolazione è russa) nel 2014 e la Rivoluzione Arancione del 2004 con le proteste di Euromaidan.  

Il professore Alessandro Ricci e Walter Mangiagalli di CambiaMenti


Certo un'altra componente sono le influenze geopolitiche che Ricci ha delineato attraverso il "gioco degli azzardi": il primo mosso da Putin, invadendo il paese, il secondo con l'evocazione di uno scenario di guerra con armamenti atomici, il terzo la risposta del presidente Biden che ha menzionato la possibilità di una terza Guerra Mondiale, e il quarto la risposta dell'UE che "dopo settimane di incertezze, indecisioni ha intrapreso una svolta netta nel conflitto dichiarando gli aiuti militari a esercito e cittadini nelle stesse ore in cui si svolgevano le trattative tra Russia e Ucraina". Come dovere di ricercatore, il professor Ricci, ha menzionato la necessità di indagare su che cosa vogliono gli altri attori in campo a questo conflitto. "Gli USA hanno come primo obiettivo spezzare il cordone che lega gli Stati europei alla Russia e sono pronti a vendere gas e materie prime per supplire alla mancanza. Ma l'EU cosa vuole?". Impossibile prevedere che cosa succederà ma se le tensioni dovessero acuirsi con la permanenza di Putin, l'Occidente deve ripensare l'intero impianto. E infine da considerare è anche il cosiddetto "elefante nella stanza", che è la Cina, e la vicina India. Se dovesse verificarsi "il polo a tre teste composto da Russia, Cina e India sarebbe piuttosto ingombrante rispetto al polo occidentale guidato dagli Usa" ha commentato. Proprio sulla mancanza di visione il professore non ha risparmiato la critica al Belpaese, "Non avere la capacità di prevedere un piano B è un errore strategico. Manca il dibattito geopolitico. È una situazione sì emergenziale ma era, non dico prevedibile, ma quantomeno da considerare". Queste considerazioni finali hanno spinto diversi presenti a intervenire e prendere parte al confronto prima di giungere al termine della conferenza. Dal punto di vista mediatico, Ricci ha espresso un suo personale parere giudicando "insopportabile la comunicazione che fa leva sul sentimentalismo in quanto rischia di far perdere la lucidità e non cogliere la profondità di alcune dimensioni del conflitto. È importante leggere, analizzare e interpretare i fatti nella loro complessità". Su questo il professor Ricci ha tenuto a specificare che la scelta di menzionare vari aspetti per stimolare il pubblico a un dibattito attivo ha proprio l'obiettivo di fornire tutti gli strumenti per sapersi orientare nella comprensione di un tema molto complesso, quale quello di un conflitto. 
F.Fu.
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