Montevecchia: parte per il confine con l’Ucraina e mette in salvo mamma e figli

Oltre 3.000 km in 45 ore per mettere in salvo due giovani donne ucraine e i loro tre figli. È la storia del montevecchino Andrea Valtorta e del suo amico Attilio Innocentin (di Lesmo), partiti nella mattinata di martedì 8 marzo dall'Italia e arrivati a Zosin, Polonia, (al confine con l'Ucraina) mercoledì alle 2:30 di mattino, e poi ripartiti immediatamente per casa, dove sono arrivati alle 3:00 di mattina di giovedì.

 

Andrea Valtorta, cofondatore della onlus ‘Tidounamano' di Monza, insieme a sua moglie Monica dal 2003 ha iniziato ad ospitare due mesi all'anno per una vacanza terapeutica Katia, ai tempi solo una bambina, proveniente da Chernihiv, città al Nord dell'Ucraina, relativamente vicina a Chernobyl. L'obbiettivo di queste vacanze era chiaramente allontanare i bambini per un periodo dell'anno dall'aria contaminata dal disastro di Chernobyl.

Le vacanze sono proseguite per 10 anni, fino a quando Katia non ha compiuto 17 anni, e nel tempo sono sempre rimasti in contatto. Ora Katia ha 28 anni e ha due bambini, Veronika di 6 anni e Maxime di 4 mesi; domenica scorsa ha informato Andrea che da Chernihiv sarebbe riuscita a raggiungere il confine con la Polonia. A quel punto Andrea ha preso la decisione di partire per andare a recuperarla. Ha esposto un cartello fuori dal suo negozio "Linea" in centro a Merate con scritto che si sarebbe assentato per "missione solidale" e martedì 8 marzo, alle 7:00 del mattino, insieme all'amico Attilio, è partito con un piccolo furgoncino da 9 posti carico di cibo e altri beni che aveva raccolto.

"Abbiamo viaggiato per 1.600 km senza fermarci - ha spiegato Andrea, - siamo arrivati a Zosin, al confine, martedì notte. Abbiamo scaricato parecchie cose tra medicine e vestiario e siamo ripartiti subito, prendendo con noi oltre a Katia e i suoi figli anche un altra ragazza e il suo bambino di 3 anni che ora è ospite presso una famiglia di Lesmo, amica di Attilio".

Al confine, ha spiegato Andrea, erano diverse le macchine e i furgoncini provenienti da diverse parti d'Europa in attesa di caricare donne e bambini in fuga. I profughi erano al riparo in alcune tende allestite da volontari, tra cui quelli della comunità di Sant'Egidio, impegnata a fornire supporto alle donne che varcano il confine. Andrea e Attilio, avendo altri due posti liberi hanno chiesto se ci fossero altre persone che volessero un passaggio, ma non hanno trovato nessuno. Si sono rimessi subito in viaggio perché gli alberghi erano tutti pieni. Sono arrivati a casa alle 3:00 di giovedì mattina. Ora Katia e i suoi bambini sono in salvo a Montevecchia, mentre suo marito è rimasto a Leopoli perché come tutti i maschi devono restare a combattere.

Il viaggio, ha tenuto a precisare Andrea, se qualcuno avesse intenzione di compierlo, è per 1.400 km circa tutta autostrada, mentre gli ultimi 200 km sono lungo strade normali, in buone condizioni.

"Adesso si stanno formando vari gruppi di solidarietà - ha concluso Andrea, - e vorrei inserire il nominativo di Katia, perché parla bene italiano e potrebbe dare il suo contributo a tutte quelle famiglie che adesso arrivano e con la quale magari è più difficile capirsi per il problema della lingua".

E.Ma.
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