Valletta, 8 marzo: dialogo sulla necessità di un'educazione di genere con Irene Riva

L'8 marzo non si celebra nessuna festa, ma la Giornata Internazionale per i Diritti delle Donne. È stato partendo da questo presupposto che Irene Riva ha aperto la serata organizzata dall'Unione dei Comuni Lombarda della Valletta che l'ha vista protagonista. Presidentessa dell'associazione "Femminile Presente", Riva è stata per lungo tempo insegnante di matematica, collaborando come giornalista televisiva e cooperando con Les Cultures.

Irene Riva, presidentessa di "Femminile Presente"

 

Nel 1999 è stata eletta consigliere provinciale, mentre nel 2012 ha iniziato la sua esperienza come consigliere comunale a Lecco. Nel 2015 ha fondato insieme ad altre nove donne, l'associazione "Femminile Presente!", che si occupa di divulgazione e cura. Ad introdurre la relatrice all'inizio della serata è stata l'assessore alle pari opportunità dell'Unione Ambra Biella, che ha ricordato come l'amministrazione si sia spesa e si stia adoperando per la valorizzazione delle donne.Il fulcro dell'incontro è stato proprio la necessità di un'educazione di genere, analizzata a partire proprio, come dice il titolo, dalla presenza di due facce della stessa moneta. "Durante la Conferenza di Pechino, nel 1995, tutte le donne del mondo e le associazioni non governative, si sono incontrate per stabilire quali dovessero essere i diritti delle donne, che proprio in quell'anno sono divenuti diritti umani" ha esordito Riva, con una parlantina sciolta e la passione che traspariva dalla voce. Due le parole chiave emerse: in primis l'empowerment, concetto che significa l'attribuire potere e responsabilità alle donne, elaborato dalle femministe del Sud del mondo, e che implica l'uscita dalla sfera famigliare per l'accesso alla scena pubblica e sociale. "L'empowerment è un'assunzione di responsabilità sul piano paritario nella società" ha spiegato. Il secondo concetto è quello di mainstreaming, ovvero lo stare al centro della corrente e non più ai margini.  "Non basta il diritto di voto, il concetto di democrazia paritaria è utilizzato per definire una società ugualmente composta di donne e uomini e tale per cui il loro totale ed eguale godimento della cittadinanza sia legato alla loro bilanciata rappresentanza nelle posizioni dove si prendono le decisioni". Il maschile da solo, insomma, non basta. Riva ha sottolineato come, appunto, l'obiettivo principale degli Stati membri dell'Unione Europea debba essere la democrazia paritaria, che in Europa non esiste ad eccezione di alcuni paesi del nord. "Basti pensare" ha detto con un sorriso amaro "che il primo stato ad aver dato il diritto di voto alle donne è stato la Nuova Zelanda, già nel 1893". 

L'assessore Ambra Biella


Per tutta la durata dell'incontro, appassionato e coinvolgente, Irene Riva ha spronato i presenti ad immaginare il salto culturale che è necessario fare, ovvero comprendere che chi è diverso da noi, non è da meno. "Pari opportunità significa non regalare nulla a nessuno, piuttosto vi faccio l'esempio di un muro, oltre il quale c'è l'orizzonte. Chi è alto abbastanza, può scorgerlo. Chi è basso, invece, è impossibilitato a guardare oltre, e le pari opportunità mettono due gradini per essere più in alto, forniscono uno strumento". Riva ha fatto poi un excursus sul passato, e sul fatto che il femminile è considerato di serie B da lunghissimo tempo, addirittura da 600 anni prima di Cristo, quando Pitagora scriveva "Esiste un principio buono che ha creato la luce, l'ordine e l'uomo, e un principio cattivo che ha creato le tenebre, il caos e la donna".  È stato poi François Poullain de La Barre, filosofo vissuto nel 1600, il primo a domandarsi chi dia all'uomo il diritto di giudicare una donna, teoria che l'ha reso a tutti gli effetti un precursore delle teorie femministe. Passando all'antropologia, Riva ha parlato di Lévi-Strauss e dei suoi pilastri dell'organizzazione sociale: la proibizione dell'incesto, la ripartizione sessuale dei compiti e la forma legale e riconosciuta di unione stabile. Ad aggiungere un tassello del puzzle è stata Françoise Héritier, che ha chiarito come il collante che tiene insieme le variabili è la valenza differenziale tra i sessi, che determina le categorie cognitive, perpetuate nel tempo e durevoli, trasmesse e riproposte in tutte le relazioni della nostra vita. "Perchè gli uomini non invadono il campo del femminile?" si è domandata Riva, ricordando come ci sono ancora mestieri considerati da donne.Parlando del valore della cura nella nostra società, Riva ha citato il sociologo Aldo Bonomi, il quale ha detto che la comunità operosa e la comunità della cura dovrebbero lavorare insieme per migliorare la vita delle persone.

"L'appartenenza al genere si determina con il dato biologico, con l'identità di genere, con il ruolo di genere che dipende dal contesto socio economico e storico a partire dalla famiglia e con l'orientamento sessuale" ha proseguito la relatrice, spiegando che adottare una prospettiva di genere significa distinguere quello che è naturale e biologico da quello che è costruito socialmente e culturalmente e nel processo, rinegoziale tra il naturale - e la sua relativa inflessibilità - e il sociale - e la sua modificabilità. Il maschile e il femminile, dunque, sono nel nostro DNA, e tocca solo a noi divenire consapevoli di quanto i relativi codici possano o non possano appartenerci.Dopo un fragoroso applauso che ha segnato l'apprezzamento del pubblico, Irene Riva ha concluso con una frase che dovrebbe divenire una pietra miliare dell'educazione delle nuove generazioni: "Bisogna educare le donne all'autonomia e gli uomini alla cura".
G.Co.
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